Il sostituto procuratore generale presso la corte d`appello di Catanzaro, Eugenio Facciolla, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna degli ex presidenti della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, del centrodestra, e Agazio Loiero, del centrosinistra, nell`ambito del processo Why not. Facciolla rappresenta (assieme al collega Massimo Lia) la pubblica accusa nel processo scaturito dal gravame a carico di 16 persone tra politici, funzionari della Regione e imprenditori. In primo grado, Loiero e Chiaravalloti erano stati prosciolti dal giudice dell`udienza preliminare. In riforma di quella sentenza, è stata chiesta la condanna a un anno di reclusione per Loiero e a un anno e sei mesi per Chiaravalloti. Il pg ha chiesto la condanna anche di altri sette imputati che erano stati prosciolti dal gup, tra i quali l`ex assessore regionale di centrodestra Gianfranco Luzzo. La Procura generale di Catanzaro aveva presentato ricorso contro l`assoluzione di alcuni imputati dal reato di associazione per delinquere mentre per tutti gli altri l`appello riguarda il reato di abuso in atti d`ufficio.
LOIERO «Una richiesta di condanna può impressionare l’opinione pubblica e sento il dovere di chiarire ai calabresi questa vicenda». Agazio Loiero interviene per ribadire, dal suo punto di vista, i fatti che hanno portato alla sua imputazione per abuso in atti d`ufficio. «In sede di giunta è stato dato mandato alla dirigenza dell’assessorato al Personale di verificare se c’era la possibilità di utilizzare personale che era già in servizio presso la Regione (i cosiddetti interinali), anche per lo svolgimento del censimento del patrimonio immobiliare. La Corte dei conti aveva messo in mora la Regione perché mancava quel censimento. A quel punto – prosegue l`ex governatore – ci siamo rivolti ai dirigenti degli uffici competenti, invitando a fare il censimento e la risposta fu che era impossibile espletare il servizio con personale interno, per cui fummo costretti ad affidarlo al personale degli interinali che già c’era. È solo per questo – conclude Loiero – che oggi viene richiesta la mia condanna».
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