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cronaca

Milano, call center divorato dalle ‘ndrine

ROSARNO T.V., ex titolare della Blue call, grande impresa milanese che gestiva call center per “le primarie aziende italiane”, sequestrata lo scorso novembre per l`infiltrazione della `ndrangheta, ha…

Pubblicato il: 12/06/2013 – 18:40
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Milano, call center divorato dalle ‘ndrine

ROSARNO T.V., ex titolare della Blue call, grande impresa milanese che gestiva call center per “le primarie aziende italiane”, sequestrata lo scorso novembre per l`infiltrazione della `ndrangheta, ha patteggiato una pena di due anni, senza sospensione condizionale, e ha anche deciso di versare 2mila euro, come risarcimento, all`associazione “Libera” di don Luigi Ciotti, che da anni contrasta le mafie. Oggi, inoltre, davanti al gup di Milano, Andrea Salemme, altri sette imputati, accusati, a vario titolo, di intestazione e trasferimento fraudolento di beni (in relazione alle quote della società) ed estorsione (reati tutti aggravati dalla finalità mafiosa) sono stati condannati a pene che vanno da un anno e due mesi a otto anni e sei mesi di carcere.
Nata nel 2008 con 87 addetti, la Blue Call (sede a Cernusco sul Naviglio, Milano) nel 2010 aveva già 872 lavoratori. E proprio in quell`anno, stando alle indagini, quando il fatturato sfiorava i 14 milioni di euro, Umberto Bellocco, “giovane rampollo” di una delle più potenti famiglie della Piana di Gioia Tauro, decise di entrare coi suoi uomini nell`azienda, «senza mettere un euro», e in poco più di un anno, stando all`ordinanza d`arresto, ne assunse il controllo “divorando” l`azienda: nel giro di due anni 600 lavoratori vennero mandati a casa.

L`OPERAZIONE
Lo scorso 24 novembre erano state arrestate, su ordine del gip di Milano Giuseppe Gennari e su richiesta del procuratore aggiunto della Dda Ilda Boccassini e del pm Paolo Storari, una ventina di persone, tra cui anche Andrea Ruffino, anche lui all`epoca titolare della Blue Call. Secondo il gip che aveva firmato le misure cautelari, «l`infiltrazione» era stata «in qualche modo gradita in quanto i soci espressione della `ndrangheta assicurano protezione e difesa all`azienda da attacchi esterni provenienti da altri gruppi criminali». Ruffino, che ha subito anche pesanti minacce dagli uomini del clan e, in seguito, ha collaborato alle indagini, è stato condannato a due anni e otto mesi con la concessione delle attenuanti generiche. Michelangelo Belcastro, invece, una sorta di “testa di legno” del clan Bellocco, è stato condannato a tre anni e quattro mesi, mentre per Raffaele Rullo, accusato di intestazione fittizia e estorsione, sono arrivati otto anni e sei mesi di carcere. Per Umberto Bellocco e per altri imputati, invece, è in corso il processo con rito ordinario. Nel corso del procedimento, infine, molti imputati sono stati scarcerati e posti agli arresti domiciliari dal Riesame.

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