REGGIO CALABRIA Che la situazione sia tesa o che si prepari a essere tale lo si capisce immediatamente dal numero di agenti di polizia e carabinieri schierati in assetto anti-sommossa a protezione dei palazzi istituzionali che circondano Piazza Italia, a Reggio Calabria. E` qui, in pieno centro città, che pulsa il cuore del governo locale: c`è Palazzo San Giorgio, oggi occupato dalla commissione straordinaria inviata dal ministero dopo lo scioglimento del consiglio comunale; c`è la prefettura, il cui inquilino, Vittorio Piscitelli, negli ultimi mesi, è stato chiamato a fare da “vigile urbano” delle vertenze che si moltiplicano via via che arrivano a maturazione gli effetti del crack del bilancio comunale; c`è la Provincia, che osserva quasi da spettatrice il disastro. Nessuno però è stato oggi in grado di dare una risposta esaustiva ai lavoratori delle società miste, da giorni sul piede di guerra. Vogliono gli stipendi arretrati – spariti dal settembre scorso – i buoni pasto che mancano da un anno, disperano ormai di vedere quei premi di produttività che da oltre quattro anni non vengono versati. Ma soprattutto vogliono garanzie per il futuro che allo stato non ci sono. Così come i soldi per le mensilità di ottobre, novembre e per la tredicesima. E` questa la risposta che la delegazione di lavoratori che questa mattina è stata ricevuta in prefettura ha ricevuto dal commissario Castaldo, che ha incontrato i rappresentanti degli operai in rappresentanza della triade. Allo stato, ha ammesso Castaldo, le risorse non ci sono, gli stipendi non si possono pagare e bisognerà aspettare i circa 20 milioni “liberati” dall`emendamento De Sena per sperare di poter versare forse una mensilità arretrata. Ma ci vorrà tempo e pazienza. Che i lavoratori non hanno più. Così come non basta l`impegno a sollecitare uno sforzo straordinario del governo nazionale, soprattutto adesso che l`esecutivo de tecnici sembra essere entrato nella sua fase finale. «Con le promesse non portiamo il pane a tavola, il padrone di casa non smette di pretendere l`affitto e la macchina non cammina», urla uno degli operai disperato mentre le rsu riferiscono l`esito dell`incontro. E non servono neanche le minacce di precettazione avanzate dal prefetto Piscitelli e dalla triade per convincere i lavoratori a riprendere il servizio. «Senza la garanzia di almeno una mensilità noi manteniamo il presidio – dice uno dei lavoratori – di giorno saremo qui a piazza Italia, di notte saremo in forze davanti all`autoparco per verificare che a nessuno venga in mente di far uscire i mezzi”. E` sciopero a oltranza, e su questo nessuno sembra avere intenzione di fare passi indietro. Sono determinati e ormai – si sente dire – non hanno nulla da perdere i lavoratori di Multiservizi e Leonia. «Ci vogliono togliere anche la dignità, ma non glielo permetteremo», si sente fra gli operai riuniti in capannelli che continuano a presidiare piazza Italia, dopo una mattinata in cui non sono mancati i momenti di tensione, come i tentativi di bloccare la carreggiata. Nel frattempo, attorno alle cinque, in piazza dovrebbero arrivare anche gli autisti dell`Atam e i dipendenti comunali, che dai commissari attendono una risposta tanto sulle spettanze arretrate, come sull`abrogazione della delibera che fa piazza pulita della Peo, la progressione economica orizzontale che negli anni precedenti ha lievemente rimpinguato i salari degli impiegati e di cui adesso si pretende la restituzione. Un “abuso” per i lavoratori, che non hanno nessuna intenzione di far passare il provvedimento dei commissari. E promettono battaglia. Ma per tutti il vero obiettivo delle proteste non è la triade commissariale, che oggi non sembra poter far altro che gestire una situazione di emergenza ma «quegli stessi politico che oggi stanno al sicuro e al caldo, in Regione o altrove, ma sono i veri responsabili di questo disastro».
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