Chizzoniti: «Rappoccio come Scajola e Bossi»
«Dopo l’onorevole Scajola che non sa darsi pace poiché non riesce a comprendere chi gli abbia potuto pagare la casa con vista sul Colosseo in quel di Roma, seguito dall’onorevole Bossi (trafitto dagl…

«Dopo l’onorevole Scajola che non sa darsi pace poiché non riesce a comprendere chi gli abbia potuto pagare la casa con vista sul Colosseo in quel di Roma, seguito dall’onorevole Bossi (trafitto dagli stessi vizi contro i quali era insorto) ancora oggi all’affannosa ricerca dello sconosciuto francescano benefattore che gli ristrutturato la casa, irrompe in questo panorama celestiaco e caritatevole anche il signor Antonio Rappoccio, di professione Consigliere Regionale, tale qualificatosi all’ufficio matricola dell’Hotel San Pietro che da qualche giorno lo ospita. Egli pur incalzato dalla stampa locale sin dall’anno 2008, imputato ed indagato in due processi diversi, uno dei quali sfociato nel rinvio a giudizio, ripetutamente chiamato in causa da una pletora di accusatori da egli simpaticamente definiti farfalle, negando sempre qualsivoglia collegamento con le cooperative e società fantasma oggi, sostanzialmente, reo confesso, ammettendo il sistema corruttivo, sostiene però di aver appreso questa storia “a fatti compiuti, se è successo di certo senza il mio consenso”».
Replica così l`ex presidente del consiglio comunale di Reggio Calabria, Aurelio Chizzoniti, alle notizie relative all`interrogatorio di garanzia del consigliere regionale Antonio Rappoccio, arrestato mercoledì all`alba, per associazione a delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato.
Sarebbe stato lui, secondo gli inquirenti, il “capo” di una “cricca” che aveva messo in piedi una serie di concorsi “fantasma” che sarebbero serviti in chiave elettorale a garantirgli l`elezione alle regionali del 2010.
Il repubblicano: «Non so nulla»
Rispondendo alle domande del gip, Vincenzo Pedone, e dell`avvocato generale dello Stato, Franco Scuderi, il politico arrestato ha scaricato le responsabilità sul suo ex collaboratore Pasquale Tommasini, l`ex presidente della cooperative della cooperativa “Iride Solare” al centro dell`inchiesta condotta dalla guardia di finanza. Rappoccio si è difeso dalle accuse sostenendo, nei fatti, di non aver gestito lui la sua campagna elettorale.
Al termine dell`interrogatorio, durato oltre sei ore, l`avvocato Giacomo Iaria ha spiegato che il suo assistito «Rappoccio ha risposto a tutte le domande che gli sono state rivolte dal gip e dal procuratore generale, fornendo una spiegazione della vicenda che merita un approfondimento e che consente, per la prima volta, di conoscere certi particolari della vicenda rimasti finora oscuri».
Il Repubblicano, infatti, stando alla versione fornita dal suo difensore, ha sostenuto di non avere bisogno di usare certi mezzi per raccogliere voti. E si è scagliato contro Tommasini il quale, alla guardia di finanza, aveva rivelato il progetto di Rappoccio di candidarsi al Parlamento nazionale e che alcuni componenti della “cricca” avevano ricevuto dal consigliere regionale «l`ordine di distruggere tutta la documentazione che in un modo o nell’altro poteva interessarlo».
È Tommasini, infatti, il principale accusatore che – stando alla versione del repubblicano – avrebbe organizzato a “sua insaputa” i concorsi “fantasma”.
Concluso l`interrogatorio l`avvocato Iaria ha presentato al gip istanza di concessione degli arresti domiciliari. Una richiesta per la quale il pg Scuderi si è riservato di esprimere il parere.
La replica di Chiazzoniti
Durissimo il commento dell`ex presidente del Consiglio comunale di Reggio Aurelio Chizzoniti secondo cui: «Se questo è, Rappoccio non può che essere vittima di quei collaboratori che attraverso Solare Italia, l’Alicante, l’Iride Solare, Sud Energia, utilizzando, fra l’altro, le utenze telefoniche comunali, hanno avuto l’ardire e l’ardore di eleggerlo al Consiglio Regionale senza che l’ineffabile illusionista sapesse nulla della strumentalizzazione della piaga della disoccupazione che attraverso “il pizzo” pagato dai predetti giovani alla cooperativa Alicante ha prodotto introiti per circa 20mila euro. Nulla sapeva Rappoccio al quale però chiedo di spiegare per quale motivo dopo la pubblicazione, da parte della stampa locale, del mio ricorso alla magistratura ha impartito l’ordine al signor Tripepi Emilio Domenico che in data 14 aprile 2011 sentito dalla guardia di finanza ha, fra l’altro, dichiarato: “tutti, ripeto tutti eravamo a conoscenza di queste schede e tutti portavamo e presentavamo persone, conoscenti al Rappoccio. Successe poi che un articolo di stampa apparso su un quotidiano mise in allerta il Rappoccio, che disponeva di distruggere tutta la documentazione riferita alle elezioni regionale, con particolare riguardo alle schede consegnate ai concorrenti, ed altro materiale che doveva scomparire dalla sede. Rappoccio impartì l’ordine di consegnarle a Tommasini”».
