Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:40
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

Centrale di Saline, Confindustria Reggio boccia la decisione della Regione

REGGIO CALABRIA «Rinunciare a un investimento sicuro di un miliardo e mezzo di euro significa scippare la nostra provincia di una grande e forse irripetibile opportunità per il suo futuro». Confindus…

Pubblicato il: 12/09/2012 – 16:51
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Centrale di Saline, Confindustria Reggio boccia la decisione della Regione

REGGIO CALABRIA «Rinunciare a un investimento sicuro di un miliardo e mezzo di euro significa scippare la nostra provincia di una grande e forse irripetibile opportunità per il suo futuro». Confindustria Reggio Calabria giudica negativamente la decisione della Regione di impugnare il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri per la costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche. «Una scelta assunta unanimemente da tutta la politica calabrese, che – afferma l`associazione degli industriali – non ha tenuto in nessuna considerazione le esigenze del tessuto socio-produttivo del nostro territorio».
Sulla vicenda dell`insediamento progettato dalla società Sei, gli industriali della provincia di Reggio Calabria stigmatizzano «l`atteggiamento di tutti i gruppi politici che siedono in consiglio regionale, che hanno acriticamente bocciato l`idea della centrale a carbone pur a fronte di una valutazione d`impatto ambientale favorevole. Il fronte politico del “no” non si è basato su nessun reale dato di carattere scientifico, ma si è limitato, a nostro avviso, a rispondere solo a un`esigenza di ordine demagogico. Lo conferma il fatto che non sia stata tenuta in nessuna considerazione, né tantomeno sia stata richiesta, la posizione delle organizzazioni che, come Confindustria, rappresentano gli interessi economici e imprenditoriali del territorio su cui dovrebbe essere realizzato il progetto. In un momento di gravissima e sistemica crisi dell`economia europea, la Calabria non può rinunciare, sulla scorta di spinte esclusivamente populistiche, all`interesse di un grande investitore deciso a restituire un ruolo all`area dell`ex Liquichimica. Quest`ultima da anni versa in condizioni di assoluto abbandono e, così com`è, costituisce certamente un pericolo per la salute dei cittadini assai più grave, concreto ed attuale rispetto ad una centrale a carbone di ultima generazione». «Del tutto prive di consistenza, inoltre, appaiono le ipotizzate proposte di eventuali concorsi di idee – aggiunge Confindustria – per trasformare quella porzione del territorio reggino in un centro turistico. La politica calabrese, che si è affrettata a sostenere senza il conforto di alcuna rilevazione scientifica che l`impianto della Sei sarebbe nocivo per la salute, farebbe bene a usare la stessa attenzione e solerzia nel valutare la salubrità dei luoghi da destinare a sedicenti strutture recettive. Inoltre, l`orizzonte temporale relativo alla programmazione europea 2014-2020, a fronte dei notevoli ritardi che oggi si riscontrano nell`impegno delle somme del Por Fesr 2007-2013, appare così lontano da sembrare poco più di una chimera. Il tempo ormai è pochissimo. La crisi si aggrava giorno dopo giorno e non c`è più neanche un minuto da perdere».
Per questo motivo, Confindustria Reggio Calabria rivolge un appello «a tutti gli altri attori del tessuto economico-sociale, affinché assumano una posizione chiara sulla centrale a carbone. La linea di noi imprenditori è netta: siamo a favore del progetto della Sei, che ha il pregio di indicare – piaccia o no – una strada da percorrere per il futuro, sopperendo così ai limiti della classe dirigente. Quella stessa politica che, quasi allo spirare di una legislatura tra le più travagliate della storia repubblicana, ha portato in Parlamento la questione Calabria. Prendiamo atto di un`iniziativa che, nelle intenzioni, era delle migliori; ma non possiamo non rilevare che la discussione sulla nostra regione si è svolta in un`aula di Montecitorio semideserta, in cui della Calabria hanno parlato praticamente solo i calabresi. Non è quello il modo per risolvere i numerosi e gravissimi problemi che attanagliano questa terra».

Argomenti
Categorie collegate

x

x