Si è spento ieri a Sellia Marina all`età di 88 anni il regista palermitano Vittorio De Seta, celebre autore di documentari premiati in Italia e all`estero come “Un giorno in Barbagia”, “Banditi ad Orgosolo” (migliore opera prima al Festival di Venezia del 1961), “Lu tempu di lu pisci spata”, “Diario di un maestro”. Nel 1993 aveva raccontato la nostra regione nel documentario “In Calabria” (85 min.).
Lo sceneggiatore era nato a Palermo il 15 ottobre 1923 e si era ritirato in Calabria. Nel 2006 De Seta aveva firmato la regia del suo ultimo lungometraggio, “Lettere dal Sahara”, presentato fuori concorso alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. Era appena trentaduenne quando al Festival di Cannes il suo “Isola di fuoco” vinse il premio come miglior documentario–cortometraggio. Mezzo secolo dopo, quasi a chiudere una parabola nel territorio “off” della settima arte, in occasione di un tributo al Tribeca Film Festival 2005 e del Full Frame Documentary Film Festival, Martin Scorsese – presentando il documentario “Détour De Seta”, realizzato nel 2004 da Salvo Cuccia – lo ha definito «un antropologo che si esprime con la voce di un poeta». L`anno dopo aver partecipato quale ospite d`onore al Film festival 2007 di Pentedattilo, De Seta aveva dedicato proprio a Pentedattilo il suo ultimo documentario: “Articolo 23”, appena 5 minuti di poesia assoluta.
Il suo nome è legato tra le altre cose a “I dimenticati”, documentario conclusivo di una serie di 10 cortometraggi girati dal regista tra il 1954 e il 1959, inseriti all`interno della collana cartaceo-multimediale Il mondo perduto, pubblicata dal regista nel 2008. La copertina del Dvd con libro ritrae uno screenshot de I dimenticati, nel momento in cui un giovane alessandrino ha raggiunto la cima dell`abete e si lascia oscillare sui rami dell`albero.
Il regista ha raccontato di aver avuto l`idea di creare questo documentario dopo aver appreso dell`esistenza in Calabria di paesi senza strada alla fine degli anni 50, notizia che lo colpì molto. Quando si trovò ad Alessandria del Carretto gli fu raccontata l`esistenza della Festa dell`abete, che filmò e integrò all`interno del cortometraggio. Nel 2009, a cinquant`anni da quell`esperienza, la comunità di Alessandria del Carretto ha assegnato al regista la chiave del Comune e la cittadinanza onoraria. Il tributo di una piccola comunità della quale il Maestro aveva narrato l`isolamento nei tempi – apparentemente remotissimi – in cui gli unici collegamenti con la costa erano costituiti dalle mulattiere e dal letto delle fiumare (quando non in piena) e l`unico momento di risveglio era segnato da quella festa primaverile.
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