CATANZARO I giudici della Corte d`Appello di Catanzaro hanno emesso una condanna a dieci anni di reclusione a carico di Pasquale Giampà, 47 anni, di Lamezia Terme, ritenuto un esponente di vertice dell`omonimo clan mafioso lametino, nell`ambito del processo scaturito dall`operazione condotta dalla polizia e denominata “Progresso”, scattata nel marzo del 2007, in cui l`uomo risponde di concorso in tentata estorsione ai danni di un imprenditore. Davanti al collegio catanzarese (presidente Maria Vittoria Marchianò, consiglieri Francesca Marrazzo e Gianfranco Grillone) si è tornati dopo che la Corte di Cassazione, accogliendo la richiesta dei difensori di Giampà, gli avvocati Tiziana D`Agosto, Francesco Gambardella e Gianzi, lo scorso 10 giugno aveva annullato il primo giudizio d`appello rispetto alla quantificazione della pena, e dunque per una sua rideterminazione. Quel giudizio arrivò il 14 luglio del 2010 quando la Corte (allora composta da Alessandro Bravin, Vincenzo Galati e Isabella Russi) modificò la sentenza di primo grado a carico di Giampà, scontando la condanna emessa dal Tribunale di Lamezia Terme il 16 ottobre del 2009 da 15 anni di reclusione a 10 anni. I difensori, nonostante lo sconto di pena ottenuto, impugnarono anche la decisione di secondo grado davanti alla Cassazione che accolse il ricorso, e rinviò gli atti a Catanzaro. Qui, oggi, il rappresentante della pubblica accusa, Alessia Miele, ha insistito perché restasse immutata la condanna dell`imputato a dieci anni, ottenendo alla fine ragione dalla Corte.
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