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Caso Rappoccio, Tommasini querela il consigliere regionale arrestato

REGGIO CALABRIA Pasquale Tommasini, ex collaboratore di Antonio Rappoccio, ha deciso di querelare il consigliere regionale arrestato. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, l’esponente del Pri, c…

Pubblicato il: 03/09/2012 – 11:07
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Caso Rappoccio, Tommasini querela il consigliere regionale arrestato

REGGIO CALABRIA Pasquale Tommasini, ex collaboratore di Antonio Rappoccio, ha deciso di querelare il consigliere regionale arrestato. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, l’esponente del Pri, che deve rispondere di associazione a delinquere, corruzione elettorale aggravata, peculato e truffa, ha affermato di non saper nulla della promessa di posti di lavoro ai suoi elettori nell’ambito del “concorso fantasma” della cooperativa “Iride solare”. Anzi, ha ricondotto quella vicenda a un’autonoma scelta dell`uomo incaricato di seguire la sua campagna elettorale.
Quello che si autoetichetta come un «iscritto al club delle vittime spennate da Rappoccio» definisce il «disimpegno difensivo» di quest’ultimo «audace e squallido». Il politico arrestato, che «pensa di cavarsela dissacrando chi si è rivolto alla legge, non avrebbe meritato alcuna considerazione – sostiene Tommasini – ma solo la querela che il mio difensore, l’avvocato Domenico Serrao, si accinge a depositare».
Rappoccio, dice il “grande accusatore”, ha «finora vissuto all’interno di un uovo di Pasqua dischiusosi a seguito del tardivo arresto dello stesso», ma «è stato l’ispiratore della “Iride Solare”, alla cui costituzione è stato presente presso lo studio del notaio Federico, al fine di surrogare l’ormai compromessa “Alicante”».
«La lettera del 12 febbraio 2010, con la quale appena il giorno dopo la costituzione della “Iride Solare”, il presidente dell’Alicante, Santo Surace, mi trasferiva tutti gli adempimenti per le prove orali della selezione avviata nel 2008, non mi è stata spedita per posta ma consegnata personalmente da Rappoccio, da tempo in campagna elettorale», dice ancora Tommasini, che ricorda: «Sono stato accompagnato da Rappoccio dopo la costituzione della “Iride Solare” presso un istituto di credito cittadino, un cui funzionario amico di Rappoccio mi ha consentito di aprire un conto corrente per la “Iride Solare” senza soldi e senza bilanci ma, con carnet di assegni immediatamente rilasciato. La figlia del predetto funzionario sarebbe in forza alla struttura del consiglio regionale» di “Insieme per la Calabria”.
Il “memoriale” dell’ex collaboratore dell’uomo politico repubblicano così prosegue: «Nel settembre 2010 all’interno della sede della “Iride Solare” ho avuto un diverbio con Rappoccio alla presenza di diverse persone e fra queste Luigi Mariani, guarda caso, poi divenuto presidente della “Sud Energia” che in campagna elettorale comunale del 2011 avrebbe acquisito le carte della selezione “Alicante” che però erano e sono in mio possesso, spedendo lettere di assunzione presso strutture inesistenti». Tommasini parla poi delle «intime collaboratrici» di Rappoccio, «Loredana Tolla, Marianta Catanzariti, Roberta Arcidiacono, Ylenia Comerci», che «si affannavano a convocare i giovani presso via San Francesco da Paola n. 51 utilizzando schede telefoniche a me intestate».
«Dopo l’elezione a consigliere regionale e dopo le primissime denunce dell’avvocato Chizzoniti, Rappoccio preda di panico quotidiano ha comandato al collaboratore Tripepi Emilio di distruggere tutto il materiale compromettente custodito in via San Francesco da Paola n. 51 anche se precedente alle elezioni regionali – dice ancora Tommasini –. Materiale che a tal fine, previe intese Tripepi – Rappoccio, è stato a me consegnato per distruggerlo. Cosa che io non feci perché cominciai a capire il programma di Rappoccio che intendeva arrivare al Parlamento al posto dell’onorevole Nucara da egli considerato ormai vecchio».
La replica alle dichiarazioni rese al giudice per le indagini preliminari da Rappoccio è lunga e articolata. «Sono proprietario di tre appartamenti, di cui uno in città e due in periferia, nonché di una villa a Saline – aggiunge Tommasini – per cui Rappoccio avrebbe dovuto inventare qualche altra cosa per tentare di depotenziare le mie accuse che non l’assolutamente inutile acquisto di una quarta casa per spillargli soldi. Dispongo di discreto conto corrente e sono titolare di pensione dello Stato mentre mia moglie è da tempo insegnante di ruolo. Visto che sono genitore di due figlie entrambe da tempo avviate al lavoro, l’una quale insegnante e l’altra quale dipendente bancaria, per quale ragione avrei chiesto il posto per una delle due il cui problema occupazionale è stato risolto con larghissimo anticipo a questa triste esperienza vissuta con uno spietato truffatore?».
L’ex collaboratore del terzo consigliere regionale di maggioranza finito in carcere dall’inizio della legislatura prosegue: «Mi resta soltanto rinnovare la memoria al distratto Rappoccio perché mi restituisca le somme che mi deve, di cui conservo tutta la documentazione. Soldi anticipati per diversi motivi e soprattutto per sostenere le spese elettorali perché, quale mandatario del candidato Rappoccio nominato due giorni prima che si concludesse la campagna elettorale, sono stato convinto dallo stesso ad anticipare tutto. Ciò perché quale mandatario avrei poi riscosso direttamente i rimborsi elettorali. Ho scoperto molto tempo dopo di essere stato truffato poiché i rimborsi vengono erogati a partiti e liste e non ai candidati. Quindi Rappoccio ha colpito ancora. Ove lo stesso non avesse capito l’antifona – conclude la missiva –, lo aspetto per confrontarmi con lui non a mezzo stampa ma nelle aule di giustizia evidenziando che io, pensionato delle Ferrovie, sindacalista per tantissimo tempo, sicuramente non mi sarei difeso come sta facendo l’onorevole Rappoccio, che ancora finge di non capire di essere ormai travolto dalle sue stesse diavolerie».

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