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cronaca

Incandidabilità, falsa partenza per il processo d’appello

REGGIO CALABRIA Falsa partenza per il secondo grado del processo che in prima istanza ha sancito l’incandidabilità di Demetrio Arena, W.C., Giuseppe Eraclini, Giuseppe Martorano, Pasquale Morisani, G…

Pubblicato il: 28/10/2013 – 21:48
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Incandidabilità, falsa partenza per il processo d’appello

REGGIO CALABRIA Falsa partenza per il secondo grado del processo che in prima istanza ha sancito l’incandidabilità di Demetrio Arena, W.C., Giuseppe Eraclini, Giuseppe Martorano, Pasquale Morisani, Giuseppe Plutino, Luigi Tuccio e Sebastiano Vecchio, pezzi da novanta del centrodestra reggino che per decisione del Tribunale presieduto da Rodolfo Palermo non potranno candidarsi «alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria» perché con le loro condotte sono stati «causa efficiente, diretta e/o indiretta, dello scioglimento dell’organo comunale». Dopo la costituzione dell’Avvocatura generale, la Corte d’appello di Reggio Calabria si è limitata a rinviare tutte le discussioni all’11 novembre, data in cui già settimane fa era stata fissata la trattazione del ricorso presentato – secondo alcuni fuori tempo massimo – dall’ex sindaco “sciolto” per mafia Demi Arena e dall’ex consigliere Eraclini. In quella data – ha comunicato la Corte – si procederà immediatamente alle discussioni perché «trattasi di materia delicata» che i giudici hanno intenzione di affrontare nel più breve tempo possibile. Il prossimo 11 novembre, toccherà dunque ai legali tentare di smontare quelle condotte che per i giudici di primo grado sono state «causa efficiente, diretta o indiretta» dello scioglimento del Comune e sono costate ai rappresentanti del centrodestra reggino il marchio di incandidabile. Una sentenza motivata da 120 pesantissime pagine che descrivono in dettaglio come gli appetiti dei clan si sarebbero manifestati durante la gestione Arena. Una gestione della cosa pubblica legata ad anomalie, omissioni e violazioni di cui – si legge nella sentenza –  i politici sono ritenuti responsabili. Un catalogo della vergogna che a partire dal settore lavori pubblici – «ove la compromissione dei principi di buon andamento e correttezza dell`agere publicus ha riverberato maggiormente i suoi effetti» – svela il vero volto del “modello Reggio”, mettendone a nudo la fragilità «in un territorio così fortemente segnato dalla presenza di organizzazioni criminali, che tendono ad inserirsi nella gestione della res publica al fine di percepire i guadagni a questa collegati». (0050)

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