Un salto indietro di 40 anni e tra Catanzaro e Reggio torna a salire la tensione. Questa volta il motivo della disputa è il “dirottamento” della Cardiochirurgia dal capoluogo alle rive dello Stretto. Un caso che rischia di trasformarsi in una insidiosa buccia di banana per il centrodestra catanzarese e in particolare per il sindaco Sergio Abramo. La sua “apertura” al trasferimento del reparto ha scatenato la reazione del centrosinistra ma anche delle associazioni cittadine.
Questa la frase incriminata: «Ogni soluzione diversa dalla direzione universitaria della “Magna Graecia” delle strutture che dovessero essere attivate in altre città, ipotesi questa contemplata dal decreto 136, sarebbe da noi fermamente respinta. Se ci sarà, in altre parole, una sezione staccata di cardiochirurgia a Reggio Calabria, questa – ha dichiarato Abramo – dovrà essere dipendente funzionalmente dalla cardiochirurgia pubblica universitaria di Catanzaro. Questo è il pensiero del sindaco di Catanzaro, sostenuto autorevolmente da altri esponenti della maggioranza comunale e regionale, sul quale non ci sarà alcun arretramento».
L`opposizione di centrosinistra coglie la palla al balzo e contrattacca. Il capo dell`opposizione Salvatore Scalzo chiede «un chiarimento al sindaco Abramo» e spera in una «smentita ufficiale del presidente Scopelliti relativamente alla cardiochirurgia pubblica di Catanzaro distaccata a Reggio Calabria e alla paventata facoltà di Medicina nella città cosentina. Da parte nostra credo sia arrivata l`ora di tenere un consiglio, magari congiunto con quello provinciale, che prenda una posizione decisa in materia». Abramo, sostiene invece l`associazione Azimut 360, «commette un errore, un gravissimo errore, aprendo all`istituzione delle terza cardiochirurgia a Reggio Calabria purché sotto la guida dell`università catanzarese. Anzitutto sotto il profilo tecnico il sindaco di Catanzaro dovrebbe prima sapere che non è possibile istituire una terza cardiochirurgia dal momento che i regolamenti impongono una cardiochirurgia ogni milione di abitanti per regione. Quindi la Calabria ha già raggiunto il numero massimo».
Ma la riflessione del gruppo Azimut si spinge ben oltre: «Siamo davvero preoccupati per un atteggiamento di eccessiva sottomissione rispetto all`asse Reggio Calabria-Cosenza. E la nostra non è una becera polemica campanilistica, ma una preoccupazione seria per le sorti dell`unica facoltà di Medicina della Calabria, soprattutto all`indomani della provocazione cosentina di raccogliere le firme per una seconda facoltà a Cosenza, definita una barzelletta dal governatore che il giorno seguente smentisce subito, evidentemente tirato dalle orecchie da Gentile e soci, scaricando la responsabilità alla conferenza dei rettori. La classe politica di centrodestra cittadina ha capito che esiste un complotto per depotenziare e derubare la città di Catanzaro nei suoi servizi primari costruiti con fatica negli anni? Noi ci opporremo con tutte le forze. Oggi perdere o ridimensionare la cardiochirurgia pubblica del policlinico di Germaneto significa consegnare su un piatto la facoltà di Medicina».
Di vero e proprio «tradimento di Abramo» parla l`associazione “Catanzaro nel cuore”: «Probabilmente Abramo non ha compreso, o non vuol comprendere, che il progetto di Scopelliti prevede che a Catanzaro rimanga solamente la “teoria”, cioè la scuola di Cardiochirurgia, mentre la “pratica”, ossia l’ambito operatorio, verrebbe traslocato tout court in riva allo Stretto, lasciando l’università sfornita del presidio operativo. Per essere credibile – prosegue l`associazione – il sindaco dovrebbe abbandonare il politichese e obbligare oggi stesso il presidente della giunta regionale a stralciare dal protocollo d’intesa, che sta per essere siglato fra Regione e università, il parametro relativo all’osceno dirottamento della Cardiochirurgia. Allo stesso tempo occorre strappare alla Regione Calabria una dichiarazione ufficiale con cui si impegni a salvaguardare e valorizzare la facoltà medica dell’Ateneo “Magna Graecia” contro ogni tentativo di istituire una seconda facoltà di Medicina in Calabria, di cui, al momento, non solo non si ravvisa l’esigenza ma addirittura se ne intravvede l’irrazionalità rispetto ai parametri imposti dagli standard nazionali ed europei». L`ultimo appello è rivolto ai consiglieri catanzaresi della lista Scopelliti affinché abbandonino il partito che porta il nome del governatore.
In soccorso di Abramo arriva il presidente della Provincia Wanda Ferro che tenta di “spalmare” le responsabilità anche sul centrosinistra ricordando che fu «il precedente governo regionale a deliberare l’istituzione in riva allo Stretto del “Centro cuore”, che per definizione deve prevedere la cardiochirurgia. Per l’attivazione del “Centro cuore” voluta dal centrosinistra sono già stati spesi 23 milioni di euro, finanziati tramite la programmazione dell’articolo 20 sull’edilizia sanitaria e le tecnologie, e sono già stati attivati tutti i reparti collegati, come quello di emodinamica». Ma dalla coordinatrice provinciale del Pdl arriva anche la conferma della linea del centrodestra catanzarese e anticipata da Abramo: attivare il reparto di cardiochirurgia presso l’Hub di Reggio Calabria ma sotto la direzione dell’ateneo catanzarese. «Ciò, evidentemente- ha aggiunto la Ferro – non dovrà in alcun modo toccare la cardiochirurgia catanzarese, sia quella pubblica che quella privata, che dovranno continuare a essere salvaguardate e anzi potenziate. Su questo il governatore Scopelliti ha fornito ampie garanzie».
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