COSENZA Utilizzavano i soldi riscossi attraverso le tasse per conto di numerosi Comuni, circa 15 milioni di euro, anche per fare shopping su Internet: quattro imprenditori, amministratori della Sogefil, società di riscossione tributi del Cosentino, sono stati arrestati dal Nucleo speciale di polizia della Guardia di finanza per associazione a delinquere e peculato. Si tratta di una coppia di coniugi – Mario Lo Po (50 anni) e Giovanna Trovato (36 anni, ex componente del cda) –, di Leonardo Trovato (33 anni, fratello di Giovanna, attuale membro del cda della Sogefil) e Maria Grazia Lo Po (45 anni, sorella di Mario). Mario e Maria Grazia Lo Po (presidenti del cda di Sogefil) sono stati condotti in carcere, mentre le altre due persone sono state poste ai domiciliari.
Contestualmente agli arresti sono in corso di esecuzione sequestri preventivi ai fini della confisca per equivalente di appartamenti, ville, boxe e terreni. Parte del denaro introitato sarebbe stato speso per acquisti su siti di e-commerce e per ricare carte postepay in uso agli amministratori della società. Dall`analisi della contabilità e dei rapporti di conto corrente sono emersi pagamenti per diverse centinaia di migliaia di euro nei confronti degli stessi amministratori e delle imprese a loro collegate per non meglio specificate consulenze.
Agli amministratori arrestati sono stati contestati anche il falso in bilancio, la formazione fittizia del capitale sociale e l`ostacolo all`esercizio delle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza.
L`inchiesta sulla Sogefil ha radici lontane, che affondano nel 2005. E proseguirà anche dopo i provvedimenti decisi dal gip di Cosenza. Il fulcro sono i crediti riscossi dalla società e mai versati ai Comuni. Quelli coinvolti sono 80. Non tutti esemplari nel comportamento con l`azienda che riscuoteva per conto loro. Alcuni si sono, infatti, rivolti alla magistratura per segnalare i mancati versamenti. Altri, invece, hanno preferito chiudere un occhio. E in alcuni casi, secondo quanto è emerso nella conferenza stampa convocata a Cosenza, in Procura, la connivenza con il meccanismo truffaldino si è convertita in assunzioni clientelari. Su questo gli investigatori non si sbilanciano, limitandosi a dire che l`inchiesta, che conta già 14 indagati, proseguirà. E che le indagini si incrociano con un altro procedimento che ha fatto molto rumore nel capoluogo bruzio. Si tratta dell`inchiesta Eolo, che cerca di far luce sulle distorsioni calabresi nel business delle energie alternative, e in particolare dell`eolico. Tra il caso Sogefil e l`indagine sulle pale del parco “Pitagora” di Isola Capo Rizzuto, ci sarebbero alcuni nomi in Comune. Incroci che non sono sfuggiti agli inquirenti: proprio Lo Po, infatti, era indicato come il destinatario finale di alcune somme di denaro «erogate dai privati a titolo di tangente sotto la finta veste di pagamento di consulenze». Tangenti che servivano, secondo la Procura di Catanzaro, per assicurarsi la possibilità di realizzare i parchi eolici. Ma i nomi in comune tra le due inchieste sarebbero anche altri: quelli di imprenditori seduti sia nei board di alcune società interessate al settore eolico che ai vertici della Sogefil.
L`inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto, Domenico Airoma, e dal pm Donatella Donato, in collaborazione con i finanzieri del comando provinciale di Cosenza. (0020)
x
x