La furia di Chizzoniti: «Ora Pezzi deve dimettersi»
REGGIO CALABRIA «Caro Aurelio, in relazione alla querelle che ti vedono coinvolto nei confronti della struttura subcommissariale per il Piano di rientro dal debito sanitario e segnatamente nei confro…

REGGIO CALABRIA «Caro Aurelio, in relazione alla querelle che ti vedono coinvolto nei confronti della struttura subcommissariale per il Piano di rientro dal debito sanitario e segnatamente nei confronti del generale Luciano Pezzi, ti prego, nell’interesse di tutti noi, di far cessare questo conflitto». L’unico effetto che la compita letterina con cui il governatore Giuseppe Scopelliti ha tentato di disinnescare la polemica fra il presidente della commissione regionale di Vigilanza, Aurelio Chizzoniti, e il generale Pezzi, sub commissario al Piano di rientro sanitario, è stato quello di dar fuoco alle polveri di uno scontro ormai impossibile da sanare.
«DIMISSIONI ORA»
Il gran rifiuto che il sub-commissario per ben due volte ha opposto alla convocazione della Commissione, che da lui voleva avere lumi sulla distribuzione del budget sanitario e i criteri in base ai quali è avvenuta, sembra aver scavato un’insanabile trincea tra il delegato del governo e i rappresentanti della Regione. È infatti con parere unanime che la commissione di Vigilanza – annuncia oggi Chizzoniti – ha chiesto l’immediata rimozione di Pezzi, l’intervento dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato e l’apertura di una Commissione d’inchiesta sulla sanità.
«Pezzi dovrebbe avere la sensibilità di lasciare immediatamente la Calabria che lo ospita e lo paga. E visto che è venuto qui a controllare le spese potrebbe iniziare riducendosi il lauto stipendio che noi calabresi gli paghiamo», dice con voce pacata, ma toni durissimi il presidente della Commissione che al sub commissario non perdona «l’atteggiamento da proconsole» che a suo dire ha avuto nei confronti della Regione, ma soprattutto – sottolinea – dei calabresi.
«IN VAL D’AOSTA SAREBBE SUCCESSO?»
«Dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da operatori del settore sanitario sull’utilizzo di criteri anomali per la quantificazione del budget, la Commissione ha tentato di sentire l’altra campana, convocando il generale Pezzi». Una convocazione che il commissario ha ignorato prima adducendo impegni istituzionali, quindi non riconoscendo ai rappresentanti della Regione alcuna facoltà nei confronti di un delegato del governo. Spiegazioni che sono arrivate più a mezzo stampa che nelle sedi dovute, sottolinea Chizzoniti, che si chiede: «Ma se fosse stato inviato in Friuli, in Valle d’Aosta o Toscana, si sarebbe comportato nello stesso modo? Io credo di no». E all’indirizzo del sub commissario – un “caudillo”, per il presidente – non si risparmiano affermazioni pesanti: «Il comportamento di Pezzi costituisce un insulto, un’offesa e un oltraggio al popolo calabrese perché noi non siamo stati scelti dal governo, ma abbiamo vinto battaglie elettorali, e nel mio caso anche giudiziarie – ricorda Chizzoniti, in riferimento al “caso Rappoccio” – e siamo stati scelti dal popolo calabrese».