Le domande di Chizzoniti continuano. Ecco, quindi, che il primo dei non eletti chiede a Rappoccio «per quale motivo quando il dottor Gianluca Tripodi dopo aver chiesto accesso agli atti dell’interminabili selezioni si è portato presso la sede dell’Iride Solare l’onorevole Rappoccio in preda ad evidente fibrillazione si è precipitato a convocare immediatamente in sede la Dottoressa Spinella presidente della commissione esaminatrice al fine governare la sete di sapere dell’inquieto giovane professionista al quale Rappoccio ha fatto vedere una penna sottolineando che con quella avrebbe firmato tantissimi successi elettorali. Oer quale motivo, inoltre, Claudio Rotilio, istruttore della polizia urbana utilizzato presso la sede del gruppo consiliare del Pri a palazzo San Giorgio, ha riferito in data 09 febbraio 2011 alla guardia di finanza di quotidiane processioni di disoccupati, della consegna degli stampati per effettuare il versamento della quota di iscrizione in conto corrente, delle telefonate di convocazione attraverso le utenze telefoniche comunali, l’invito di Rappoccio a intensificare gli sforzi perché bisognava coinvolgere migliaia di giovani da utilizzare in chiava elettorale. Puntualizzando che trattavasi di struttura piramidale con due luogotenenti Santo Mandalari e Santo Surace che costituivano la direzione strategica unitamente ad Andrea Gullì e Nino Occhiuto. Oggi tutti indagati!».
E l`ultima domanda: «Per quale motivo l’ingegnere Vazzana ha dichiarato alla guardia di finanza in data 08 aprile 2011 la divergenza intervenuta proprio con Rappoccio in ordine al programma della Solare Italia (una delle tante) ed ai profili da selezionare che secondo il competente professionista non potevano essere indicati da Rappoccio che addirittura aveva sua sponte individuato un sito a Campo Calabro?».
«Sul versante probatorio – contunua Chizzoniti – non intendo ulteriormente inferire, anche perché ritengo che le accuse mosse da numerosi testimoni, dalla Procura, dal sottoscritto, da Tommasini, per Rappoccio rappresentino il problema minore a fronte di altri di più grave e devastante portata. Visto che all’interno dello staff Rappoccio c’è qualcuno che fin qui non ne ha azzeccata una. Quanto al mio livore perché Oscar Ielacqua non avrebbe assecondato (sic!) una mia presunta richiesta di aiuto per ottenere un posto dal Governatore Scopelliti, il predetto Ielacqua (che ebbe a definire Rappoccio “l’orgoglio Repubblicano”) è già stato querelato. Querela estendenda anche a Rappoccio. Ielacqua e Rappoccio forse hanno confuso il posto al quale aspirava il dirigente repubblicano e che recentemente gli è stato attribuito da un sempre più generoso Governatore Scopelliti. Incoronando Ielacqua, direttore scientifico dell’Arpacal. Personalmente non avrei avuto bisogno della mediazione di Ielacqua per interloquire col Governatore con il quale sono stato eletto al Consiglio comunale nel ’92, al Consiglio regionale nel ’95 e di nuovo al Consiglio comunale nel 2002 esercitando, per quasi dieci anni, le funzioni di Presidente del Consiglio comunale con Scopelliti sindaco. Del resto io, sin dal settembre 2010 sono stato nominato componente il Nucleo di valutazione del Consiglio
regionale, continuando a presentare dopo tale nomina almeno altri venti esposti. Quindi non poteva essere il posto la terapia dopante per chi esercita opzioni legalitarie che Rappoccio neanche immagina. Lo stesso, poi non può pensare di insultare anche l’intelligenza di un bambino poiché è noto a tutti che una candidatura al Senato è cosa ben diversa rispetto al porsi in gioco nella giungla delle preferenze. Infine la Campolo non è stata eletta perché io ed il Consigliere provinciale Omar Minniti abbiamo guastato la festa attraverso documentate denunce mediatiche».
E, infine, l`affondo sulla gestione delle indagini da parte della Procura: «Resta il mistero – afferma Chizzoniti – sul perché a fronte di un magma probatorio imponente decida di avviarsi a gran falcate verso il precipizio ponendosi in netto conflitto con la realtà di quelle carte processuali che egli, pur miracolato da San Giuseppe, Santo Ottavio e Santo Stefano, probabilmente o non conosce o non riesce ad intuirne la gravità. Quanto alle schede elettorali di Lo Giudice che Rappoccio, per un verso non conosce per altro è in condizione di escludere qualsivoglia parentela con il collaboratore di giustizia, insisto e ribadisco che le stesse riportano nominativi, indirizzi e numeri delle sezioni elettorali ove hanno votato la moglie, suoceri, fratelli, cognati, ecc., del predetto collaboratore Antonino Lo Giudice. Se le indagini avviate dal dottore Sferlazza saranno espletate seriamente è di estrema facilità individuare i parenti di Lo Giudice uno dei quali ha addirittura portato il curriculum in Via San Francesco da Paola numero 51 ed al momento lavora in una struttura commerciale nei pressi di Via Trapezzoli. Può bastare?».