Scopelliti e la strenua difesa del "Modello Reggio"
REGGIO CALABRIA «Briatore voleva andare via dalla Sardegna e noi ci siamo candidati ad accoglierlo, avevamo bisogno di intraprendere un percorso di notorietà attraverso tutti quei grandi eventi che h…

REGGIO CALABRIA «Briatore voleva andare via dalla Sardegna e noi ci siamo candidati ad accoglierlo, avevamo bisogno di intraprendere un percorso di notorietà attraverso tutti quei grandi eventi che hanno portato la città alla ribalta. Questa è stata la grandezza del “Modello Reggio”». È solo uno dei tanti passaggi dell’intervista pubblica rilasciata domenica sera dal governatore Peppe Scopelliti a Roberto Arditti, nell’ambito di un evento organizzato dal centro studi “Tradizione partecipazione” e intitolato “Reggio è modello”. Lo stralcio del colloquio ben rappresenta l’intento dell’ex sindaco di Reggio: difendere a ogni costo (in maniera integrale, evidentemente) i suoi otto anni alla guida di Palazzo San Giorgio. Ora più che mai. Per la città dello Stretto sono giorni decisivi. A breve il governo nazionale dovrà decidere se sciogliere o meno il Comune per infiltrazioni mafiose. Le indiscrezioni sulla relazione della commissione d’accesso non fanno ben sperare. E così, sotto un cielo puntellato da nubi cariche di pioggia, tutto l’establishment del centrodestra reggino e non solo – inclusa una nutritissima platea di simpatizzanti – ha deciso di darsi appuntamento al Lido comunale di Reggio per fare quadrato attorno al grande leader, accompagnato per l’occasione dal suo successore al Comune, Demetrio Arena. Ed è stato proprio l’attuale sindaco della città ad aprire il dibattito, ricordando le gesta politiche del giovane Scopelliti, capace di far perdere alla città il suo proverbiale «pessimismo», di attuare una «crescita della mente e del cuore» dei reggini e di «portare risorse che nessun sindaco era mai riuscito a ottenere per la città». Mentre oggi – secondo Arena – «la città rischia di essere vittima di un altro modello, quello che vuole fare di Reggio una comunità divisa, in virtù di uno scontro che assume i connotati della faida». Difendere il Modello per eccellenza, questo il leitmotiv della serata. Di fronte a un mare di debiti (118 milioni di euro il disavanzo certificato) e al rischio tangibile di scioglimento per mafia, non resta allora che una sorta di post-propaganda, la protezione a oltranza di una classe dirigente continuamente assediata dai «nemici della città», dalle «lobby perverse» e dai «comitati d’affari».
In un simile contesto ambientale, Arditti – direttore della comunicazione di Milano Expo 2015 ed ex direttore de Il tempo – non aveva un compito semplice. Invece le domande pungenti a Scopelliti – seppur mai del tutto imbarazzanti – alla fine non sono mancate. Come quella, appunto, sugli eventi mondani. «Governatore, le spese faraoniche per eventi effimeri? I critici dicono che si è speso troppo…».
«La nostra classe dirigente – è stata la risposta di Scopelliti – ha trattato Reggio come una città turistica, in controtendenza rispetto a chi l’ha amministrata come se fosse in perenne emergenza. In una città dove i morti ammazzati sono stati centinaia, il nostro obiettivo era trasformarla in un polo d’attrazione».
Ecco perché l’ex sindaco ha scelto di puntare su eventi come la Notte bianca, ospiti d’eccezione Lele Mora e la sua scuderia di 24 vip, tra cui – spiega con puntiglio – «Costantino, Daniele Interrante, Valeria Marini». Mica guitti qualsiasi. «C’era pure Belen, quando nessuno ancora la conosceva».
Ma Reggio non è solo la città rutilante immaginata da Scopelliti. È anche e soprattutto il capoluogo vittima della ‘ndrangheta e dei poteri deviati che lambiscono continuamente i palazzi della politica. «Lo scioglimento del Comune di Reggio sarebbe un fatto del tutto eccezionale», chiosa interrogativo Arditti. Ma il governatore ha una sua idea sulla genesi di una simile situazione, relativa a «un noto giornalista che, durante la conferenza stampa di insediamento del ministro Cancellieri le chiese se avesse intenzione di inviare la commissione d’accesso a Reggio».
Si aggiunga poi «l’odio per la città espresso dal livello romano».
E con questo Scopelliti intende le presunte pressioni dei parlamentari calabresi del centrosinistra sul governo centrale. Subito dopo, l’ex sindaco di Reggio agita lo spauracchio dell’«immobilismo» di cui si farebbero portatori i commissari, se il Comune dovesse essere sciolto.
In più, una domanda colma di diffidenza: «Saranno capaci di spendere i 350 milioni di euro stanziati dalla Regione? Reggio sarà una delle dieci città metropolitane, non è pensabile che sia commissariata».
Scopelliti ha le idee chiare anche sulla vicenda del “buco” finanziario del Comune e sulla tragica fine di Orsola Fallara, «aggredita in maniera ignobile fino a essere indotta al suicidio. Non bisognava parlare più, dopo un gesto simile, invece su questa morte si è costruita una aggressione ai danni della città e di una intera classe dirigente». E sulla voragine di Palazzo San Giorgio? «In tutta Italia sono 2200 i Comuni a rischio dissesto, ma io sono l’unico indagato per un buco di bilancio».
«Ricomprerebbe l’Italcitrus?», Arditti sembra affondare il colpo. «La ricomprerei due volte», ribatte senza indugi l’ex sindaco, che per la vicenda era stato condannato dalla Corte dei conti al pagamento (in solido con il tecnico Giuseppe Granata) di un milione e 300mila euro per aver procurato un danno erariale all’ente da lui amministrato. «La Rai alla fine si ritirò – racconta ancora il governatore -, la nostra idea era di aprire la città al Mediterraneo».
Le domande di Arditti non tralasciano però l’ambito regionale calabrese, e in particolare l’arresto di tre consiglieri dopo solo due anni di legislatura. «Le indagini giudiziarie – ha spiegato Scopelliti – non riguardano vicende legate al passato, ma elementi emersi durante la campagna elettorale e che non erano patrimonio acquisito della politica. Noi prima delle elezioni abbiamo chiesto il casellario giudiziario e molta gente è andata via. Non spetta alla politica andare fino in fondo a queste cose. Noi invece lo abbiamo fatto». Cominciano a cadere le prime gocce di pioggia. C’è tempo per un’ultima domanda, relativa allo scenario nazionale, e al ruolo del Pdl alle prossime elezioni politiche. Ed ecco che Scopelliti rilancia l’idea di un’alleanza con l’Udc di Casini, riproponendo Angelino Alfano come candidato premier. Il tutto all’interno di un progetto che «riunisca tutti i moderati», a difesa del bipolarismo e contro i partitismi, con «alleanze, programmi e leader da conoscere prima» delle elezioni.
L’intervista finisce in anticipo a causa del nubifragio. Forse, chissà, anche questo inviato dai detrattori del “Modello Reggio”.