Revoca dei domiciliari a Rappoccio Le ragioni della Procura
REGGIO CALABRIA Se Rappoccio metterà piede in consiglio regionale, per lui potrebbero scattare le manette, ma fino a quando non varcherà la soglia di Palazzo Campanella “la sopravvenuta esigenza caut…

REGGIO CALABRIA Se Rappoccio metterà piede in consiglio regionale, per lui potrebbero scattare le manette, ma fino a quando non varcherà la soglia di Palazzo Campanella “la sopravvenuta esigenza cautelare relativa al pericolo di reiterazione di reati della stessa specie appare indimostrata”. È questo il significato del provvedimento con cui il Tribunale ha respinto l’istanza di ripristino della custodia cautelare agli arresti domiciliari che il procuratore capo della Dda Federico Cafiero de Raho ha voluto di suo pugno firmare, chiamando a sottoscriverla anche Stefano Musolino, il pm che solo poche settimane fa, insieme al procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, aveva dato parere favorevole alla scarcerazione.
Un’istanza durissima, che ribalta totalmente il parere precedentemente espresso e che – stando ad alcune fonti – lo stesso de Raho si sarebbe occupato personalmente di presentare. Allo stesso modo, personalmente si sarebbe occupato di presentare un nuovo ricorso al Tribunale del riesame, che ha fissato l`udienza per il 7 agosto.
Per il procuratore capo della Dda, Rappoccio non doveva lasciare gli arresti domiciliari e lì deve tornare al più presto, perché da libero “in modo insopportabile in uno Stato di diritto, può recuperare, come anche notizie di stampa hanno evidenziato, dandone ampio risalto, il seggio al consiglio regionale, così conseguendo il risultato illecito della condotta per cui è a processo”.
Una situazione paradossale – si sottolinea nel provvedimento – che già il Tribunale del Riesame aveva esaminato ravvisando esigenze cautelari così pressanti da rendere necessaria la custodia cautelare in carcere. Per i giudici del Riesame – che nell’articolato provvedimento avevano ricostruito il sistema nascosto dietro le tre presunte cooperative fantasma, non solo riconducibili a Rappoccio ma costituite esclusivamente per alimentare la sua personalissima macchina elettorale – l’elezione del politico in consiglio regionale sarebbe stato un obiettivo di “tutta la struttura investigata, la quale otteneva dall’elezione del Rappoccio, ovvero dal consolidamento della sua posizione sullo scenario politico calabrese, sicuri vantaggi, consistenti, per come accertato dalle indagini, nella possibilità di essere inseriti nelle strutture politico amministrative di staff del consigliere ovvero ricoprendo incarichi retribuiti”. Incarichi che per i magistrati sono sicuro indice di “un corrispettivo all’attività delittuosa compiuta in seno all’associazione per delinquere contestata”.
Circostanze che il provvedimento dei giudici del Riesame tratteggia in modo dettagliato – e l’istanza a firma del procuratore capo della Dda richiama in toto – ma soprattutto, sottolinea allarmato Cafiero de Raho, potrebbero tornare a verificarsi se il prossimo 25 luglio Rappoccio rivendicasse il suo reintegro in consiglio regionale. Una situazione che per il procuratore capo della Dda appare “al di fuori di qualunque previsione e garanzia”. Parole lapidarie, come le conclusioni cui Cafiero de Raho giunge per fondare la sua istanza di appello alla revoca della misura cautelare a carico del consigliere regionale “lo Stato di diritto esclude che il Rappoccio possa tornare a sedere in consiglio regionale prendendosi gioco delle regole democratiche in materia di elezioni e conseguire il risultato illecito delle condotte per cui sono state elevate gravi contestazioni”.
Tutti motivi che hanno spinto i magistrati della Dda reggina a presentare ricorso di fronte al Tribunale del Riesame, chiamato a decidere il prossimo 7 agosto sulla posizione di Rappoccio. Ma nel frattempo, giovedì 25 luglio, il politico potrebbe tornare a sedere fra i banchi della maggioranza in Regione. E sempre domani, alle 15, Rappoccio terrà una conferenza stampa nell’aula Commissione consiliare di Palazzo Campanella. (0070)