La Provincia, l’università “Mediterranea”, la Regione, gli ospedali “Riuniti” di Reggio Calabria, ma anche quelli di Catanzaro, in fila per l’aeroporto dello Stretto e altre grandi infrastrutture ancora. Sono tanti i lavori calabresi della Siram, che forte degli oltre 12.340 impianti che gestisce per oltre 1400 clienti, non a caso sul sito di pavoneggia come «il leader italiano nei servizi energetici e multitecnologici, che si rivolge al mercato della sanità, dell’amministrazione pubblica, dell’industria, del terziario e del residenziale con l’obiettivo di perseguire l’efficienza energetica e la tutela ambientale». Un colosso da 900 milioni di euro l’anno di fatturato.
Natìa di Venezia, ma finita nelle braccia della multinazionale dell’energia Veolia Environnement, tramite la Dalkia International, negli anni Siram ha collezionato lavori e affari in tutta la penisola, dagli spazi non istituzionali di Regione Lombardia ai lavori ai “Riuniti” di Reggio Calabria, dalla manutenzione per il Pio Albergo Trivulzio, all’università in riva allo Stretto. Negli anni, Siram è cresciuta grazie anche – se non soprattutto – agli appalti pubblici. E sono proprio questi il filo rosso che i pm di varie Procure seguono per andare a bussare alle porte degli ovattati uffici del colosso dell’energia. Anche il sostituto procuratore della Dda reggina, Giuseppe Lombardo, titolare dell’inchiesta “Breakfast” che ha messo nei guai la Lega Nord, è inciampato nella Siram.
L`azienda era infatti uno dei terminali della triangolazione fra l`ex tesoriere della Lega, Belsito, quello che gli inquirenti considerano l`uomo dei De Stefano in Liguria, Romolo Gilardelli, e quello che fino a poco tempo fa era solo uno sconosciuto imprenditore veneto, Stefano Bonet. E` attraverso la vorticosa triangolazione di denaro fra la Solare, la Polare scarl e la Marco Polo di Bonet e lo stesso Belsito che – ipotizzano gli inquirenti – sarebbero transitati milioni di euro, arrivati anche in Tanzania e a Cipro. Stando al meccanismo ricostruito dagli investigatori, la Siram – con la quale la Polare «ha stipulato un accordo commerciale nel settore dell`innovazione e della ricerca, giovandosi del patrocinio politico di Belsito» – acquista servizi dalla Polare per circa 8 milioni di euro. Questa a sua volta compra consulenze per 7 milioni dalla Marco Polo, quindi attraverso quest`ultima, la medesima cifra torna nuovamente alla Siram. Stesso meccanismo sembra governare i rapporti fra Siram, Polare e Fin.tecno. Passaggi che gli uomini della Dia così ricostruiscono: «La chiave dei rapporti criminogeni va ricercata in quella serie di passaggi milionari tra grandi società che si occupavano di consulenza, ricerca e innovazione tecnologica. Affari per svariati milioni, che consentivano utili sotto forma di crediti d’imposta e garantivano il riciclaggio di soldi sporchi. Oscuri traffici che coinvolgevano direttamente Belsito e gli amministratori di alcune aziende che operavano anche in Calabria. Tra queste sicuramente anche la Siram».
Nei diversi passaggi, ci sono centinaia di migliaia di euro, che si disperdono in mille rivoli, per confluire poi nelle più diverse tasche, come quelle del tesoriere della Lega Belsito. E non solo.
L’ex tesoriere della Lega, registrano gli inquirenti, non si muove da solo. Suo socio storico è quel Romolo Girardelli che da decenni le Procure accreditano come uomo del clan De Stefano, vicino al “ministro delle Finanze” del clan, Paolo Martino e in rapporti con quello che degli arcoti è il responsabile Esteri, Vittorio Canale. Ma all’ombra dell’ormai ex tesoriere della Lega, a muoversi è soprattutto quel Bruno Mafrici, sedicente avvocato, natìo di Melito Porto Salvo, che inspiegabilmente è proprio Belsito a chiamare come suo consulente al ministero della Semplificazione che fu del leghista, Roberto Calderoli. Così come è con lui che divide gli spazi dell’ufficio di Mgim, studio commerciale dell’ex tesoriere dei Nar, Lino Guaglianone, crocevia di affari della finanza meneghina, come – soprattutto – della grande borghesia reggina. E sono tanti i reggini che a via Durini 14, dove lo studio ha sede, si sono presentati a bussare. Più o meno noti imprenditori, così come noti o presunti uomini dei clan, finiti – anche loro – nel mirino del pm Lombardo. Uomini che – casualmente – con la Siram hanno spesso avuto contatti. Dal filone reggino dell’indagine emergerebbe infatti il contatto tra l’azienda e “l’ammiraglio” Girardelli, uomo vicino a Paolo Martino, condannato a 17 anni di carcere nell’ambito del processo “Redux-Caposaldo”, ma fino al suo arresto ritenuto uomo chiave per gli affari in Lombardia. E proprio di un affare – quello tra Siram e Carbotermo spa presso l’ospedale San Matteo di Pavia – stava discutendo il boss Martino con l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco, recentemente condannato a Milano per concorso esterno in associazione mafiosa. Un appalto milionario finito nel filone delle indagini aperto dalla Procura di Reggio Calabria, che – forse – sul rapporto fra la Siram e la Calabria ha deciso di vederci più chiaro. Anche perché gli elementi – quanto meno curiosi – non mancano. Non ultima, quella strana partnership con la società in house della Regione Lombardia, “Infrastrutture Lombarde”, dalla quale Siram ha ricevuto l’appalto per la costruzione di un modernissimo impianto «di trigenerazione», capace di produrre contemporaneamente energia elettrica, termica e refrigerante. Un impianto di cui solo Siram ha i brevetti e che l’impresa ha in progetto a Milano, ma – forse – si prepara ad esportare. E probabilmente nessuno si stupirebbe, se l’avanguardistico impianto sbarcasse in Calabria, dove “Infrastrutture Lombarde” ha avuto il contestatissimo incarico di sovrintendere alla realizzazione degli ospedali previsti nel nuovo piano sanitario regionale. Un progetto di cui si discuteva nelle riservatissime stanze di via Durini 14. Un progetto di cui – forse – c’è traccia nei milioni di terabyte di documenti sequestrati nei server della Mgim per ordine del pm Lombardo, che dall’aprile scorso su quelle tracce non ha mai smesso di lavorare. (0050)
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