La Squadra Mobile di Reggio Calabria ha arrestato ieri il direttore del periodico “Il Dibattito”, Francesco Gangemi, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Catania a firma di Elvira Tafuri per alcune condanne passate in giudicato per un totale di due anni di reclusione. Il provvedimento a carico di Gangemi scaturisce da una serie di condanne per diffamazione a mezzo stampa. Gangemi, 79 anni, dopo essere stato trasportato in Questura è stato poi trasferito all`interno del carcere di Reggio Calabria.
Francesco Gangemi, nato a Reggio Calabria il 28 settembre del 1934 e che ha appena compiuto 79 anni, è stato arrestato ieri mattina. «Il predetto – informa la nota della Questura – è iscritto all’albo dei giornalisti dal 1983, ed è direttore del periodico mensile “Dibattito News” con sede a Reggio Calabria». E proprio la controversa linea editoriale di questa pubblicazione, se pure ha portato a Gangemi molta notorietà nella zona di Reggio e negli ambienti vicini alle Procure, è costata al giornalista anche molte querele.
Sempre concentrato sulle vicende interne alla Procura e agli uffici giudiziari della città dello Stretto, Gangemi è stato denunciato spesso per reati legati alla pubblicazione dei suoi articoli.
Sono otto le sentenze emesse, dal 2007 al 2012, a suo carico dai tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, in gran parte per il reato di diffamazione. Solo in un caso, Gangemi, è stato condannato per falsa testimonianza, ed è la vicenda fa riferimento all`attività politica del giornalista che ha anche ricoperto la carica di sindaco di Reggio, per poche settimane, agli inizi degli anni 90 in un periodo travagliato per la città calabrese dello Stretto. L`arresto di Gangemi, e` stato eseguito dagli agenti della squadra mobile reggina, città dove il giornalista risiede, su provvedimento emesso dalla Procura generale di Catania a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri perché l`ultima sentenza, passata in giudicato, è quella del 21 novembre del 2012 emessa dal tribunale della città etnea. Nel provvedimento di arresto si legge che Gangemi «ha omesso di presentare l`istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti». Da qui la sospensione della revoca e la carcerazione.
«È allucinante che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere». È quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato giornalisti Calabria Carlo Parisi. «Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi – affermano Siddi e Parisi – appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Anche le idee più `forti` hanno diritto di esistere. Francesco Gangemi è chiamato a scontare due anni di pena residua dopo che la Procura della Repubblica di Catania ha dichiarato decaduti i benefici di sospensione condizionale della pena, in diverse circostanze, per i suoi articoli pubblicati sul periodico `Il Dibattito`. Sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell`uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d`Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura». «Ci appelliamo al Parlamento perché` voglia, con urgenza – sostengono ancora Siddi e Parisi – riformare la legge sulla diffamazione come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di questi dolorosi sconci. Alle cariche istituzionali dello Stato chiediamo, infine, una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere».
A dare la notizia dell`arresto del giornalista è stato il figlio Maurizio che dirige il sito di informazione on line “Il Reggino“. In un articolo Maurizio Gangemi scrive, fra l`altro, che «le sentenze si rispettano! Si discutono e si commentano, certo, ma si rispettano. Chiunque ne sia il soggetto destinatario, anche mio padre! Detto questo, con la convinzione di chi ha avuto in eredità dal padre proprio rettitudine, onestà e, soprattutto, dignità, a me non resta che discuterne un po`. Posso, per esempio, dire che per reati molto più gravi si rimane liberi (magari di reiterarli); posso, per esempio, dire che mio padre ha da poco compiuto 79 anni; posso, per esempio, elencare tante di quelle patologie gravi che affliggono mio padre da riempire cartelle cliniche di quasi tutte le specializzazioni mediche esistenti; posso, per esempio, dire che mio padre e` stato riconosciuto invalido civile al 100%; posso, per esempio, dire che ho difficoltà a credere che il regime carcerario sia compatibile con tutto quello di cui soffre e con tutte quelle medicine che io e mia madre gli abbiamo scrupolosamente preparato non dimenticando di appuntargli dosi ed orari. È una vicenda grottesca quella che vede protagonista mio padre. È così tanto grottesca che solo in Italia poteva verificarsi».
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