La storia della motonave Korabi, gli affondamenti sospetti, le ombre sullo spiaggiamento della motonave Rosso, come su altre imbarcazioni cariche di materiale tossico-nocivo. Ma anche il decesso per cause ancora da comprendere di uno dei principali protagonisti di questa lunga e complessa vicenda dai contorni opachi: il capitano di corvetta Natale De Grazia. Venticinque anni di storia che vengono passati in rassegna lasciando più dubbi che certezze. In sintesi questa è la sensazione che si prova a leggere la relazione sul fenomeno delle “Navi a perdere” depositata dalla Commissione parlamentare d`inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti.
Un lungo elenco di casi irrisolti, dove a far da padrone sembrano essere più i poteri forti – su tutti il ruolo dei servizi segreti – che non si sono rivelati esattamente elementi di sostegno alle indagini condotte da varie Procure italiane. «Gli sforzi investigativi profusi nello svolgimento delle indagini concernenti i traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi – scrivono nella relazione i commissari – si sono puntualmente arrestati allo stesso punto, ovverosia allorquando si è introdotto il tema della Somalia e il tema attinente ai traffici internazionali di armi e rifiuti».
Un muro di gomma davanti al quale tutte le Procure che si sono occupate di navi dei veleni in questi ultimi 25 anni si sono impattate e, sostanzialmente, arrese. Anche per la scarsissima disponibilità dimostrata dallo Stato ad approfondire una questione così delicata. Chiare e cristalline come esempio di queste difficoltà arrivano le parole rilasciata dall`allora sostituto procuratore di Reggio, Alberto Cisterna, nel corso dell`audizione del 9 dicembre del 2009 davanti la Commissione parlamentare. «Immaginate un piccolo ufficio – afferma Cisterna a proposito del faldone sulle “navi a perdere” della Procura di Reggio – , con il peso di un’indagine complessa e con l’impegno di una spesa considerevole, in un clima di grande preoccupazione dovuta anche alla morte del comandante De Grazia, che aveva segnato anche psicologicamente i protagonisti di questa vicenda. Lo scenario indubbiamente avvalorava queste preoccupazioni. Ricordo che si temeva di essere in qualche modo sorvegliati o intercettati. Vennero fatte delle bonifiche negli uffici che si trovavano distanti dai nostri proprio per questo motivo».
Parole che spingono i parlamentari a sostenere che l`attività portata avanti dai magistrati per comprendere lo smaltimento illecito di rifiuti radioattivi o tossici «si è costantemente scontrata con difficoltà insormontabili, nel senso che, per usare una facile metafora, si è dovuta spingere verso i confini conosciuti del diritto, ed è giunta sempre in luoghi posti al di là delle Colonne d’Ercole, dove semplicemente il diritto non esiste».
Ancora più esplicita diviene la commissione quando traccia il profilo della condotta dei Servizi su vicende come la morte del capitano De Grazia e lo spiaggiamento della motonave Jolly Rosso. «La dedotta “ignoranza ufficiale” dei servizi di sicurezza – si legge nella relazione – in ordine a vicende che di per sé appaiono come assai sospette: morte del Capitano De Grazia, spiaggiamento della motonave Jolly Rosso, debba necessariamente ascriversi o ad uno svolgimento di tale attività in modo non esauriente o negligente, ovvero a ragioni inconfessabili, non necessariamente illecite». Tutti aspetti che non potevano che non tradursi in un nulla di fatto per chiunque avesse avuto “l`ardire” di occuparsi delle navi dei veleni.
Resta una speranza che la stessa commissione affida in conclusione della sua relazione. «È verosimile, quindi, che oggi – si legge nelle battute finali del documento della Commissione – grazie agli strumenti investigativi a disposizione della direzione distrettuale antimafia, ai canali informativi favoriti dalla direzione distrettuale antimafia sia possibile avvicinarsi ad un mondo, quello del traffico transnazionale dei rifiuti tossici, sul quale per troppo tempo non vi sono stati che fondati sospetti e nulla di più». (r.desanto@corrierecal.it)
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