Ultimo aggiornamento alle 10:08
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 7 minuti
Cambia colore:
 

Caridi e «il contrasto alla criminalità» Da Reggio Calabria a Genova

REGGIO CALABRIA Crisi di governo permettendo, il senatore calabrese del Pdl Antonio Caridi potrebbe presto diventare uno dei componenti della commissione parlamentare Antimafia. Lo ha indicato il p…

Pubblicato il: 29/09/2013 – 16:02
Caridi e «il contrasto alla criminalità» Da Reggio Calabria a Genova

REGGIO CALABRIA Crisi di governo permettendo, il senatore calabrese del Pdl Antonio Caridi potrebbe presto diventare uno dei componenti della commissione parlamentare Antimafia. Lo ha indicato il presidente del gruppo del Popolo della Libertà, Renato Schifani, e lui ha accolto con grande soddisfazione la designazione all`organismo bicamerale assicurando che lavorerà con «grande impegno e senso di responsabilità, con spirito di servizio verso le istituzioni, al di fuori di ogni logica di schieramento o di partigianeria, con l`orgoglio di servire il Paese e la mente rivolta a quanti quotidianamente si battono per l`affermazione dei valori democratici e la difesa della libertà individuale e collettiva».
A poche ore dalla designazione, infatti, Caridi, ha garantito il «proprio contributo, sul piano politico, al contrasto alla mafia e alla criminalità organizzata sull`intero territorio nazionale». Da Reggio Calabria a Genova

Il dossier consegnato a Pisanu
Ed è proprio nelle carte della Procura distrettuale del capoluogo ligure che, nel 2011, è comparso il nome del senatore Antonio Caridi, all`epoca assessore regionale alle Attività produttive.
In un dossier consegnato dal capo della Dda di Genova, Vincenzo Scolastico, all`ex presidente della commissione parlamentare Antimafia Beppe Pisanu erano ricostruiti alcuni passaggi attraverso i quali la `ndrangheta si sarebbe infiltrata nel territorio ligure.
«L’indagine – in uno stralcio di quel dossier si fa riferimento all`appoggio fornito dalle famiglie emigrate in Liguria nella campagna elettorale per le regionali in Calabria – ha consentito di documentare l’alacre attività di sostegno svolta, nell’ultimo voto regionale, da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore del candidato Antonio Stefano Caridi».
Si trattava, in sostanza, di una relazione riservata attraverso la quale la Dda ha ricostruito le attività illecite del boss Carmelo Gullace «iscritto in gran segreto sul registro degli indagati negli ultimi mesi». Secondo gli inquirenti, sarebbe lui il «leader per tutto il Nord-ovest» a capo della cosca Raso-Gullace-Albanese. Una consorteria mafiosa che, oltre a dettare legge in Liguria, è attenta al territorio calabrese. In particolare, le «indagini hanno consentito di registrare la periodica tenuta di vari summit», come quello tenuto in Calabria il 12 marzo 2010 quando il capo dei Gullace ha partecipato a un rito di affiliazione alla `ndrangheta. Pesantissimo, infine, il passaggio sui rapporti tra la cosca e la politica: «Nella terra d’origine (la cosca, ndr) può contare su una rete di contatti con alcuni esponenti politici». Tra questi, stando alle risultanze investigative della Dda di Genova, ci sarebbe stato anche l`assessore regionale alle Attività produttive Antonio Caridi (che non ha mai ricevuto alcun avviso di garanzia per mafia, ndr), oggi senatore del Pdl e futuro componente della commissione Antimafia.

