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Il sito si bonifica con le piante Ma Crotone snobba Pitagora

Sette milioni per rinascere. A Crotone se ne parla da qualche mese, ma ancora non c’è niente da festeggiare. L’offerta archeologica, non solo nella città pitagorica ma in tutta la Calabria, un temp…

Pubblicato il: 29/07/2011 – 19:06
Il sito si bonifica con le piante Ma Crotone snobba Pitagora

Sette milioni per rinascere. A Crotone se ne parla da qualche mese, ma ancora non c’è niente da festeggiare. L’offerta archeologica, non solo nella città pitagorica ma in tutta la Calabria, un tempo cuore della Magna Graecia, oscilla tra il degrado delle aree già esistenti e il miraggio di investimenti, anche importanti sì, ma dilatati nel tempo. E non manca la megapromessa berlusconiana:?100 milioni, da reperire subito.
Eppure, se quei fuochi d’artificio su Capocolonna, un mese fa, avessero potuto illuminare a giorno l’area archeologica sottostante, avrebbero dimostrato che qui la pulizia si fa una volta all’anno. Straordinaria, visto che quella ordinaria latita. Una preghiera di ringraziamento alla Madonna di Capocolonna da reiterare anche stavolta nel giorno della sua celebrazione, che tra 8 anni festeggerà il mezzo millennio: nel 1519 i turchi, assediata la città, distrussero il quadro della Vergine che, poco dopo, venne miracolosamente rinvenuto da un contadino sulla spiaggia. Oggi la spiaggia restituisce segni meno “sacri”, però: nel piazzare proprio sulla costa crotonese (era il 2009) la Bandiera nera, Legambiente ha ricordato i 35 manufatti abusivi che tuttora deturpano l’area archeologica di Crotone nonostante una sentenza della Cassazione arrivata alla fine di un iter giudiziario trascinatosi per oltre 15 anni. Eppure non si parla di abusivismo nei tanti annunci di svolta per l’area di Hera Lacinia, tra “tavoli” a più livelli e una cifra feticcio: i quasi 7 milioni di euro frutto di un accordo di programma quadro tra il Comune e la Regione Calabria. Ma il promontorio di Hera Lacinia – con quella colonna solitaria a ricordare tristemente i fasti del passato – non è il solo esempio alla voce “Come non fare turismo culturale in Calabria”: una passeggiata nei Giardini di Pitagora è, forse, ancora più illuminante (le immagini della fotogallery risalgono a maggio 2011).

I GIARDINI DI PITAGORA
OVVERO LA SFIDA FALLITA
«Il giardino di Pitagora? Quale giardino… Qua non ce ne sono, giardini». E’ il martedì post-amministrative, e all’edicola della piazza che prende il nome dal matematico di Samo capisci quanto il Parco Pignera – è così, ancora così, solo così che lo chiamano i crotonesi – sia considerato una risorsa. Altro che risorsa. Di fatto non esiste. Eppure, unico nel suo genere come parco a tema, potrebbe attrarre turisti e dare lavoro.
Esattamente dieci anni fa (assessore comunale all’Urbanistica Ottavio Rizzuto) la città di Crotone si classifica al primo posto per l’ottenimento dei finanziamenti europei (Fesr 2000-2006) in base al programma di rivitalizzazione economica e sociale “Pic Urban II”.
Un progetto ambizioso per i 18 ettari del parco incastrato fra PalaMilone e ospedale. Nel 2003 il Comune promuove un concorso di idee al quale partecipano 16 gruppi; vince Obr – Open building research. Ma a dieci anni da quel 2001 il processo di progressivo declino per il giardino e il Museo di Pitagora sembra compiuto: nel 2007 gli atti vandalici, appena prima dell’inaugurazione.
A fine 2009 un dibattito fra le associazioni – tra cui Italia Nostra – che sa tanto di appello. Disperato: salvate i giardini. Nello stesso periodo una denuncia su “Striscia la notizia”, che invia in Calabria addirittura il Gabibbo, come nei casi più eclatanti. Due iniziative inutili, a ripensarci oggi. Basta pensare alla totale assenza di un servizio di sorveglianza (il nuovo progetto prevede un sistema fisso e centralizzato) e ad episodi come lo sgombero di un accampamento abusivo da parte dei vigili urbani che fanno pensare a non-luoghi piuttosto che ad aree museali con meno di 10 anni di età. I parcheggiatori abusivi nello spazio con tanto di strisce blu antistante all’ospedale ti fanno capire che non è solo al Parco che manca il controllo.

IL GIARDINO ARCHEOLOGICO DI KROTON
OVVERO IL SOGNO DELLA BONIFICA HI-TECH
«Abbiamo trovato 50 milioni di euro per l’aeroporto di Crotone e 25 per il porto, mentre ancora dobbiamo trovare i 100 milioni di euro che servono per iniziare i lavori archeologici per l’antica Kroton»: così parlò Berlusconi il 10 maggio al PalaMilone durante il già celebre comizio dei «sinistrorsi che puzzano» e soprattutto dello strappo tra Udc e Pdl nel nome di Dorina Bianchi. Nelle parole del premier – ciò che qui più interessa – tra le prime incombenze del sottosegretario Aurelio Misiti ci sarà lavorare «per trovare insieme a me le risorse necessarie per l’antica Kroton e la sua area archeologica».
Intanto, lo scavo può attendere. Forse proprio perché aveva perso il conto dell’estenuante attesa, ma il Comune lo scorso febbraio parlava genericamente di “lustri” presentando alla città «la realizzazione di un progetto che trova una concreta applicazione grazie al lavoro tenace dell’amministrazione comunale, la grande sensibilità delle Soprintendenze, le valutazioni positive sul progetto del ministero dell’Ambiente: la riqualificazione ambientale dell’area archeologica dove è celata l’antica Kroton». Alla presenza di Simonetta Bonomi (soprintendente Beni archeologici della Calabria) e Francesco Prosperetti (numero uno della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici), il sindaco Peppino Vallone, oggi rieletto dopo il ballottaggio con Dorina Bianchi, a tre mesi dal voto aveva illustrato – affiancato dal vice  Arturo Crugliano Pantisano, che da assessore all’Ambiente ha collaborato con lui due anni per arrivare all’agognata meta – il primo stralcio funzionale (6.964.446,98 di euro) tutto finalizzato alla riqualificazione ambientale del sito: un’area che si estende per circa 80 ettari ed è adiacente all’area industriale dismessa dell’ex Pertusola ed ex Montedison. Di questi 80 ettari, però, solo uno potrà sperimentare una tecnica di scavo pilota. Il progetto di bonifica – presentato anche al ministero dell’Ambiente in sede di Conferenza dei servizi – è basato sul “processo di fitorimediazione”, una procedura che ricorre a vegetali le cui radici possono assorbire i metalli pesanti presenti nel suolo senza danneggiare il sottostante strato archeo- logico: grazie a questa tecnica poco invasiva, in un “fortunato” ettaro dell’area si potrà procedere con lo scavo archeologico dei resti della gloriosa Kroton, la colonia achea che a metà VI secolo a. C. perse, nella celebre battaglia della Sagra, la leadership a favore di Locri. Dove ora c’è un deserto ci sarà un giardino, titolavano i comunicati stampa del Comune. La speranza è che, una volta pronto, non faccia la fine del giardino di Pitagora.

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