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«L`intenzione di coinvolgere soggetti esterni al circuito giudiziario per ottenere la scarcerazione»

«Un elemento costantemente presente nei colloqui con i familiari è l’interesse verso trattamenti penitenziari più favorevoli, perseguito anche percorrendo vie diverse da quelle prescritte.In partic…

Pubblicato il: 04/04/2012 – 16:26
«L`intenzione di coinvolgere soggetti esterni al circuito giudiziario per ottenere la scarcerazione»

«Un elemento costantemente presente nei colloqui con i familiari è l’interesse verso trattamenti penitenziari più favorevoli, perseguito anche percorrendo vie diverse da quelle prescritte.
In particolare, nel corso del colloquio del 16.09.2010, avvenuto tra i detenuti IMERTI e CONDELLO Pasquale cl. 63 con le rispettive consorti, i quattro discutevano dello stato di gravidanza di NOCERA Giampiera, sorella di NOCERA Bruna Francesca, che aveva intrattenuto una relazione con l’avv. TUCCIO Luigi , Assessore esterno all’Urbanistica e Pianificazione territoriale presso il Comune di Reggio Calabria nonché capogruppo del P.D.L..
Appresa la notizia, l’IMERTI chiedeva delucidazioni sul padre del bambino e in tale frangente CONDELLO Pasquale riferiva al cognato che “è un avvocato …tu conosci suo padre pure!”. Alle ulteriori insistenze dell’IMERTI che, evidentemente, non aveva colto il senso dell’indicazione, ancora il CONDELLO riferiva che si trattava del “…figlio di TUCCIO”, seguito da NOCERA Bruna che precisava: “il figlio del giudice…”.
L’IMERTI, che a questo punto aveva compreso di chi si trattasse, riferiva “lo vedo sempre sul giornale che nell’Alleanza Nazionale”, facendo riferimento all’attività politica dell’uomo che, in effetti, trova puntuale riscontro.
Sempre l’IMERTI continuava dicendo che “…suo padre” – il riferimento è a  TUCCIO Giuseppe , Magistrato in quiescenza con funzioni direttive superiori – “…è uno importante! …regionale per i carceri, non so…il presidente” – affermazione che trova riscontro nel fatto che il magistrato era stato nominato “Garante dei diritti del soggetto privato della libertà personale”, con decreto del Consiglio Comunale di Reggio Calabria n. 1202/Staff del 3 ottobre 2006 – al quale aveva inviato una missiva contenente doglianze relative al regime detentivo, nonostante sapesse “…che non poteva fare niente”, al sol fine di “…attutire la tensione” ed in ragione del fatto che il magistrato aveva seguito alcuni suoi “…processi vecchi”.
Infine, chiedeva alla NOCERA Bruna di porgere i propri saluti a TUCCIO Luigi, aggiungendo di fargli presente che conosceva suo padre “…che è stata una brava persona sempre…nei processi… no ma anche quando faceva i processi… se poteva aiutare…”.
Fatta la necessaria premessa, l’IMERTI si preoccupava di sapere se TUCCIO Luigi fosse a conoscenza della preferenza elettorale accordatagli – “sa pure.. però sa pure che gli date tutti… sa pure che i voti glieli date a… o non lo sa?” – riscontrando il positivo assenso della NOCERA che, sorridendo, ribatteva “sa tut…(sorride)…”.
In conseguenza, appare evidente la compartecipazione dell’IMERTI nell’indirizzare il consenso elettorale a vantaggio del TUCCIO, al fine di carpirne la disponibilità verso un intervento in proprio favore.
Nel prosieguo della discussione, l’IMERTI auspicava un intervento dei TUCCIO – che ora era prematuro richiedere in ragione del fatto che la relazione con la NOCERA era troppo recente – volto a garantire ad entrambi i detenuti che nelle informazioni di rito, da rilasciare a riscontro delle istanze avanzate, “…scrivano quello che è giusto! pare che noi gli diciamo di scriverci quello… per imbrogliare!…questi prima del 1993 erano così, così e così… dopo in effetti non hanno avuto processi, se hanno avuto qualche processo era di vent’anni prima…”, nell’ottica di “superare l’ammissibilità dell’art.4 bis”, con ciò riferendosi alla normativa rinvenibile nella l. n. 354/75, relativa all’Ordinamento penitenziario, nella parte che disciplina la concessione dei benefici e gli accertamenti da espletarsi per i condannati per il delitto di cui all’art. 416 bis del codice penale.
Il detenuto, in buona sostanza, auspicava che i compilatori del referto informativo non interloquissero sulla perdurante attività della cosca IMERTI, limitandosi invece alle sole vicende giudiziarie scaturite dai fatti precedenti all’anno 1993, dai quali non è possibile enucleare conferme sull’attualità della pericolosità sociale.
Anche in occasione del colloquio  successivo, avvenuto in data 21.10.2010, l’IMERTI chiedeva alla cognata NOCERA Bruna se avesse avuto la possibilità di vedere “quell’amico” e contestualmente raccomandava nuovamente alla donna di porgergli i propri saluti poiché “Suo padre di me sa vita e miracoli…”, dopodiché scambiavano qualche battuta sulla figura di TUCCIO Giuseppe e su alcune apparizioni di questi sulle reti nazionali.
Nel prosieguo, l’IMERTI esortava la NOCERA a raccontargli qualcosa in più in merito alla nuova famiglia acquisita e la donna spiegava che a TUCCIO Luigi “già gli hanno…gli hanno dato le prime…le prime frecciatine! un’amica…sì! gli dice: “Sai che la sorella…?” lui le ha detto “so tutto non c’è bisogno che dici niente…””.
L’IMERTI, ancora una volta, riferiva alla NOCERA che “…se capita salutami l’avvocato! …incompr… Dici “ti saluta, ha detto conosce molto bene il tuo papà”, facendo sapere a TUCCIO Luigi che “…che noi abbiamo chiuso. Che non si preoccupi…gliel’hai detto già? che non si preoccupi…perché gli dici “mio cognato ha parlato con…incompr…” gli devi dire pure…senza essere fraintesi… che non pensi….che facciamo cattive figure, perché cattive figure non ne facciamo! Come tutto questo che stiamo leggendo… tutte queste schifezze…che stia tranquillo, che con noi non fa brutte figure… in questo senso! perché… (fa segno con le mani “chiuso”). E’ giusto?” e lui…ricordagli e gli dici che a suo padre io ho scritto qualche sei mesi fa…e gli ho ricordato il fatto…”, senza far riferimenti al contenuto della missiva.
La NOCERA – la quale aveva riferito al TUCCIO “che ormai sono fuori, che non vogliono sapere niente! Vogliamo avere una vita…rifarci una vita con la legalità e tutto, senza…”- dietro le pressanti richieste di notizie dell’IMERTI gli riferiva la risposta ricevuta dal TUCCIO il quale avrebbe detto che “… vedendo la famiglia …vedendo te, sentendoti parlare…certo, non poteva essere diversamente!”, così mostrandosi convinto sulla sopraggiunta estraneità della famiglia alle vicende della cosca».

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