Piuttosto che un partito arroccato a difesa di posizioni di rendita, meglio aprirsi alle energie esterne. «Magari – dice Demetrio Battaglia, consigliere regionale del Pd – riservando ad esempio una quota del 40 % di dirigenza alle associazioni, ai movimenti, alle personalità che pur non essendo iscritti al partito ne riconoscono la necessità. Queste scelte ed altre che possiamo proporre se chiamati ad una discussione vera, aprono all’esterno e non ad altre furbizie». È una mini-rivoluzione quella auspicata da Battaglia, che coinvolge il sistema-partito nella sua interezza: «Ho già sottolineato il bisogno di un partito inclusivo per tutti i calabresi che, nel rispetto della legalità, sono produttori di ricchezza (lavoro ed impresa), espressione di cultura, solidarietà, innovazione. Un partito non burocratico e non di quadri professionisti, dove la politica sia scelta transitoria di servizio alla società, dove le risorse vengano assicurate dal lavoro volontario, e i funzionari retribuiti (locali e nazionali) siano incompatibili con incarichi politici di partito, candidature, incarichi istituzionali».
Sul banco degli imputati finisce nuovamente il commissariamento del partito calabrese ma anche alcune antiche liturgie che sembrano ripetersi: «Numerose dichiarazioni sono seguite al documento firmato la settimana scorsa da diversi rappresentanti istituzionali calabresi iscritti al Pd. Tutte le dichiarazioni non contengono risposte, a parte alcune pregevoli ironie, ovviamente sul piano letterario. In quel documento si sono ritrovati certamente anche esigenze sensibilità e punti di vista non coincidenti, ma su un punto tutti i firmatari erano assolutamente e decisamente d’accordo: fare i congressi, compreso quello regionale, il più importante, per restituire una sovranità piena al Pd calabrese mettendo fine alla parentesi commissariale. Io quel documento, senza partecipare a riunioni, incontri ed eventuali accordi, l’ho sottoscritto per questo. Ritenevo e ritengo tanto necessario lo svolgimento dei congressi da accettare perfino lodi sperticate alla segreteria che, sulla vicenda calabrese, forse non le merita. Ma in documento, quando non è un ordine di servizio militare, è necessaria una sintesi per salvaguardare il punto centrale e assorbente: fare i congressi, perché servono e anche perché le date ultime erano state già indicate lo scorso luglio, congressi entro il 2011».
L`aut aut è lanciato pure nei confronti del commissario Adriano Musi: «Se la segreteria nazionale, invece, attraverso il senatore Musi vuole i congressi fissi subito le date e stabilisca le regole che dovranno consentire un confronto politico chiaro, trasparente e limpido su progetto e valori tra gli iscritti al Pd, i simpatizzanti e tutti i calabresi che ritengono utile e necessario per le sorti della Calabria, un grande rilancio del Partito democratico». Insomma, si faccia chiarezza e si dica chiaramente «se nell`assemblea regionale di luglio è stato fatto un errore o meno. Lo si dica chiaramente e se ne assumano la responsabilità non soltanto il senatore Musi, ma anche la segreteria nazionale, pezzi importanti del Pd calabrese, tutti quelli che si sono detti d’accordo e si dicono d’accordo per la celebrazioni nel 2011 dei congressi, che forse in realtà non vogliono. Certamente non è possibile continuare in questo stato confusionale che provoca solo stress al corpo del partito».
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