La velina di palazzo era stata vergata con i consueti toni trionfalistici: «Il tavolo Massicci ha decretato un altro successo della Calabria». E, all’indomani della riunione del 4 aprile scorso, il concetto era stato rafforzato personalmente da Giuseppe Scopelliti. Il governatore e commissario ad acta, sulle ali dell’entusiasmo, si era addirittura spinto a dire: «I risultati ottenuti al Tavolo Massicci danno ulteriore slancio all’azione che abbiamo portato avanti sin dal nostro insediamento». E avanti così, con un crescendo rossiniano: «Grande successo», «totale inversione di tendenza», «obiettivo raggiunto completamente».
Invece le cose stanno esattamente all’opposto. Siamo messi così male che la Calabria sarà costretta ad aumentare ancora le tasse per far fronte all’ulteriore disavanzo di oltre 35 milioni di euro, incrementando Irap e Irpef. E ancora, sono state riscontrate «criticità nell’attuazione del riassetto della rete ospedaliera» e in relazione alle «assunzioni di personale in contrasto con le misure di contenimento della spesa previste nel Piano di rientro».
È tutto messo nero su bianco, proprio nel verbale della riunione del 4 aprile scorso, da cui si apprende in maniera chiara che la gestione commissariale è un fallimento. Al punto che lo stesso Tavolo Massicci evidenzia che «particolari criticità sono emerse nei rapporti tra i Subcommissari nominati dal Governo e il dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria. In particolare, da un lato emergono elementi segnaletici di un atteggiamento non collaborativo da parte della struttura amministrativa regionale, dall’altro, è riscontrabile una criticità anche nei rapporti istituzionali tra gli stessi subcommissari e il Presidente della Regione – commissario ad acta».
La situazione è incancrenita e presenta un «insieme di gravi disfunzioni» che potrebbero, «se non tempestivamente corrette, generare criticità tali da determinare i presupposti per l’avvio della procedura» prevista da una norma della Finanziaria 2010, quella dell’art. 2 comma 84. Tradotto in altri termini, la rimozione di Scopelliti dall’incarico di commissario e la «nomina di uno o più commissari ad acta di qualificate e comprovate professionalità ed esperienza in materia di gestione sanitaria per l`adozione e l`attuazione degli atti indicati nel piano e non realizzati».
Di fronte a censure così pesanti, Scopelliti ha minacciato di dimettersi da commissario, come si legge nello stesso verbale: «In merito alle conclusioni sopra riportate ed illustrate da Tavolo e Comitato ai rappresentanti regionali al termine della riunione di verifica, il Presidente Commissario Scopelliti, non condividendole, comunica che nei prossimi giorni si rapporterà direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri per eventualmente rassegnare nelle sue mani le dimissioni dall’incarico di commissario».
AUMENTANO LE TASSE PER I CITTADINI CALABRESI
Le critiche mosse dal Tavolo Massicci sono pesantissime. Si legge nel verbale che «essendo presente un disavanzo non coperto di 35,488 milioni di euro, si sono realizzate le condizioni per l’applicazione degli automatismi fiscali previsti dalla legislazione vigente, vale a dire l’ulteriore incremento delle aliquote fiscali di Irap e addizionale regionale all’Irpef per l’anno d’imposta in corso, rispettivamente nelle misure di 0,15 e 0,30 punti». Tutto qui? Macché: ci saranno altre sanzioni, ovvero «l’applicazione del blocco automatico del turn over del personale del servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre» del 2013, e «l’applicazione del divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo».
E i miglioramenti nei conti, tanto sbandierati? Su questo, gli attori dell’organismo interministeriale sono freddini e diffidenti. Si limitano a «prendere atto» delle «attività svolte sul versante patrimoniale e per la completa attuazione del decreto legislativo 118/2011». Chiedono di «essere relazionati in merito ai relativi sviluppi delle attività» ed evidenziano «il costante miglioramento» non del bilancio della sanità in sé, ma della «rappresentazione dei fatti contabili della Regione Calabria e delle procedure a ciò finalizzate».
LA VERIFICA PER IL 2011
Punto su punto, in maniera molto precisa e non lasciando spazio alle interpretazioni di parte, il verbale del Tavolo Massicci “inchioda” la gestione commissariale ed elenca i tanti problemi irrisolti. A cominciare dalle «numerose criticità soprattutto relative alla riconversione delle strutture ospedaliere in strutture territoriali». E ancora, sono diversi gli adempimenti chiesti con urgenza: «Una chiara definizione delle attività da svolgere nelle Case della salute»; il «raccordo tra le ordinanze commissariali relative alla costruzione dei tre nuovi ospedali»; «un percorso per la concreta applicazione del decreto relativo alla presa in carico della disabilità». Non solo: secondo l’organismo bisogna «portare a compimento il provvedimento della rete dell’emergenza» che è stato «più volte citato» ma mai approvato. Sollecitata altresì una «revisione delle linee guida sugli atti aziendali, in particolare per quanto concerne l’eccessivo numero delle unità operative semplici».
UN ELENCO STERMINATO DI PROBLEMI IRRISOLTI
E non finisce qui. L’elenco delle criticità è lunghissimo. La disastrosa situazione raggiunge la “summa” all’Asp di Reggio Calabria, in cui, prosegue il verbale del tavolo Massicci, «persistono criticità che determinano una situazione di confusione istituzionale». Inoltre, è stato chiaramente detto a Scopelliti e agli altri rappresentanti della delegazione calabrese, «vi è ritardo nella ridefinizione delle reti assistenziali ospedaliera, territoriale ed emergenza-urgenza» e «persiste la mancata rimozione dei provvedimenti commissariali in contrasto con il Piano di rientro e il superamento delle impugnative».
ASSUNZIONI ILLEGITTIME E FONDAZIONE CAMPANELLA
Il Tavolo Massicci stigmatizza infine «la debolezza dell’impianto sanzionatorio nei confronti dei direttori generali con riferimento alle assunzioni effettuate in contrasto con i vincoli del Piano di rientro e con la normativa vigente» e «la mancata soluzione delle problematica relativa alla Fondazione Campanella», che dunque continua a essere un “buco nero” nella gestione della sanità calabrese. Con buona pace di chi continuava a propinarci l’immagine di una Svizzera con 800 chilometri di coste.
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