Assunzioni sospette a Fincalabra, esposto in Procura
REGGIO CALABRIA «Fabula facta est», la commedia è finita. Aurelio Chizzoniti ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro e a quella della Corte dei conti sulle assunzioni sosp…

REGGIO CALABRIA «Fabula facta est», la commedia è finita. Aurelio Chizzoniti ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro e a quella della Corte dei conti sulle assunzioni sospette in Fincalabra, la società in house controllata al 100% della Regione. La denuncia è già stata assegnata a un magistrato che ha aperto un fascicolo di indagine. Al momento, però, non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati.
Nelle scorse settimane il presidente della commissione di Vigilanza aveva lanciato il suo avvertimento: Umberto De Rose presenti tutta la documentazione relativa alle assunzioni nell’ente sub-regionale o la commissione opterà per le vie legali. Invito a cui il presidente De Rose ha risposto picche, attraverso comunicazioni «anguillesche» e atteggiamenti evasivi. E così a Chizzoniti non è rimasto altro da fare che rivolgersi alla Procura ordinaria e ai magistrati contabili, al fine di fare luce sulle oltre 100 assunzioni perfezionate da Fincalabra attraverso procedure alquanto sospette.
Secondo il consigliere regionale, che di professione fa l`avvocato, potrebbero sussistere i reati di abuso in atti d’ufficio, omissioni in atto d’ufficio, truffa e associazione per delinquere.? Toccherà alla Procura stabilire se le ipotesi avanzate da Chizzoniti siano fondate o meno. ?Nel frattempo, il presidente della commissione continua la sua battaglia, in una vicenda che vede coinvolti anche i figli e i parenti di influenti personalità politiche regionali, che avrebbero ottenuto un lavoro nella partecipata regionale a scapito di altri candidati più preparati, come dimostrerebbero i titoli e i curricula allegati alle candidature.
Chizzoniti, fin dal suo insediamento in commissione, ha voluto vederci chiaro, trovando di fronte a sé il muro di gomma eretto da De Rose, che continua a non riconoscere le funzioni dell’organismo regionale ritenendolo incompetente in materia. L’organismo di controllo del Consiglio, insomma, a parere del presidente di Fincalabra non avrebbe il diritto di mettere il naso nelle faccende che riguardano un ente interamente controllato dalla Regione.
?Eppure, all’inizio di questa storia, De Rose aveva un’opinione diversa. Era il 24 gennaio scorso quando, audito in commissione, giustificava il mancato invio della documentazione richiesta con queste parole: «Perché se mi fosse stato detto vieni in audizione a riferire sulle assunzioni, io sarei venuto attrezzato con tutta la documentazione che è disponibile per tutti sempre, perché Fincalabra è una casa trasparente». E ancora: «La nostra casa è una casa aperta perché è casa vostra, soprattutto perché è controllata al 100% da voi, voi siete i nostri azionisti e avete titolo, diritto e dovere di controllare il nostro operato… quindi noi siamo disponibili, le manderò le carte». ?Ma quello era un altro De Rose rispetto all’uomo che finora si è sempre rifiutato di fornire il materiale richiesto dalla commissione di Vigilanza. Che, a dispetto delle prime affermazioni del presidente di Fincalabra, da organismo titolato a vigilare su una controllata regionale è diventato un ente senza alcun potere di controllo né di intervento. ?Saranno gli organi giudiziari a fare chiarezza. Da parte sua, Chizzoniti ha presentato un corposo esposto di ben 23 allegati, nel quale viene ricostruita con puntualità tutta la vicenda. ?
LE DENUNCE DEGLI ESCLUSI
Chizzoniti sembra mosso da un unico desiderio: riaffermare il principio meritocratico e il diritto al lavoro che Fincalabra avrebbe violato. Al consigliere regionale di “Insieme per la Calabria” sono arrivate decine di segnalazioni da parte dei candidati che quel lavoro in Fincalabra non sono riusciti a ottenerlo, pur avendone i titoli. «Sono grida di dolore che provengono da giovani di tutte le province calabresi, gente ultra preparata che chiede il rispetto di un diritto costituzionale: quello di lavorare». Nell’esposto le testimonianze dei diretti interessati sono circostanziate e offrono un quadro a tinte fosche delle procedure di selezione in Fincalabra. «Pur avendo i titoli per partecipare alla selezione, pur avendo ottenuto un punteggio per rientrare tra gli ammessi alle prove successive, non sono mai stata convocata e non ho mai ricevuto la motivazione della mia non convocazione», spiega una candidata. Le anomalie non sono finite. Un’altra partecipante al bando rivela che «il mio plico, a distanza di una settimana circa dall’espletamento della prova orale, mi è stato restituito intatto, senza neanche essere stato aperto per controllare che io avessi inviato tutta la documentazione comprovante il possesso dei requisiti della suddetta selezione». ?Infine, entra in scena l’aspetto più grottesco, che riguarda le materie oggetto della selezione. Mai chiaramente specificate, chiarisce un altro partecipante. Al punto che per valutare l’effettiva preparazione dei candidati, i selezionatori ponevano domande del tipo «preferisci le persone col sorriso o quelle imbronciate?». Oppure: «Cosa pensi del limite di velocità?». Senza contare la mancata trasparenza in relazione ai punteggi conseguiti dai vari concorrenti. ?
