Termina con l`assoluzione dell’imprenditore Pietro Siclari il processo Reggio Nord-Lancio, il procedimento con rito abbreviato scaturito dalle operazioni della Dda che hanno permesso di ricostruire sia gli interessi economici del clan Condello e la rete di professionisti e imprenditori che per anni hanno consentito alla cosca di continuare a macinare profitti, sia la rete di protezione di Domenico Condello, cugino del superboss Pasquale, arrestato dopo una ultradecennale latitanza. Per Siclari, accusato di intestazione fittizia aggravata dal metodo mafioso, il gup Minniti non ha accolto la richiesta di condanna a sei anni di reclusione avanzata dal pm Giuseppe Lombardo in sede di requisitoria, permettendo all’imprenditore – detenuto perché imputato anche nel processo Entourage – di uscire indenne dal procedimento che lo vedeva protagonista. Rimane tuttavia confermato, nonostante riduzioni di pena rispetto a quanto richiesto dal sostituto procuratore, l’impianto accusatorio che inchioda gli altri imputati.
Otto anni di reclusione, a fronte dei dodici richiesti, sono andati a Domenico Viglianisi, secondo l’ipotesi accusatoria affiliato al clan e autore di una lettera dai contenuti estorsivi inviata ai gestori del “Limoneto”, la discoteca che l`imprenditore Pasquale Rappoccio – a giudizio nel filone che si svolge con rito ordinario – avrebbe acquisito in nome e per conto di Mico Condello e del cognato Bruno Tegano. È invece di quattro anni e otto mesi la pena disposta dal gup per Massimiliano Rechichi, mentre Giuseppe Barillà dovrà scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi. Per entrambi, il pm Lombardo aveva invocato otto anni di reclusione, la medesima pena che ha – invano – chiesto per Pasquale Richichi e Vittorio Pedullà, condannati dal gup a tre anni di carcere.
Condannate con una pena più lieve rispetto a quanto richiesto dal pm anche le due donne coinvolte nelle due operazioni. Il gup Minniti ha disposto infatti che Margherita Tegano, compagna di Domenico Condello, e Mariangela Amato, ritenuta dagli inquirenti una delle fondamentali pedine che hanno consentito al cugino del Supremo di sottrarsi per lungo tempo alla cattura, dovranno passare 4 anni dietro le sbarre. Per loro, Lombardo aveva invocato rispettivamente una condanna a 10 e 8 anni di carcere.
I condannati dovranno inoltre risarcire il ministero dell`Interno con 35mila euro, 40mila euro dovranno essere versati alla Regione Calabria, 45mila euro alla Provincia di Reggio Calabria e 50mila euro al Comune di Reggio Calabria. (0080)
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