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Unical, gli errori di Latorre e le divisioni tra i collettivi

RENDE Questa storia inizia una vita fa, il 22 agosto 2005. Vuole la leggenda che la polizia bussi alla porta del Filorosso. E dentro ci trovi qualcuno che dormiva lì perché, semplicemente, c`era ri…

Pubblicato il: 13/08/2011 – 10:57
Unical, gli errori di Latorre e le divisioni tra i collettivi

RENDE Questa storia inizia una vita fa, il 22 agosto 2005. Vuole la leggenda che la polizia bussi alla porta del Filorosso. E dentro ci trovi qualcuno che dormiva lì perché, semplicemente, c`era rimasto la notte prima. Scambio di sguardi stupiti con il funzionario: i due si conoscono. Poi le prime telefonate, l`allarme, l`inizio di una piccola ma vittoriosa resistenza. Lo smantellamento era stato deliberato a metà luglio dal consiglio di amministrazione dell`Unical, che avrebbe anche pagato le spese: trentamila euro per demolire un`esperienza decennale. Prima, c`erano state quelle che il rettore dell`ateneo chiamava “diffide”, prendendo a pretesto per lo sgombero la scadente sicurezza dei locali, e la pubblicistica antagonista sintetizzava in “repressione”. Non se ne fece nulla. La mancata demolizione prevedeva pure una penale: chissà se l`università l`ha pagata, e per quanto tempo.
Questa storia, poi, fa un salto in avanti di sei anni. E conviene vedere cosa è cambiato, tra il 2005 e oggi. O cosa non è cambiato. Il Filorosso è rimasto lì (prima che lo smontassero qualche giorno fa), ma non era sempre stato lì. La sua vecchia sede adesso si chiama Dam. Sta per Dipartimento autogestito multimediale, è affidato all`associazione studentesca “Entropia” e lo gestiscono gli stessi (studenti e no) che organizza(va)no le attività del centro sociale. Per Giovanni Latorre è un doppione. Uno spazio “privatizzato” e occupato senza autorizzazione. Di più: al rettore non va a genio che in quello spazio si organizzino concerti e si vendano bevande. Come in un qualsiasi locale pubblico, ma piazzato nel cuore del Polifunzionale dell`ateneo. E veniamo a un`altra cosa che non è mai cambiata. Latorre c`era (da cinque anni) nel 2005 e c`è ancora adesso, grazie a una modifica di Statuto ad personam, che gli ha consentito di triplicare un mandato che, prima dell`intervento, poteva essere solo raddoppiato. Cosa c`entra? Vediamo. Latorre occupa (grazie alla piccola modifica) la poltrona più importante dell`accademia da quasi 12 anni. Si è scontrato e riavvicinato con il centro sociale (e con chi, di fatto, lo ha  “guidato” e ne ha gestito le attività negli ultimi anni) molte volte. Ha subìto critiche, offerto il logo ad alcuni eventi organizzati nello spazio in passato, spinto per chiuderlo e poi se n`è dimenticato. Alla fine, ha personalizzato lo scontro e ha pigiato sull`acceleratore. Il Filorosso non era meno agibile lo scorso 4 agosto di quanto non fosse il 4 agosto 2009, o nel 2007. Dal punto di vista strutturale non era cambiato niente. Cosa è cambiato nell`atteggiamento dell`ateneo, posto che gli spazi occupati sono occupati – per definizione – anche senza autorizzazione e la presenza del Filorosso era sempre stata tollerata?
La risposta di Latorre punta tutto sulla necessità di «ristabilire la legalità e le condizioni di sicurezza». Convince, ma fino a un certo punto. Quali condizioni di sicurezza c`erano da ristabilire nell`aula P2, posto che, pochi giorni dopo lo sgombero nel Polifunzionale, i tecnici dell`Unical sono entrati nello spazio per effettuare controlli e, qualche minuto dopo, i carabinieri sono arrivati sul posto per identificare gli studenti che si trovavano al suo interno? Certo, meglio effettuare il check up nelle aule ad agosto, quando i corsi sono sospesi. Ma la tempistica resta sospetta, così come le affermazioni di Latorre dopo il “blitz” per la manutenzione. Il rettore ha detto che anche la P2 è occupata senza autorizzazione. Qualche giorno dopo, il preside di Ingegneria, Paolo Veltri, lo ha smentito, spiegando di aver consegnato lui stesso le chiavi agli studenti. Delle due l`una: o Latorre e Veltri non si parlano oppure il Magnifico non conosceva bene la storia dello spazio autogestito. O, ancora, mormorano gli studenti, «ci ha provato e gli è andata male». Perché al tentativo di sgombero è seguito un incontro tra rettore, preside e studenti. E, alla fine, si è deciso che l`aula resterà vuota ad agosto e poi tornerà agli studenti. È andata peggio all`aula Zenith. Lì, l`intervento “di manutenzione” è finito con lo sgombero. «Alla P2 – racconta uno studente – l`abbiamo passata liscia solo perché, dopo il primo sopralluogo, ci siamo trovati in venti e, nei giorni successivi, il tam tam mediatico ha spaventato il rettore». Conclusione: di tre spazi occupati che c`erano all`Unical ne resterà soltanto uno. Una storia di 15 anni, con tutte le sue contraddizioni, finisce. Riscuotendo solidarietà da una parte della città, ma non dagli altri collettivi dell`ateneo (un passaggio nel commento allo sgombero del Filorosso dei ragazzi della P2 è significativo: «L`idea di posti occupati che finiscono per diventare locali e sale concerti non ci ha mai esaltato»). È una circostanza che deve far riflettere. Così come l`azione di un ateneo che, per “normalizzare” (o per chiudere una sfida personale?) si priva di spazi di socializzazione gestiti da qualcuno che Latorre considera un “nemico”, ma frequentati anche da studenti che vanno lì senza pensare ai contrasti personali e vogliono solo ascoltare musica. I blitz di agosto ci restituiscono una università più sicura, secondo il rettore. Ma forse è solo un po` più vuota.

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