GLI SPONSOR POLITICI
Poi ci sono i «prescelti con autorevoli sponsor politici alle spalle». E ancora una serie di candidati i cui curricula inizialmente non erano stati ritenuti «coerenti» dalla commissione esaminatrice, ma che in seguito sono stati assunti in Fincalabra. Tra questi, spicca il nome di Lory Gentile, figlia del senatore pdl Tonino, che come requisito “vanta” solo la pratica in uno studio legale. Tanto è bastato per farle superare la selezione e ottenere un contratto di 18 mesi da 50mila euro. Nel frattempo – è l’accusa di Chizzoniti – altri giovani in possesso di «lauree, master e dottorati sono stati esclusi». ?
LE BORDATE DI CHIZZONITI
Quello in voga in Fincalabra, secondo Chizzoniti, è un «esercizio spietato del potere, che realizza uno squallido vassallaggio nei confronti dei potenti di turno». Il presidente della commissione di Vigilanza conferma la presenza di vincitori dai nomi «che conducono a spezzoni del mondo politico». «È chiaro – aggiunge – che nel momento in cui ci sono alcuni nomi “sponsorizzati” e “figli di nessuno” emarginati, esiste la predisposizione di iniziative tese a garantire il perseguimento di posti di lavoro per chi ha santi in paradiso». ?Sullo sfondo restano le decisioni di De Rose, determinato a non dare seguito alle richieste di una commissione consiliare. «Non capisco – dice ancora Chizzoniti – l’atteggiamento altezzoso e arrogante di un “subalterno” alla Regione che si è assunto la responsabilità di dissacrare le istituzioni. De Rose suppone che io debba chiedere le carte sia alla Regione che al consiglio regionale, ma questo non vale per una commissione speciale come quella di Vigilanza». ?Una domanda assilla il consigliere regionale: «Se le carte sono in regola, perché non ce le mandano?». Quanto alla scelta di rivolgersi pure alla Corte dei conti, Chizzoniti cita una recente delibera dei giudici contabili, secondo cui anche le società a partecipazione regionale devono procedere al reclutamento del personale nel rispetto dei principi di «trasparenza, pubblicità e imparzialità». ?Ma in Fincalabra i criteri seguiti sembrano andare in tutt’altra direzione, con i candidati «vessati in maniera cinica e spietata». ?
LE RICHIESTE
Chizzoniti va giù duro, e avanza le sue richieste a Procura e Corte dei conti: il sequestro o l’acquisizione di «tutta la documentazione afferente i bandi selettivi pubblicati da Fincalabra dall’anno 2010 a oggi» e la possibilità di interrogare i protagonisti di questa storia. Cioè i candidati esclusi; il dirigente generale dell’assessorato al Lavoro, Bruno Calvetta; tutti i componenti del Cda di Fincalabra; il funzionario della partecipata Antonio Mazzei («incaricato della strategia dilatoria» che De Rose avrebbe messo in atto); i «miracolati», ov
vero vincitori del bando i cui profili erano stati dichiarati non coerenti; i «dottori Lo Giudice – dimissionario – e De Grano – ridimensionato». È una «battaglia di principio, di stile e di legalità», insiste il consigliere di “Insieme per la Calabria”, volta a «impedire la reiterazione di atteggiamenti di questo tipo».
Chizzoniti ha anche confermato l’intenzione di trasmettere l’esposto al governatore Peppe Scopelliti e al presidente del consiglio regionale Franco Talarico. Intanto, Procura e Corte dei conti sono già al lavoro. Mentre in Fincalabra la tensione continua a salire. (0050)