Dia di Reggio Calabria, ecco i numeri di quest`anno
REGGIO CALABRIA «Ammonta a 281 milioni il valore dei beni sequestrati nel 2012 dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria. È di oltre 146 milioni, invece, il valore dell`impero confis…

REGGIO CALABRIA «Ammonta a 281 milioni il valore dei beni sequestrati nel 2012 dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria. È di oltre 146 milioni, invece, il valore dell`impero confiscato alla `ndrangheta».
Il colonnello Gianfranco Ardizzone, capo centro della Dia, snocciola numeri importanti nel corso della conferenza stampa tenuta stamattina per fare un bilancio dell`anno che sta terminando.
Un 2012 che si chiude nel segno di «investigazioni giudiziarie e preventive».
«Assieme a quelli di Napoli e Palermo, – ha spiegato il colonnello – il centro Dia di Reggio Calabria è quello che ha prodotto di più. A questi aggiungo anche i colleghi di Milano con cui collaboriamo nelle indagini sulle infiltrazioni della `ndrangheta nell`Expo 2015. Non si può negare che il mio ufficio è quello che ha dato i migliori risultati a livello nazionale. Devo ringraziare i miei collaboratori senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile. Come ha detto il direttore De Felice, adesso attendiamo con ansia qualche elemento del corpo forestale e della polizia penitenziaria che possono darci il giusto supporto nelle indagini sul settore ambientale».
Ma andiamo ai numeri. Tra i sequestri di maggior rilievo ricordati dal colonnello Ardizzone ci sono quelli per i beni del boss Santo Crucitti (coinvolto nelle inchiesta “Pietrastorta” e “Raccordo”): gli agenti della Dia hanno applicato i sigilli per tre società e altrettanti immobili, per un valore di 12 milioni di euro.
Aziende, beni immobili e mobili per un valore di 10 milioni di euro sono stati sequestrati dal Tribunale di Torino, inoltre, ai fratelli Vincenzo e Massimo Verterano, originari della Locride e accusati di associazione mafiosa e traffico di droga.
Il Tribunale di Roma, invece, ha disposto il sequestro dei beni, per 5 milioni, nei confronti di Federico Morcaccini (riteunuto vicino al broker della cocaina Bruno Pizzata di San Luca), che, sempre nel 2012, ha subito la confisca di altri 110 milioni di euro: una quarantina di società tutte di capitali e numerosi immobili di pregio tra cui il teatro “Ghione” a Roma, nonché ville e palazzi nelle zone centrali della capitale.
E se all`imprenditore reggino, Francesco Gregorio Quattrone, sono stati sequestrati tre ristoranti (tra cui la famosa “Arca di Joli”), l`aggressione ai patrimoni della `ndrangheta da parte della Dia nel 2012 è senza dubbio da collegare all`impero “strappato” agli imprenditori Pietro Siclari, coinvolto nell`inchiesta “Entourage”, e Pasquale Rappoccio arrestato nell`ambito dell`indagine “Reggio nord”. In totale, 234 milioni che la sezione Misure di prevenzione del Tribunale ha posto sotto sequestro su richiesta del colonnello Ardizzone.
Oltre a Morcaccini, le confische hanno riguardato: Francesco Stilo (genero del boss Giuseppe Morabito, detto `u Tiraddrittu), coinvolto nell`operazione “Bellu lavuru” (2 milioni di euro); Mario Domenico Mauro (800mila euro); Natale Princi e gli eredi di Antonino Princi, l`imprenditore fatto saltare in aria con un`autobomba a Gioia Tauro nel maggio 2008 perché vicino alla cosca Rugolo di Oppido Mamertina (28 milioni di euro).
Nel corso della conferenza stampa, il colonnello Ardizzone si è concentrato anche sull`attività di polizia giudiziaria. Nel 2012 la Dia di Reggio ha condotto alcune delle più importanti indagini contro la `ndrangheta. Tra queste quella di maggior rilievo, senza dubbio è l`inchiesta “Breakfast”, coordinata dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo, che partendo dalle attività illecite delle cosche reggine è arrivata fino in via Bellerio, a Milano, sede della Lega Nord.
Un`inchiesta che, dagli uffici della Dda e della Centro Dia di Reggio, ha provocato un terremoto politico che ha coinvolto i vertici del Carroccio, primo fra tutti il senatur Umberto Bossi, che in seguito alle perquisizioni degli uomini di Ardizzone si è dimesso dall`incarico. Non prima di espellere il tesoriere Francesco Belsito, indagato per l`investimento di oltre 5 milioni di euro a Cipro ed in Tanzania di fondi attribuiti alla Lega a titolo di rimborsi elettorali.
«Stiamo cercando di capire dove vanno a finire i soldi della `ndrangheta – ha affermato il colonnello –. Abbiamo dei segnali che ci portano in Francia, in Svizzera e a Cipro. A proposito, abbiamo preso contatti con le polizie locali e presto ci sarà un incontro di coordinamento».
Per quanto riguarda le altre operazioni della Dia, il capo centro ha ricordato l`inchiesta “Cosmos” contro la cosca Libri, e l`inchiesta Assenzio che ha portato all`arresto dell`ex consigliere comunale Dominique Suraci che avrebbe favorito gli interessi economici della ‘ndrangheta. Quale dominus di fatto della S.G.S. Srl e di sei punti vendita dei supermercati a marchio Sma, infatti, ha stipulato contratti di fornitura di beni e servizi con imprese riconducibili alle cosche De Stefano, Tegano, Caridi-Borghetto-Zindato, Lo Giudice, Condello, Rosmini e Labate.
Prima di brindare al nuovo anno e visibilmente soddisfatto per il suo lavoro, il colonnello Ardizzone ha risposto anche a chi, nei mesi scorsi, parlava addirittura della soppressione della Dia: «Credo che nessun governo possa volere la chiusura di un organismo come la Direzione investigativa antimafia».