Varacalli: «La "Santa" ha rapporti con la massoneria»

TORINO «Quando si arriva ai livelli della “santa” (uno dei più elevati a cui può arrivare un appartenente alla `ndrangheta, ndr), si ha a che fare con la massoneria»: a ribadirlo e argomentarlo, stamattina nell`aula bunker del carcere di Torino – dove è in corso il processo “Minotauro” sulle presunte infiltrazioni della `ndrangheta in provincia di Torino – è stato il superpentito Rocco Varacalli, intorno alle cui testimonianze ruota l`intera inchiesta. Il collaboratore di giustizia, controinterrogato dagli avvocati dei 75 imputati a processo e dal giudice Paola Trovati, ha ribadito quanto accennato nell`udienza dello scorso venerdì e ha descritto un quadro dal quale emerge uno stretto rapporto tra la `ndrangheta e la massoneria. «I miei parenti – ha detto – mi dicevano che il livello della “santa” è stato voluto non solo per essere riconosciuto dalla `ndrangheta, ma anche dalla massoneria. Chi ha la “santa” può avere rapporti con giudici, preti, professionisti, sindaci che fanno parte della massoneria. E chi ha la santa ha commesso un reato di sangue“. Un avvocato lo ha interrotto chiedendogli se si rendesse conto della gravità delle sue affermazioni, ma è stato zittito dal giudice Trovati: «Avvocato, andiamo avanti, non fingiamo di non credere che ci siano commistioni ad alto livello». Varacalli ha detto anche di non avere mai partecipato a incontri decisionali della locale di Natile di Careri, di cui è stato affiliato col grado di picciotto, non abbastanza elevato all`interno dell`organizzazione criminale. «Ho partecipato agli incontri della società minore, in cui si parlava solo di passaggi di cariche e robe così», ha spiegato.