«LE SEI BUGIE DI PEZZI»
Quel no rotondo che il generale ha risposto alla convocazione della Commissione, per Chizzoniti è un insulto non solo all’istituzione che presiede ma a tutti i calabresi. Anche perché «Pezzi mente sapendo di mentire, è un bugiardo, sei volte bugiardo» – continua determinato il presidente – che punto per punto – e carte alla mano – ha voluto rispondere alle argomentazioni che il generale – a mezzo stampa – ha utilizzato per giustificare la decisione di dribblare i chiarimenti chiesti dalla Regione. Un atteggiamento non nuovo per Pezzi, che anche quando è stata la Commissione regionale per la Sanità a convocarlo, ha preferito fare spallucce. Ai consiglieri regionali che il 16 giugno 2011 e il 7 luglio dello stesso anno, lo attendevano assieme al dirigente per il Piano di rientro, Scaffidi, i due si sono limitati a far pervenire un fax con cui comunicavano di non poter essere presenti. Uno schiaffo per i politici locali, che agli atti di quelle sedute lasciano parole di fuoco, come quelle del consigliere del gruppo Misto Ferdinando Aiello, «offeso dai comportamenti dei due che delegittimano la Commissione, negandole di fatto competenze che le sono proprie» o del collega del Pd, Carlo Guccione, che ha voluto evidenziare come «la Commissione sanità non sia nelle condizioni di svolgere il proprio mandato istituzionale perché delegittimata delle proprie funzioni». Strali che non serviranno a convincere Pezzi a presentarsi in occasione della successiva convocazione, tentata invano per l’8 settembre dello stesso anno.
«L’invenzione di “lesa maestà” è dovuta solo al fatto di essere messo con le spalle al muro», afferma con enfasi Chizzoniti, ricordando al generale che «la commissione di Vigilanza ha potere di inchiesta sulla Regione e su enti e società ad essa collegate, dunque a maggior ragione sulle Asp».
E soprattutto, non si stanca di ripetere il presidente, in presenza di anomalie denunciate dagli operatori del settore e che trovano eco nei rilievi – che il generale nega, ma Chizzoniti, carte alla mano, è in grado di dimostrare – messi nero su bianco dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato. Con una succinta nota del 14 marzo di quest’anno, il presidente dell’Authorithy, Giovanni Pitruzzella, fa notare che la decisione di assegnare fondi pubblici alle strutture private convenzionate in funzione dei fatturati realizzati negli anni precedenti «è idonea a sollevare criticità di natura concorrenziale in quanto (…) cristallizza di fatto le posizioni degli operatori preesistenti sul mercato e non consente un adeguato sviluppo delle strutture maggiormente efficienti». Inoltre, sottolinea ancora Pitruzzella, «ostacola l’accesso sul mercato anche di nuovi soggetti imprenditoriali, che a parità di capacità tecnico professionale vengono, in tal modo, inevitabilmente pregiudicati». Per questo – già diversi mesi fa – l’Autorità garante suggeriva alla Regione Calabria di abbandonare il criterio di spesa storica per la distribuzione dei fondi e di utilizzarne di diversi «ispirati al principio di non discriminazione, alla valorizzazione del livello di efficienza della singola struttura nonché all’effettivo soddisfacimento delle esigenze della domanda». Lo stesso Tar Calabria – ricorda Chizzoniti – nonostante Pezzi lo neghi, ha annullato diversi atti deliberativi connessi alle assegnazioni di budget. «Pezzi ignora una sentenza che lo riguarda personalmente. Lo studio Rotundo ha una faida aperta con il sub commissario che si rifiuta di attuare una sentenza del Tar del 27 luglio 2012».
E se questo non bastasse a mettere in difficoltà il sub commissario, che ha sempre affermato di aver concordato con le singole realtà territoriali le necessità di budget, è arrivata anche l’audizione di diversi dirigenti delle Asp calabresi, come la dottoressa Angelina Rizzuti di Crotone, o l’avvocato Francesco Procopio di Vibo, che ieri in commissione Vigilanza hanno denunciato come da anni non ci sia «la facoltà di modificare una sola virgola» dello schema che la Regione invia. Un compito che – stando a quanto Pezzi ha di recente dichiarato – non spetterebbe al sub commissario. Eppure, dimostra Chizzoniti – sventolando contento la delibera con cui il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, nel 2010 nominava il generale – al punto quattro si indica esplicitamente che fra i compiti assegnati a Pezzi c’è anche «la definizione dei contratti con gli erogatori privati accreditati e dei tetti di spesa delle relative prestazioni». «Questa è la fuga e la latitanza del generale Pezzi» tuona Chizzoniti, che non esita a citare anche “L’arte della guerra” del generale cinese Sun Tzu, per invitare il sub commissario Pezzi a togliere il disturbo. (0050)