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"Crimine", le richieste arriveranno a settembre

REGGIO CALABRIA Bisognerà aspettare settembre per sapere se la pubblica accusa chiederà la conferma o la riforma delle 92 condanne e 27 assoluzioni con cui si è chiuso il primo grado del procedimento…

Pubblicato il: 18/07/2013 – 18:19
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"Crimine", le richieste arriveranno a settembre

REGGIO CALABRIA Bisognerà aspettare settembre per sapere se la pubblica accusa chiederà la conferma o la riforma delle 92 condanne e 27 assoluzioni con cui si è chiuso il primo grado del procedimento abbreviato Crimine. Di fronte alla Corte presieduta da Rosalia Gaeta, il pm Giovanni Musarò – che assieme al collega della Dda, Antonio De Bernardo, è stato applicato al dibattimento per affiancare il pg Francesco Scuderi – ha solo iniziato a delineare i tratti distintivi della maxi-inchiesta sfociata nell’operazione che il 13 giugno 2010 ha portato a oltre 300 arresti fra Milano e la Lombardia. Un’indagine – ha detto Musarò – che soprattutto è riuscita a disegnare in maniera chiara la `ndrangheta come un’organizzazione strutturata in `ndrine autonome, ma profondamente collegate fra loro, ramificate in ogni continente ma con il baricentro in provincia di Reggio Calabria. Un’organizzazione dunque unitaria, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice che prendono e ratificano le decisioni più importanti. Come la “Provincia” – ha  spiegato il pm -, una struttura sovraordinata a regolamentare la politica criminale, l’osservare e far osservare le regole ai rappresentanti e ai partecipi dei locali. Un organismo che, dalla remota provincia in fondo allo Stivale, detta legge a Milano come in Australia, a Genova come in Germania o in Canada.  Un filo rosso – ha spiegato Musarò – che maxiprocessi come Olimpia, che ha fatto luce su quella guerra di `ndrangheta che in meno di due anni ha fatto registrare oltre settecento morti solo a Reggio città, o “Armonia”, che ha svelato l’esistenza del “Crimine” come camera di compensazione dei clan della provincia jonica -, hanno iniziato a tessere, e il processo Crimine potrebbe riuscire a seguire fino a giungere a una trama definita.
E forse per questo un’indagine come Crimine – sembra suggerire nel corso della sua requisitoria  Musarò – faceva paura. Solo così, a detta del pm si potrebbe spiegare la determinazione e l’impegno con cui la talpa dei Servizi, Gianni Zumbo, ha provveduto a soffiare all’orecchio del boss Pelle particolari ancora inediti dell’inchiesta in corso. Una vicenda – afferma il sostituto della Dda – su cui rimane ancora un «cono d’ombra che copre i mandanti». Ombre dietro cui si celano forse «quei servizi segreti deviati che mandando Zumbo a casa Pelle volevano assestare un colpo durissimo all`indagine». (0090)

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