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Pedace, il figlio della vittima: quelle mucche sconfinavano da anni

COSENZA La Procura di Cosenza ha emesso il provvedimento di fermo nei confronti di Leo Franco Chimenti. Il 51enne di Serra Pedace è accusato di aver ucciso, domenica pomeriggio nel piccolo centro d…

Pubblicato il: 22/09/2014 – 15:23
Pedace, il figlio della vittima: quelle mucche sconfinavano da anni

COSENZA La Procura di Cosenza ha emesso il provvedimento di fermo nei confronti di Leo Franco Chimenti. Il 51enne di Serra Pedace è accusato di aver ucciso, domenica pomeriggio nel piccolo centro del Cosentino, un 66enne di Pedace, Francesco Palazzo. Il presunto omicida si trova ricoverato nel reparto di Neurochirurgia di Germaneto, avendo riportato ferite gravi alla testa provocate da un machete. L’uomo è accusato anche di porto abusivo di armi. Nella colluttazione è rimasto ferito il genero della vittima che è stato colpito alla gamba, ma le sue condizioni non sono gravi e il giovane è stato dimesso già nella serata di domenica dall’ospedale dell’Annunziata. Secondo una prima ricostruzione, il delitto sarebbe stato originato da una lite riconducibile all’uso dei pascoli. Le mandrie di Chimenti – secondo quanto si è appreso – sconfinavano nei terreni di Palazzo distruggendo la verdura che l’uomo coltivava. Ieri pomeriggio Palazzo assieme al figlio e al genero ha raggiunto Chimenti, in contrada Pratopiano di Pedace, per un chiarimento. Da questo è scaturito un litigio nel corso del quale Chimenti avrebbe usato una pistola, una 7,65 con matricola abrasa detenuta illegalmente – e poi recuperata dai carabinieri –, esplodendo due colpi contro Palazzo, che raggiunto al torace è morto sul colpo. Un colpo ha ferito anche il genero. Chimenti, ferito a sua volta, è fuggito nascondendosi in un casolare abbandonato e poi nella tarda serata si è costituito ai carabinieri. Nella mattinata di oggi, la Procura di Cosenza – le indagini sono coordinate dal procuratore capo Dario Granieri e condotte dal pm Giuseppe Visconti – gli ha notificato il provvedimento di fermo.

IL RACCONTO DEL FIGLIO DELLA VITTIMA Il figlio della vittima, sentito dai carabinieri della compagnia di Rogliano e da quelli del comando provinciale di Cosenza, guidati dal tenente colonnello Vincenzo Franzese, ha raccontato che domenica mattina era stato lo zio ad avvertire il padre: ancora una volta le mucche di Chimenti si trovavano nei loro terreni a Pedace. Il giovane ha precisato che gli animali del presunto assassino erano soliti da anni sconfinare nelle loro proprietà, principalmente tra settembre e ottobre. Negli anni precedenti il padre aveva già presentato una querela nei confronti di Chimenti, ma poi l’aveva ritirata. Dopo la telefonata dello zio, il ragazzo si reca con il padre e il cognato nel loro terreno e vedono, effettivamente, le mucche dell’uomo pascolare nei loro terreni. Per questo motivo – prosegue il racconto del figlio della vittima – i tre si sono recati in una località dove si trova un casolare in uso a Chimenti. Il presunto assassino era in compagnia di un’altra persona, che è stata poi interrogata dai carabinieri come persona informata sui fatti. Palazzo – spiega il figlio agli inquirenti – gli disse: «Ma come dobbiamo fare con queste mucche, che testa hai?». Chimenti rispose che gli erano scappate, ma i tre si sentono presi in giro, così Francesco Palazzo avrebbe spintonato l’uomo facendolo cadere per terra. A quel punto sarebbero intervenuti il genero e il figlio della vittima, cercando di calmare Palazzo. A quel punto, Chimenti si sarebbe alzato e recato vicino alla porta del casolare per prendere un machete: avrebbe aggredito i tre che sono riusciti a disarmarlo. Ma il presunto assassino avrebbe preso una pistola, che si trovava vicino al lavatoio su di una vasca di cemento capovolta. Avrebbe esploso un colpo prima contro il genero, ferendolo a una gamba. Poi, avrebbe rivolto l’arma contro la vittima. In quel momento il genero avrebbe colpito il Chimenti con il machete con cui erano stati aggrediti. Mentre il figlio gli sarebbe saltato addosso disarmandolo. Il ragazzo si sincerava delle condizioni del padre e del cognato e, intanto, Chimenti si dava alla fuga. Il giovane avvisava la moglie di chiamare i carabinieri, decidendo di andare incontro all’ambulanza portando il padre in macchina. Anche la persona che si trovava in compagnia di Chimenti ha raccontato al pm come si sarebbe svolta la lite. I due avevano deciso di mangiare insieme uno spaghetto al casolare e mentre gustavano un piatto di funghi, Chimenti veniva invitato a uscire fuori. Il testimone – secondo la sua versione – sarebbe uscito solo quando ha sentito urlare. Chimenti aveva promesso al fratello della vittima che il giorno dopo avrebbe risolto il problema delle mucche. L’amico del presunto assassino invitava Palazzo a calmarsi. E non ricorda se Chimenti avesse aggredito per prima i tre. Ma ricorda che quando l’uomo aveva in mano un pezzo di ferro, i tre gli sarebbero saltati addosso prendendolo a calci e pugni. A quel punto Chimenti avrebbe preso l’arma da fuoco. Quando i soccorsi tardavano ad arrivare, il testimone avrebbe invitato il presunto omicida a entrare nel casolare e aspettare i carabinieri. Mentre lui tornava a piedi. Anche l’interrogatorio del genero della vittima confermano le responsabilità del 51enne. La personalità di Chimenti – è scritto nel decreto di fermo – è particolarmente allarmante, avendo lo stesso già precedenti penali per detenzione e porto illegale di armi, minaccia e danneggiamento. Al momento Chimenti si trova ricoverato e piantonato nell’ospedale di Germaneto.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

 

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