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Scarcerato Carmine Alvaro

Torna in libertà Carmine Alvaro, 60enne boss di Sinopoli. Il padrino della ’ndrangheta reggina, nella zona conosciuto da tutti con il soprannome “cupertuni”, è stato scarcerato su decisione dei giudi…

Pubblicato il: 24/02/2013 – 9:48
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Scarcerato Carmine Alvaro

Torna in libertà Carmine Alvaro, 60enne boss di Sinopoli. Il padrino della ’ndrangheta reggina, nella zona conosciuto da tutti con il soprannome “cupertuni”, è stato scarcerato su decisione dei giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria che hanno accolto un’istanza avanzata dai difensori, gli avvocati Antonio Managò e Antonio Attinà.
La misura cautelare è stata revocata dopo la decisione della Suprema Corte di Cassazione, che lo scorso 15 febbraio aveva annullato la sentenza di condanna per associazione mafiosa che aveva subito nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Virus”. Carmine Alvaro, ritenuto dai magistrati della Dda di Reggio tra gli indiscussi padrini della ’ndrangheta di Sinopoli proprio per il suo spessore criminale, era recluso da otto anni, sottoposto al regime del “41-bis” nel supercarcere di Spoleto. Dalla mezzanotte di venerdì, però, “cupertuni” è un uomo libero.
La svolta nella vicenda giudiziaria si è concretizzata nei giorni scorsi quando i giudici avevano accolto i motivi di ricorso proposti dai difensori contro la sentenza di secondo grado del processo “Virus” (accolta per 13 persone per l’accusa di associazione mafiosa ed aver favorito il clan di Sinopoli) con la quale era stata di fatto accertata una sorta di prosecuzione delinquenziale della cosca Alvaro anche negli anni successivi all’operazione “Prima”, con cui era stata decimata la ’ndrina capeggiata da Carmine Alvaro.
Il 60enne capoclan era stato scarcerato nel febbraio 2003 per decorrenza termini dalla Corte di Cassazione e dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna a 12 anni di reclusione, si era reso latitante. Il business del riciclaggio dei dinari croati sull’asse Reggio-Sinopoli si sarebbe esaurito con il suo arresto, avvenuto nel luglio 2005 nelle campagne di Melicuccà quando la Squadra Mobile di Reggio lo scovarono in un bunker sotterraneo.
Processato in “Virus”, Carmine Alvaro è stato condannato sia in primo grado che in Appello. Una decisione che la Corte di Cassazione ha annullato disponendo un nuovo procedimento in una diversa sezione della Corte di Appello di Reggio. All’indomani di questa decisione gli avvocati Antonio Managò ed Antonio Attinà hanno proposto istanza di scarcerazione «per perdita di efficacia della misura cautelare, atteso il superamento del doppio del termine di fase».
Oltre a Carmine Alvaro la Corte d’Appello di Reggio ha disposto la scarcerazione per l’operazione “Virus” anche per il figlio Stefano Alvaro, che rimane in carcere perché detenuto per altra causa (difeso dagli avvocati Managò ed Attinà) e Rocco Caruso (avvocati Giulia Dieni ed Attinà), mentre Nicola Alvaro, Antonio Dalmato e Rocco Salerno, pur essendo stati rimessi in libertà per il delitto associativo per decorrenza termini rimangono detenuti per riciclaggio.

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