CROTONE Scherza, ma non troppo, Marilina Intrieri. L’ex parlamentare crotonese è sul piede di guerra dopo la decisione del governo di procedere al taglio delle Province (la scure cadrebbe pure su quelle di Vibo Valentia e Crotone) con meno di 300mila abitanti o con un’estensione territoriale inferiore ai 3000 km quadrati. La Intrieri chiama a raccolta tutti i rappresentanti istituzionali del territorio e avverte: «Se la nostra battaglia per non far sparire la Provincia di Crotone dovesse fallire, io andrei con quella di Cosenza. A quel punto sarebbe meglio il ritorno alla “Calabria Citeriore” e alla “Calabria Ulteriore” con due sole macroaree: Reggio Calabria e, appunto, Cosenza. Sparirebbe pure Catanzaro e so già che dicendo questo, attiro su di me le “antipatie” di molti». È chiaro che prima di cedere le armi ci sarà da combattere e anche l’ex diessina appare convinta di ciò: «È necessaria la convocazione del consiglio regionale, che ha specifiche competenze, aprendo un franco dibattito con i sindaci dei territori limitrofi». L’idea della Intrieri (che attualmente occupa il ruolo di Garante regionale per l’infanzia) è quella di coinvolgere alcune realtà del territorio cosentino a suo dire «tenute troppo emarginate» dalle grandi scelte strategiche: «Penso alle periferie estreme delle province di Cosenza e Reggio Calabria, che potrebbero avere un grande ruolo come in una provincia in cui siano protagoniste. D’altronde è ciò che è già successo. Quante cittadine di media dimensione, allora periferie di Catanzaro, hanno oggi ruolo preminente nelle due province che si vorrebbe sopprimere? È un salto culturale che si deve affrontare. Penso al ruolo che avrebbe senz’altro svolto San Giovanni in Fiore nella provincia pitagorica. E penso anche a quello che potrebbero svolgere Rossano e Corigliano. La provincia di Pesaro-Urbino dimostra la lungimiranza dei gruppi dirigenti di quei territori, che si sono uniti per contare insieme di più». Insomma, quella di Marilina Intrieri ha tutto il sapore di una chiamata agli scudi. Una chiamata che veda i sindaci in prima linea: «Sono i territori a scegliere l’adesione e le modifiche dei confini. Alla Regione il compito di recepirle. Percorrere, senza battersi, la via della riduzione delle Province determinerebbe un grande caos. Chi dice che i territori privati dell’istituzione siano disposti a vecchi percorsi? I Comuni dovranno decidere. Nessun altro avrà titolo. Dovranno essere i cittadini a scegliere a quale provincia aderire attraverso i loro consigli comunali. Realisticamente penso che si appaleserebbe il rischio in Calabria di grossi blocchi: Cosenza e Reggio Calabria. Ecco perché la Regione non può chiamarsi fuori e deve svolgere il proprio ruolo, comunicando la sua posizione in merito».
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