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Protesta a Cutro, anche le mogli degli operai salgono sulla torre

CUTRO Da questa mattina ci sono anche cinque donne sulla ciminiera dello stabilimento di biomasse Eta di Cutro, al fianco dei mariti che due giorni fa hanno avviato la protesta contro il mancato ad…

Pubblicato il: 14/09/2011 – 11:37
Protesta a Cutro, anche le mogli degli operai salgono sulla torre

CUTRO Da questa mattina ci sono anche cinque donne sulla ciminiera dello stabilimento di biomasse Eta di Cutro, al fianco dei mariti che due giorni fa hanno avviato la protesta contro il mancato adeguamento dell`impianto per la produzione di energia elettrica, così come era stato assicurato. Gli operai della centrale, del gruppo Marcegaglia, si trovano in cassa integrazione e chiedono rassicurazioni sul loro futuro lavorativo. La protesta ieri ha coinvolto anche i figli degli operai che, assieme alle mamme, si sono incatenati simbolicamente al recinto dello stabilimento per sostenere i loro congiunti.
Stamani, però, le donne hanno deciso di rendere ancora più eclatante la loro forma di sostegno alla protesta e hanno deciso di salire sulla ciminiera per stare accanto ai loro mariti. Una di loro, ha riferito un operaio, soffre pure di vertigini, ma pur di stare accanto al marito ha deciso di salire ugualmente.
La situazione, sul reticolato posto a 56 metri da terra, si fa sempre più difficile col passare delle ore. «La struttura – spiega un operaio – è realizzata per oscillare in caso di vento. E qui di vento ce n`è molto. Il giorno si superano i 40 gradi di temperatura e questa mattina siamo anche stati raggiunti dal fumo sprigionato da un mucchio di biomasse che ha preso fuoco per autocombustione. Un collega è anche rimasto lievemente intossicato, ma non è voluto scendere. Siamo esasperati. Non ce la facciamo più, vogliamo risposte». Agli operai è stato comunicato che i dirigenti del Gruppo Marcegaglia dovrebbero partecipare ad un incontro in programma il 21 settembre, ma i lavoratori non si fidano. «È da prima dell`estate – spiega un lavoratore – che andiamo avanti di rinvio in rinvio. Adesso vogliamo certezze».

«Cominciamo ad essere stanchi – ha detto ieri Leonardo Mittica, capo turno alla centrale – ma non siamo così irresponsabili da esporci a rischi senza motivo. Il fatto è che da quattro mesi non si riesce ad avere un contatto con il gruppo Marcegaglia per sbloccare questa situazione di stallo. Questa è una centrale che, con l`indotto, dà lavoro a 400 persone ma nonostante fosse una tra le più produttive del gruppo, tanto che ogni mese ricevevamo fax di complimenti per la produzione, i lavori di adeguamento non sono mai partiti e nessuno ci fa sapere cosa succederà. Se siamo saliti sulla torre è per riuscire ad avere un contatto con i responsabili del gruppo Marcegaglia». «Questa – ha aggiunto – è una terra difficile. Cosa dovremmo fare, andare a rafforzare la `ndrangheta? Non lo vogliamo fare perché non è nel nostro dna. Noi vogliamo soltanto fare il nostro lavoro».
A dar man forte agli operai, anche il consigliere regionale del Pd, Francesco Sulla: «Lunedì prossimo, in consiglio regionale proporrò un ordine del giorno per impegnare la giunta Scopelliti ad una difesa senza quartiere di questa importante realtà produttiva. Il governo e il sistema imprenditoriale di cui è a capo la presidente Marcegaglia, sono chiamati ad un sussulto di responsabilità, specie in questo frangente».

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