Il pentito Fracapane: «Sentivo sempre il nome di Caridi»
Prima ancora che in quelle della Dda di Genova, del senatore Caridi aveva parlato il collaboratore di giustizia Giovanbattista Fracapane, un tempo killer di punta della cosca De Stefano. Nove anni fa, infatti, il pentito ha riferito ai magistrati di aver sentito spesso il nome del governatore Giuseppe Scopelliti e dell’assessore Antonio Caridi negli ambienti della cosca di Archi. Era il 7 luglio del 2004 quando nel carcere di Rebibbia a Roma, Fracapane riceve la visita dei sostituti procuratori della Dda Santi Cutroneo e Mario Andrigo e dei vicequestori aggiunti della squadra mobile Renato Panvino e Luigi Silipo. Fracapane ha ricostruito molti delitti commessi nella seconda metà degli anni Ottanta su mandato di Orazio De Stefano. Ma non si è limitato a descrivere il suo ruolo di sicario al servizio del potente casato mafioso di Archi. La gola profonda ha parlato, infatti, di politica e delle amicizie di cui i De Stefano godevano negli ambienti istituzionali reggini. E quando il pm Cutroneo gli chiese quali fossero «le amicizie nel campo delle istituzioni e della politica», Fracapane rispose: «Mi ricordo che alle votazioni sapevo sempre che loro al De Stefano (Orazio, ndr) gli interessava sempre che se ne andava Falcomatà… perché lui magari con la destra aveva una sua amicizia no, che sicuramente qualche lavoro lo prendeva, col pizzo l’ha preso. Diciamo forse sentivo sempre il nome di Caridi io Caridi diciamo… consigliere non so… sempre sentivo… il nome di Scopelliti questo… che poi… Si diceva magari la destra sta Alleanza Nazionale queste cose qua sommariamente no specificatamente mi ha detto sapete quello».
Pochi mesi dopo, il 19 ottobre 2004, la Direzione distrettuale antimafia interrogò nuovamente Giovanbattista Fracapane. Questa volta, il pentito si trovò di fronte il sostituto procuratore Roberta Nunnari, accompagnata dal vicequestore aggiunto Luigi Silipo e dall’ispettore Antonino Dell’Arte. Alle 10 del mattino iniziò l’interrogatorio in cui spiegò il periodo della sua latitanza gestita dal boss Paolo Rosario De Stefano Caponera. Quest`ultimo trovava gli appartamenti nei quali nascondersi attraverso agenzie immobiliari. E quando Fracapane stava male, sarebbe stato sempre Paolo Rosario a contattare il medico attraverso “amici” istituzionali.
«Mi sono visto con un dottore diciamo – è sempre Fracapane a parlare – che, che siccome sto male diciamo con la digestione e ho pensato sempre che sono allergico a qualche mangiare quindi mi ha fatto Paolo l’incontro con questo dottore che è una persona sui cinquanta, robusta diciamo era vestito con gli abiti che si usavano, con una polo a rombi che quando l’ho visto mi sembravo io il dottore va, gli ho detto “Paolo ma chi mi hai portato” che io mi ero preparato tutto per bene una doccia fresco perché pensavo che mi faceva le cose per l’allergia alimentare proprio i test… E questo dottore dice che l’aveva trovato con Caridi, che sarebbe non so assessore a che cosa».

Le assunzioni pazze
Il futuro componente della commissione Antimafia spunta anche nelle intercettazioni dell`inchiesta antimafia “Sistema” che ha portato all`arresto dell`ex consigliere comunale Dominique Suraci, un imprenditore spregiudicato che, oltre ad annoverare legami con soggetti ritenuti vicini alle cosche, si è reso protagonista di «assunzioni pazze» nei suoi supermercati. Il gip, che ha firmato l`ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell`ex consigliere di centrodestra, infatti, ha sottolineato lo «sproporzionato numero di assunzioni fatte da Dominique Suraci, nei punti vendita da lui controllati». Dalle intercettazioni è emerso che si trattava di dipendenti «costretti a votare i candidati che gli imponeva il datore di lavoro altrimenti, così non facendo, rischiavano il posto». A un mese dalle elezioni comunali di Reggio, una conversazione tra l`ex consigliere arrestato e l`ex assessore regionale Antonio Caridi, secondo il gip, rappresenta «plasticamente il vero sprezzo di Suraci nei confronti delle persone e dei loro bisogni, pari solo al cinismo con il quale le stesse venivano utilizzate fornendo loro il miraggio di un posto di lavoro al solo scopo di ottenerne il voto per poi rimetterli in mezzo a una strada». Dopo essersi accordati per andare assieme alla Leonia (la società mista del Comune di Reggio) e dopo aver parlato «di una donna che doveva essere assunta in via Battaglia (in un supermercato, ndr)», Caridi precisa «che la può prendere anche un mese e che poi la butta fuori ma che la deve prendere oggi – è scritto nei brogliacci delle intercettazioni –. Suraci gli dice quindi di farla presentare in via Battaglia e precisa che il responsabile è Massimo Alampi, aggiungendo che la terrà un mese, un mese e mezzo». Giusto il tempo di “rubare” un altro voto sfruttando l`esigenza di lavoro dei disoccupati.

Il “modello Reggio” e la messa in mora
Il nome del senatore Caridi
spunta anche tra le 43 persone che rischiano di dover mettere mano al portafogli per restituire allo Stato circa 7 milioni di euro. Nel giro di poche settimane, i commissari del Comune di Reggio hanno notificato la messa in mora delle somme ai protagonisti del cosiddetto “modello Reggio” che, tra consulenze, feste e spettacoli organizzati da Lele Mora e dal boss Paolo Martino, avrebbero provocato una voragine nelle casse di Palazzo San Giorgio. Dopo le denunce del caso Fallara, infatti, l`ispezione della Ragioneria generale dello Stato avrebbe accertato che con l`amministrazione Scopelliti sarebbero stati conferiti incarichi dirigenziali illegittimi. Quanto rilevato dalla terna commissariale, inoltre, è stato trasmesso alla Procura generale della Corte dei conti che dovrà accertare eventuali responsabilità. Oltre all`ex sindaco Giuseppe Scopelliti, la messa in mora ha toccato tutti gli assessori delle sue giunte e tra questi anche il senatore Antonio Caridi. (0050)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x