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La Reggio del Pdl: bistrattata e senza cosche

REGGIO CALABRIA La ‘ndrangheta non esiste, la commissione d’accesso non esiste, lo scioglimento del Comune non esiste. Il buco di bilancio? Sì, quello sì. Ma, sapete, così fan tutti, anzi, Reggio è m…

Pubblicato il: 05/09/2012 – 15:13
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La Reggio del Pdl: bistrattata e senza cosche

REGGIO CALABRIA La ‘ndrangheta non esiste, la commissione d’accesso non esiste, lo scioglimento del Comune non esiste. Il buco di bilancio? Sì, quello sì. Ma, sapete, così fan tutti, anzi, Reggio è messa meglio di tante altre città, molto meglio, eppure è inopinatamente vittima di un accanimento spropositato, ingiustificabile, forse anche pretenzioso. Perché Reggio è una città normale, e tale deve essere considerata. E allora, se dissesto sarà, ciò deve valere anche per gli altri 1200 Comuni impelagati nelle medesime difficoltà di Palazzo San Giorgio. «A parità di condizioni, medesimo trattamento». I consiglieri e gli assessori regionali reggini di Pdl e Scopelliti presidente lo hanno ripetuto come fosse un mantra, una supplica, o fors’anche un velato avvertimento. Lo hanno fatto durante un incontro convocato a Palazzo Campanella subito prima dell’inizio dei lavori dell’assemblea regionale in programma oggi, in una atmosfera dai contorni surreali, come si stesse parlando di una città diversa da Reggio.
Il possibile quanto probabile scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, infatti, non è stato nemmeno preso in considerazione. Ai vari Giovanni Bilardi, Candeloro Imbalzano, Alberto Sarra, Giovanni Nucera e Alessandro Nicolò interessava solo una cosa: ribadire che se Napoli sarà aiutata a ripianare i suoi debiti, lo stesso dovrà avvenire per la città lo Stretto. E non si tratta – a sentir loro – di una questione di campanile. Lo confermano anche le inaspettate presenze di due consiglieri regionali che condividono la medesima necessità di tutelare Reggio, ma che reggini non sono: Fausto Orsomarso e Gianpaolo Chiappetta, entrambi cosentini.
È stato proprio il capogruppo Pdl a dare avvio alla inusuale sortita pubblica di stamane, spiegando che, «avendo avuto notizia che a Napoli gli ispettori del ministero dell’Economia supporteranno l’azione amministrativa del Comune, a nostro parere esiste la necessità di una riflessione per aprire un vero confronto sulle criticità calabresi», sempre tenendo bene a mente che «il “Modello Reggio” ha realizzato positività importanti».
Di più a Chiappetta non si poteva proprio chiedere. Ci pensa allora Giovanni Bilardi, capogruppo Scopelliti presidente, a rincarare la dose e a rivendicare prioritariamente lo status «di reggini e poi rappresentanti delle istituzioni», senza dimenticare il ruolo, passato e attuale, di «artefici della rinascita» della città. Secondo l’ex amministratore comunale, «è impossibile affermare che l’immagine, i servizi e la sicurezza di Reggio non siano migliorati. Chi lo dice è un bugiardo che sa di mentire». Poi i motivi per cui serve tutelare la città, ad ogni costo, «perché non si può fermare un treno in corsa. Chi non oggi non difende Reggio se ne assumerà le responsabilità».
Ecco il punto: fare quadrato, anche in modo trasversale, per permettere a Palazzo San Giorgio di superare un momento tra i più critici della sua storia. Non una parola sulla relazione della commissione d’accesso, già pervenuta al governo nazionale, in compenso però Candeloro Imbalzano esprime a nome di tutti «viva preoccupazione per le conseguenze di una possibile dichiarazione di dissesto». Fatto scandaloso, se si considera che «i 655 euro di debito» che pendono sulla testa di ogni reggino sono poca cosa rispetto «ai 3mila di Torino e Milano, ai 1697 di Napoli» e via elencando.
Dopo aver ribadito la volontà di richiedere «un incontro al ministro» per puntualizzare pubblicamente la posizione del centrodestra reggino e sottolineato il rischio «bomba sociale» in caso di default, il presidente della commissione Bilancio del Consiglio (regionale) ricorda come il debito del Comune di Reggio sia dovuto a «riduzioni delle erogazioni statali e a innumerevoli investimenti per le opere pubbliche» realizzate durante l’amministrazione targata Scopelliti. Ed è proprio un componente della giunta regionale, l’assessore Antonio Caridi, a individuare una tra le tante cause della incresciosa situazione di Palazzo San Giorgio, cioè «il centrosinistra che non ama la città» e che vuole «bloccare un governo che intende recuperare il gap accumulato negli anni da Reggio».
Ma è stato il sottosegretario Alberto Sarra a spiegare i princìpi che orienteranno l’azione del governo Monti a favore delle casse disastrate di Napoli e di altri 1200 Comuni italiani. L’intervento – ha detto – «prevede un’anticipazione trimestrale di 80 milioni di euro e la possibilità di rinegoziare i debiti con le banche per spalmarli in tempi più lunghi». Un’ampia e articolata premessa che serve a preparare il campo all’interrogativo finale: «Perché per 1200 Comuni si adotta questo provvedimento mentre per Reggio, una città che ha rappresentato un modello, esiste un trattamento diverso che non la proietta in una dimensione di parità?». Reggio è una città normale. Sarra ci crede. Così come il neoeletto segretario-questore Giovanni Nucera, che rivendica il diritto «di uguale trattamento per una città che negli ultimi anni ha fatto un balzo in avanti eccezionale» e contraddistinta oggi da un «accanimento verso gli uomini che hanno segnato questa svolta». Ecco perché anche il vicepresidente del consiglio regionale, Alessandro Nicolò, ritiene necessario «abbandonare questo accanimento» a favore di un impegno comune «in un contesto dove lo sviluppo appartiene a tutti».
La ‘ndrangheta? Quella no, per il momento non interessa a nessuno.

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