Primario sospeso perché ammalato. Ma stava benissimo
CATANZARO Attilio Renzulli aspettava da mesi l`incontro con la Commissione medica di verifica dell`ospedale Mater Domini. Era stato rimosso dal suo posto di lavoro – primario del reparto di Cardiochi…

CATANZARO Attilio Renzulli aspettava da mesi l`incontro con la Commissione medica di verifica dell`ospedale Mater Domini. Era stato rimosso dal suo posto di lavoro – primario del reparto di Cardiochirurgia – per questioni di salute. Quell`incontro è arrivato e i colleghi del medico hanno stabilito che «è idoneo allo svolgimento dell`attivita medico/assistenziale». Finisce così la prima parte di una contesa che potrebbe apparire come la “banale” sospensione di un primario, ma – come tutto ciò che ruota attorno alla sanità – è legata a interessi enormi, politici e no. Renzulli – che chiede, attraverso il suo legale Francesco Pitaro, di essere reintegrato entro 48 ore in reparto – ha sempre sospettato che dietro il suo allontanamento si nascondessero interessi che poco avrebbero a che fare con la cura delle malattie. Di questi dubbi, il medico ha parlato a maggio con il Corriere della Calabria, rievocando l`iter della sua sospensione, arrivata dopo un ricovero e la successiva ricaduta, seguita al suo ritorno in corsia. «Mi hanno comunicato l`allontanamento mentre avevo ancora i tubi del respiratore infilati nel naso», ha spiegato il dottore. Stupito, oltretutto, da un provvedimento (la sospensione) ratificato con tempi rapidissimi: «In quest`azienda si pagano i fornitori con tempi superiori a mille giorni, ma per decidere di tagliare il mio stipendio e impedirmi di entrare in sala operatoria sono stati efficientissimi». Il motivo di tanta attenzione? «Perché sono un rompiscatole, ma soprattutto perché attorno alla Cardiochirurgia calabrese ruotano da sempre grandi interessi politici, imprenditoriali e accademici».
Gli interventi cardiochirurgici sono i più costosi per le casse pubbliche. In questo settore si dovrebbe investire molto. Invece – riprendiamo ancora le parole dell`intervista a Renzulli – «si è investito moltissimo nella cardiologia a Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, mentre la cardiochirurgia pubblica non ha avuto il becco di un quattrino».
Il primario campano, che lavora da anni a Catanzaro, aveva chiesto interventi per il reparto. In particolare, la creazione di una unità di terapia intensiva dedicata al reparto. Un passaggio fondamentale dal punto di vista medico: bisogna evitare che pazienti cardiochirurgici e di altri reparti convivano nello stesso ambiente per ridurre il rischio di infezioni letali. Dopo «numerosissime richieste rimaste prive di risposte e di interventi, il professor Renzulli ha chiesto – scrive il suo legale – con atto inviato al rettore e al direttore generale dell’Azienda Mater Domini e al presidente Scopelliti, l’utilizzo per uso esclusivo della cardiochirurgia dell’unità di terapia intensiva nonché la divisione medico/strutturale della sala operatoria della cardichirurgia dalle altre sale operatorie, avvertendo che in mancanza avrebbe chiesto l’intervento della Procura della Repubblica e del Ministero al fine di verificare la salubrità degli ambienti e la conformità alla normativa dei detti ambienti».
Da quel momento – continua la diffida firmata da Pitaro – «i soggetti destinatari delle richieste hanno avviato un percorso diretto a “rimuovere” il Renzulli dal ruolo di primario della cardiochrirugia e addirittura dal reparto».
Un percorso che si è scontrato con la decisione della Commissione: il primario rimosso è in perfetta salute e chiede di tornare al proprio posto. E anche di «emettere un avviso/bando per la nomina e scelta del primario che deve essere individuato alla luce dei criteri di legge e dei titoli e dell`esperienza medica e scientifica e sanitaria svolta». (0020)