TORINO «Il Piemonte non è la Calabria». Con questa frase l`avvocato Cosimo Palumbo ha aperto le arringhe difensive del processo “Minotauro” sulle infiltrazioni della `ndrangheta in provincia di Torino. La Procura ha chiesto 73 condanne per un totale di 733 anni. Per le difese, la tesi di un`unica organizzazione centralizzata non è però credibile. «Non si potrà quindi parlare – ha sostenuto Palumbo – di un unico reato, ovvero del 416 bis, ma al più di singole e distinte autonome indipendenti realtà territoriali, all`interno delle quali la verifica del metodo dell`intimidazione e del clima di omertà dovrà essere effettuata dal Tribunale».
Tre, secondo Palumbo, gli elementi che mancherebbero alle cellule piemontesi per essere definite organizzazioni `ndranghetistiche: «La forza di intimidazione, la proiezione all`esterno e la sussistenza di un “Crimine” (il braccio violento della `ndrangheta)». (0050)
x
x