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Corruzione, in manette il magistrato Giancarlo Giusti

Quattro mesi dopo l`operazione “Infinito 2”, che ha portato all`arresto, tra gli altri, del consigliere regionale Franco Morelli e del presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale d…

Pubblicato il: 28/03/2012 – 10:04
Corruzione, in manette il magistrato Giancarlo Giusti

Quattro mesi dopo l`operazione “Infinito 2”, che ha portato all`arresto, tra gli altri, del consigliere regionale Franco Morelli e del presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio, Vincenzo Giglio, un altro magistrato finisce in carcere. Si tratta di Giancarlo Giusti, già in servizio presso il Tribunale di Palmi e indagato nell`inchiesta che sfociò nell`operazione del 30 novembre 2011.
Giusti è stato arrestato questa mattina in esecuzione di un`ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla procura distrettuale antimafia di Milano con l`accusa di corruzione. Il gip Giuseppe Gennari, su richiesta dei pm Ilda Boccassini e Paolo Storari, contesta al magistrato viaggi e soggiorni pagati dal clan di `ndrangheta Lampada (vicenda questa già emersa quattro mesi fa), ma anche l`assegnazione di incarichi professionali a custodi e amministratori giudiziari quando Giusti era giudice delle esecuzioni.

71MILA EURO DAI LAMPADA
La notizia dell`arresto di Giusti è stata resa nota con un comunicato emesso dal capo della Procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Giusti era stato sospeso dalle funzioni, con delibera della sezione disciplinare del Csm, lo scorso 16 dicembre, proprio in seguito al suo coinvolgimento nell`indagine “Infinito”. L`ipotesi di reato formulata nei suoi confronti e riferita a fatti commessi «fino al giugno 2010», come spiega Bruti Liberati, è di corruzione in concorso con il presunto boss della `ndrangheta calabrese radicata a Milano, Giulio Lampada. Secondo la procura di Milano, il magistrato calabrese avrebbe agito in concorso anche «con persone non identificate» per «compiere e aver compiuto atti contrari ai doveri d`ufficio, in palese violazione dei principi di imparzialità, probità e indipendenza tipici della funzione giudiziaria» e in questo modo «si metteva a disposizione di Giulio Lampada».
Tale «mercimonio della funzione», si legge nel provvedimento restrittivo, «veniva posto in essere dal magistrato al fine di ricevere e dopo aver ricevuto le utilità economiche da Giulio Lampada e da soggetti a quest`ultimo collegati, tra cui Mario Giglio e Minasi Vincenzo per un valore complessivo di almeno 71 mila euro». Il tutto con «l`aggravante di aver commesso il fatto al fine di favorire l`associazione di tipo mafioso».

«SOCIO OCCULTO» DELLA COSCA
Il magistrato tratto in arresto, secondo i pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano, sarebbe stato il “socio occulto” della cosca in una società che puntava all`acquisto di appartamenti e case in aste immobiliari, aste di cui si occupava proprio lo stesso giudice, che era assegnato presso la sezione Esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria. Giulio Lampada e l`avvocato Vincenzo Minasi, entrambi già arrestati nell`inchiesta, avevano infatti, stando a quanto emerge dall`ordinanza di custodia cautelare, costituito una società controllata da una “scatola” svizzera e da un`altra in Belize, che formalmente non era stata ancora aperta. La cosca puntava a immobili del valore di circa 300 mila euro. Tra le frequentazioni “pericolose” di Giusti, anche quella con Domenico Punturiero, un sorvegliato speciale di origini calabresi, residente a Milano, condannato in primo grado dal Tribunale del capoluogo lombardo a 6 anni e 6 mesi di reclusione per associazione a delinquere, truffa e bancarotta fraudolenta patrimoniale.

BLOCCATO IN CASA DALLA POLIZIA
Giusti è stato bloccato dalla polizia nella sua abitazione di Cittanova. L`arresto è stato eseguito dalle squadre mobili di Milano e Reggio Calabria, che hanno notificato al giudice l`ordinanza di custodia cautelare che prevede il trasferimento in carcere nel capoluogo lombardo.

IL BLITZ DEL 30 NOVEMBRE 2011
In carcere, nella seconda tranche dell`operazione “Infinito”, erano finite altre 7 persone, oltre a Vincenzo Giglio e Franco Morelli: il medico Vincenzo Giglio, cugino del magistrato, l`avvocato Vincenzo Minasi, il maresciallo della guardia di finanza Luigi Mongelli e un “fedelissimo”, Raffaele Fermino. E poi anche Giulio Lampada, definito «il regista di tutte le operazioni», e il fratello Francesco, gestori di bar e locali e veri e propri imprenditori nel settore dei giochi di azzardo, la moglie di quest`ultimo Maria Valle (lei però furono concessi i domiciliari) e suo fratello Leonardo, l`unico componente «spendibile della famiglia all`esterno». Per tutti il processo con rito immediato comincerà nelle prossime settimane. Il 27 gennaio scorso, poi, erano stati arrestati anche 3 finanzieri e il direttore del lussuoso hotel milanese “Brun”, accusato di favoreggiamento personale. In quell`albergo, secondo l`accusa, Giusti avrebbe soggiornato dietro il pagamento della cosca e incontrato escort.

L`ANM: «SCONCERTO E INDIGNAZIONE»
«Profondo sconcerto e indignazione» per fatti di «gravità inaudita»: così l`Associazione nazionale magistrati reagisce alle vicende che hanno portato all`arresto del gip di Palmi. «Al di là dell`allarmante vicenda penale e nella doverosa attesa dei successivi approfondimenti investigativi», l`Anm riafferma «la centralità della questione morale, a fronte di ogni situazione che possa compromettere gravemente la funzione giudiziaria e l`immagine della magistratura»; ed esprime «massimo rispetto e forte apprezzamento per l`opera di quanti sono impegnati nell`azione di aggressione e contrasto alla criminalità organizzata, nella certezza che la magistratura saprà accertare e reprimere con il massimo rigore comportamenti quali quelli che sono stati ipotizzati».
L`associazione ribadisce inoltre che «la magistratura è un corpo sano, in cui non esistono sacche di impunità, e al riguardo conforta la capacità dei magistrati di trovare essi stessi gli strumenti necessari per individuare e sanzionare con severità, anche all`interno, ogni comportamento contrario alla legge».

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