«Sono in una fase di riflessione molto critica e mi sono dato tempo fino al 17: se ci saranno reazioni bene, altrimenti lascio il campo». Con tono pacato ma deciso Giovanni Manoccio, sindaco di Acquaformosa, spiega la sua intenzione di voler abbandonare il Partito democratico. La delusione di Manoccio, che ha anche inviato una lettera aperta al commissario regionale del partito Alfredo D`Attorre, nasce dalla recente nomina dei componenti degli organi provinciali di raccordo organizzativo. «La creazione di questo megacomitato – afferma – è stata un po` la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché si continua a perpetuare le vecchie logiche. Speravo in un`inversione di tendenza che non c`è stata, si vuole sempre percorrere la solita strada. Nessuno vuole rendersi conto che c`è stato un fallimento di questa classe dirigente, i cittadini sono ormai sfiduciati anche perché i protagonisti sono sempre gli stessi. Bisognava puntare veramente sui giovani».
Il sindaco del centro areberesh del Cosentino non ha ancora avuto modo di confrontarsi con il commissario D`Attore («l`ho incrociato solo una volta in occasione della visita della Camusso a Cosenza») ma ritiene che le nomine siano state un «vero e proprio autogol». Manoccio aspetta l`assemblea degli amministratori del Pd, in programma il prossimo 17 marzo a Lamezia Terme, per decidere se “strappare” definitivamente la tessera del partito: «Mi auguro che ci sia una forte presa di posizione da parte dei miei colleghi amministratori, che in questo periodo stanno affrontando numerose difficoltà, e spero che anche D`Attorre si renda conto di aver fatto un errore. Se così non sarà lascerò il Pd. Io non ci sto, altrimenti farei del male a me stesso e ai cittadini che rappresento». Ma non ci sono, al momento, nuovi orizzonti politici o nuove tessere: «Io sono nato e cresciuto nella sinistra e non credo che ci possano essere orizzonti diversi. Non penso già ad altri partiti perché non sono una persona che va a concordare. Se questa esperienza dovesse finire, vedrò cosa fare e per ora non farò altre tessere anche perché sarebbe una presa di posizione poco leale nei confronti del Pd».
LETTERA APERTA
AL COMMISSARIO D`ATTORRE
«La scelta del commissario di nominare un megacomitato per gestire la fase congressuale del partito a Cosenza rappresenta la solita logica di spartizione dei potentati e delle correnti che tanto male hanno prodotto in Calabria fin dalla sua nascita». Con queste parole inizia la lettera che il sindaco di Acquaformosa ha inviato al commissario regionale del Pd. «La rappresentazione e i nomi scelti sono in continuità con le esperienze fallimentari delle ultime stagioni politiche. Neanche un premio Nobel per la farmaceutica avrebbe fatto meglio; ci sono proprio tutti, nessuno escluso: parlamentari che rappresentano se stessi, nel migliore dei casi, consiglieri regionali fino a ieri muti di fronte alle malefatte del “Modello Reggio” e il resto “nominato” dai padrini politici. Basta, non se ne può più, sembra di assistere al tragico finale di una commedia in cui nessuno è disposto a pensare al futuro, vittima degli egoismi, in cui i soliti noti temono di perdere le posizioni di potere». «Possibile – chiede Manoccio – che nel Pd non si riesca a comprendere che la situazione economica e sociale è diventata drammatica, che le famiglie non ne possono più, che i municipi sono diventati l’unico luogo di ascolto per i tanti disperati e che i sindaci, loro malgrado, stanno per trasformarsi in gabellieri dello Stato?». E aggiunge: «È il solito film visto e rivisto in cui i “soliti noti” per rapporti personali con la dirigenza nazionale, utilizzando gli equilibri di corrente, in provincia fanno il bello e il cattivo tempo, sperando che tra loro non si annidi anche qualche Lusi di periferia. Io mi sono stancato di tutto ciò; un partito che ritiene che gli amministratori locali, i giovani e le nuove intelligenze emerse negli ultimi tempi devono stare ai margini, è un partito vecchio, stantio e familista. Per tutto ciò parteciperò all’assemblea degli amministratori del Pd a Lamezia il 17, anticipando fin d’ora il mio allontanamento dal partito, cercherò per l’ultima volta di parlare dei problemi della gente e delle difficoltà dei tanti amministratori che, con passione e gratis, fanno il loro dovere nei territori, anteponendo la loro figura a quelle degli ipergarantiti del partito, “eterni nominati” nel paradiso della politica».
Il SINDACO SIMBOLO DELL`INTEGRAZIONE
LE BATTAGLIE DI MANOCCIO
Giovanni Manoccio non è solo il primo cittadino di un piccolo centro di origine albanese ma è il “sindaco dell`integrazione”. È balzato alle cronache nazionali per aver trasformato Acquaformosa nel paese dell`accoglienza: da alcuni anni ospita famiglie di immigrati che adesso sono pienamente inserite nel tessuto sociale. Il primo nato dello scorso anno è stato proprio il bimbo di una famiglia di nigeriani che hanno deciso di chiamare il loro piccolo Giovanni come segno di riconoscenza nei confronti del sindaco. Numerosi sono i progetti avviati dall`amministrazione comunale per l`accoglienza e l`integrazione degli extracomunitari. Ma non si tratta soltanto di ospitalità e gentilezza perché in questo modo – secondo il primo cittadino – si combatte lo spopolamento a cui sono destinati i piccoli comuni. Grazie ai progetti Sprar (il Servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati del ministero dell’Interno), il comune ha offerto la residenza a diverse famiglie di profughi. Si tratta di nuclei familiari che hanno contribuito a rimettere in moto un sistema socio-economico al declino. Ogni famiglia, in fuga da guerra o povertà, vive in spaziose case nel cuore del paese.
Ma Giovanni Manoccio aveva già fatto sentire la sua voce anche quando ha trasformato Acquaformosa in un comune “deleghistizzato”. Il Consiglio approvò un provvedimento presentato dal sindaco per lanciare l`idea di una “battaglia di civiltà” contro il pensiero della Lega Nord.
E le sue sfide non finiscono qui. Tutta Italia si è commossa guardando le immagini di quei sorridenti nonnini con gli zaini e i libri seduti ai banchi di scuola ad Acquaformosa. L`idea era venuta proprio al sindaco: per evitare la soppressione di una scuola con troppi pochi alunni, fece iscrivere anche gli anziani analfabeti del paese.
Oggi vuole continuare a lottare per i cittadini senza dover sottostare alle logiche dei vecchi potentati.
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