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"ROLEX" | Il piccolo Tyson con la passione delle armi

REGGIO CALABRIA Lo chiamano il “piccolo Tyson” di Sant`Alessio d`Aspromonte. Da stamattina, il pugile reggino Graziano Calabrò è agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata all…

Pubblicato il: 29/11/2012 – 15:51
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"ROLEX" | Il piccolo Tyson con la passione delle armi

REGGIO CALABRIA Lo chiamano il “piccolo Tyson” di Sant`Alessio d`Aspromonte. Da stamattina, il pugile reggino Graziano Calabrò è agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alle truffe. Non è finito in carcere perché, durante la fase delle indagini, ha parzialmente collaborato con la squadra mobile dopo che gli investigatori hanno rinvenuto nell`abitazione della sua fidanzata (oggi moglie) due pistole.
«Ho paura di parlare» aveva detto ai poliziotti dopo l`arresto. Ha poi aggiunto che quelle armi erano di Adorno Cristoforo Alati, attualmente irreperibile all`estero. Il giovane pugile, stando a quanto lui stesso ha raccontato agli uomini di Semeraro, «era divenuto una sorta di autista-tuttofare, avendo questi (Alati, ndr) subito il ritiro della patente, dopo averlo conosciuto circa sei anni prima ed avere frequentato assieme una palestra».
Cresciuto nel vivaio dell`“Amaranto Boxe”, Calabrò è stato due volte campione italiano (cadetti e juniores, ha vinto due tornei nazionali e ha fatto parte della Nazionale giovani). Una promessa della boxe reggina che, proprio l`anno scorso, è arrivato secondo al “Guanto d`oro d`Italia”, uno dei più importanti tornei per chi fa pugilato. Un successo attraverso il quale il giovane atleta voleva riscattarsi dopo l`arresto per le armi. Dopo aver collaborato con la polizia, aveva ottenuto il permesso di lavorare in un panificio e di allenarsi. Era ritornato a Sant`Alessio, si è sposato e tra pochi mesi diventerà padre. Chi lo conosce dice che Graziano aveva abbandonato le cattive frequentazioni e aveva capito gli errori commessi due anni fa e che adesso paga con l`accusa di associazione a delinquere finalizzata ai furti e alle rapine.
Accogliendo in pieno le richieste della Procura, il gip Adriana Trapani ha disposto nei confronti di Graziano Calabrò gli arresti domiciliari «in forza del contributo collaborativo, sia pur parziale, manifestato».  
Superate le paure iniziali, il pugile ha raccontato tutto agli agenti della mobile.
«Per quanto riguarda le armi che sono state rinvenute presso la mia abitazione e presso l’abitazione della mia fidanza Ewa – aveva fatto mettere a verbale Graziano Calabrò –, posso dire che le stesse mi erano state consegnate circa due settimane addietro, ovvero nei primi giorni di aprile da Alati Cristoforo presso la sua abitazione di archi. Preciso che le stesse mi venivano consegnate come di seguito vi indico: la pistola Smith& Wesson calibro 357 magnum, mi veniva consegnata dall’Alati davanti all’ingresso della palestra Amaranto Box sita all’interno del Palazzetto di Pentimele, riposta in uno scatolo di cartone con le munizioni. Nella circostanza Alati mi riferì di custodirla e di non toccarla visto che qualche giorno prima personale dell’arma dei carabinieri aveva fatto una perquisizione a casa sua senza trovare nulla. L’arma fu riposta dallo stesso Alati nel cofano della mia autovettura Fiat Punto. Dopo l’allenamento in palestra io ho detto a mio fratello Rocco di prendere il borsone e di andare via subito, poiché avevo paura che mi fermasse la Polizia e mi trovasse a bordo la pistola. Mio fratello Rocco, nella circostanza, mi disse di non toccare il borsone, poiché Alati Cristoforo, mentre si trovavano negli spogliatoi della palestra, aveva estratto dal suo giubbotto anche una pistola di piccole dimensioni (calibro 22) e gliela aveva riposta all’interno del suo borsone, dicendogli di nasconderla. Pertanto spaventato per il fatto di avere quest’arma sulla mia autovettura e di dovere fare parecchia strada per arrivare a Sant’Alessio in Aspromonte per nasconderla, ho pensato di portarla presso l’abitazione della mia fidanzata Ewa, ubicata in via Mili Sant’Anna nr. 25. Effettivamente l’ho nascosta nel posto dove poi è stata da Voi ritrovata, senza dire nulla alla mia fidanzata Ewa circa il contenuto della scatola, ma raccomandandogli di non aprirla e di non toccarla. Infine, voglio aggiungere di essere a conoscenza per avere appreso dallo stesso Alati che le armi gli erano state consegnate da tale Fabio di circa 30 anni, persona questa di sua conoscenza che lavora presso il Bar Cilione sito in via Nazionale Santa Caterina  in qualità di cassiere».

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