METROPOLIS | Legambiente: «Avevamo già denunciato lo scempio nel 2010»
CATANZARO «Le mani della `ndrangheta sul turismo calabrese. Dai grandi traffici di droga ai villaggi turistici dello Jonio passando per un sofisticato sistema europeo di riciclaggio del denaro sporc…

CATANZARO «Le mani della `ndrangheta sul turismo calabrese. Dai grandi traffici di droga ai villaggi turistici dello Jonio passando per un sofisticato sistema europeo di riciclaggio del denaro sporco». Lo afferma, in una nota, Legambiente facendo riferimento all`operazione “Metropolis” condotta martedì dalla guardia di finanza contro le cosche Morabito e Aquino della `ndrangheta che ha portato al sequestro di beni per 450 milioni e di 17 villaggi turistici. «Quello svelato dall`inchiesta “Metropolis” della Dda diReggio Calabria – afferma Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente – è un quadro inquietante non solo perché apre uno squarcio davvero profondo sulla modernità della `ndrangheta e sulla sua capacità di infiltrazione nel settore turistico della regione, ma anche perché conferma dal lato giudiziario la posizione degli ambientalisti, pronti a denunciare lo scempio ecologico e urbanistico prodotto dalla costruzione dei residence, a partire dai rapporti “Mare monstrum” ed Ecomafia».
«Nell`estate 2010, infatti – afferma ancora Legambiente nella nota – la tanto vituperata Goletta Verde di Legambiente compì un blitz a Brancaleone per accendere i riflettori sul villaggio “Gioiello del mare”, che figura tra i 17 villaggi sequestrati, di cui 12 nella Locride e altri quattro nella vicina Isca sullo Jonio, assieme ad altre 1.300 unità abitative per un valore complessivo di 450 milioni di euro, costruito su un`area dallo straordinario valore ambientale, scelta come luogo di nidificazione dalle tartarughe marine. Un blitz che, tanto per cambiare, scatenò le ire degli uomini delle istituzioni locali e costò agli ambientalisti addirittura una querela per diffamazione da parte dei titolari della società, poi archiviata dal Tribunale di Roma. Dietro quel villaggio turistico, si scopre oggi, c`è il famigerato clan Morabito di Africo, la potente costa del boss Peppe “Tiraddrittu”, capace di tessere una rete internazionale per i più loschi affari, dalla droga ai traffici di rifiuti, e di coinvolgere faccendieri di ogni risma». «Le nostre denunce contro il villaggio “Gioiello del mare” e la cementificazione selvaggia di quel tratto di costa calabrese erano più che fondate – afferma Nunzio Cirino Groccia, della segreteria nazionale di Legambiente, portavoce di Goletta Verde in occasione del blitz dell`estate del 2010 – e a nulla sono valsi i tentativi di intimidirci con azioni di querela per diffamazione che poi sono state archiviate. Chiediamo ora alla magistratura di indagare anche su eventuali reati ambientali e urbanistici commessi nel realizzare quei complessi turistici su una delle aree più delicate e sensibili del mare italiano e le responsabilità degli amministratori locali che hanno autorizzato lo scempio».