Processo "Ghibli" in appello, il pg: confermare le condanne
CATANZARO La conferma delle sei condanne, per oltre 50 anni di reclusione, già inflitte in primo grado è stata chiesta oggi dall`accusa nel processo d`appello per altrettanti imputati presunti affili…

CATANZARO La conferma delle sei condanne, per oltre 50 anni di reclusione, già inflitte in primo grado è stata chiesta oggi dall`accusa nel processo d`appello per altrettanti imputati presunti affiliati ai clan di `ndrangheta del Crotonese coinvolti nell`operazione antimafia denominata “Ghibli”. Il sostituto procuratore generale, Eugenio Facciolla, ha chiesto alla Corte d`appello di Catanzaro di lasciare immutata la pronuncia emessa il 5 aprile scorso dal tribunale collegiale di Crotone, che ha concluso il processo dibattimentale a carico di dieci persone (quattro furono completamente assolte e nei loro confronti non è stato proposto appello). Dopo il pg hanno concluso anche i legali delle parti civili, la Regione Calabria, la Provincia di Crotone e il Comune di Isola Capo Rizzuto, cui in primo grado furono riconosciuti rispettivamente 50.000, 100.000 e 150.000 euro di danni. Poi i giudici hanno rinviato alle udienze del 28 maggio e 27 giugno per le arringhe difensive e la sentenza. Con la pronuncia di primo grado sono stati condannati: Fabrizio Arena, a 15 anni di reclusione; Giuseppe Arena, a 13 anni; Salvatore Arena detto “U scrucco”, a 9 anni; Fiore Gentile, a 10 anni; Luigi Gareri a sei anni e 8 mesi (è stato però assolto dall`accusa di associazione mafiosa); e l`avvocato Domenico Magnolia, a due anni e 6 mesi di reclusione, per la sola accusa di favoreggiamento. L`operazione “Ghibli” scattò la notte del 20 aprile 2009 tra la Calabria e l`Emilia Romagna per l`esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere e numerosi sequestri per un valore di 30 milioni di euro, al culmine dell`inchiesta diretta a ricostruire la sanguinosa guerra fra gli Arena e i Nicoscia. L`ottobre seguente l`inchiesta si concluse con un avviso di conclusione delle indagini emesso a carico di 38 persone dall`allora sostituto procuratore antimafia Sandro Dolce, che ha coordinato le investigazioni condotte dal Ros dei carabinieri. L`inchiesta ha consentito di contestare complessivamente l`associazione mafiosa e numerosi reati connessi – soprattutto in tema di armi, nonché di riciclaggio ed intestazione fittizia di beni –, tra i quali l`omicidio di Pasquale Nicoscia, che sarebbe stato la risposta al precedente assassinio di Carmine Arena, a sua volta ucciso in un attentato portato a termine con l`uso di un bazooka, a seguito del quale rimase gravemente ferito anche Giuseppe Arena, nipote del primo; e il tentato omicidio di Domenico Bevilacqua, più noto come “Toro seduto” e considerato uno dei capi della criminalità zingara catanzarese, uscito miracolosamente vivo da un agguato che avvenne a Catanzaro Lido il 4 aprile del 2005, secondo gli investigatori come “punizione” per i tentativi di Toro seduto di rendersi autonomo rispetto alla cosca catanzarese, storicamente sottoposta agli Arena. Dei numerosi imputati di “Ghibli”, quindici hanno scelto il giudizio abbreviato conclusosi il 31 luglio 2010 con quattro assoluzioni totali e undici condanne. Queste ultime sono state poi impugnate in secondo grado e, lo scorso 8 agosto, la Corte d`appello ha assolto sette persone scontando le pene agli ultimi quattro imputati rimasti condannati. È attualmente pendente il termine per il ricorso in Cassazione. Per gli imputati giudicati con il processo dibattimentale la sentenza d`appello è prevista per il 27 giugno.