Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 11:42
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

«Ergastolo per Nino Perla»

REGGIO CALABRIA Confermare l’ergastolo a Nino Perla perché è lui il killer di Eduardo Bruciafreddo. È questa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Giuseppe Adornato, al termine del…

Pubblicato il: 25/03/2014 – 16:04
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
«Ergastolo per Nino Perla»

REGGIO CALABRIA Confermare l’ergastolo a Nino Perla perché è lui il killer di Eduardo Bruciafreddo. È questa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Giuseppe Adornato, al termine della sua requisitoria di fronte alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. Come per il pm Antonella Crisafulli in primo grado, anche per Adornato non ci sono dubbi: a sparare  sull’uscio di casa contro Bruciafreddo è stato il giovanissimo Perla, figlio di un uomo “di rispetto” di Reggio Sud – quel Matteo, detto Giorgio, coinvolto nell’operazione “Alta tensione” –  per motivi più che futili: una gomitata che urta un bicchiere, un cocktail che cade, una lite, gli schiaffi, lo “sgarro” di essere umiliato in pubblico davanti a un noto ritrovo dei giovanissimi, in pieno centro città.
Questo l’affronto che Nino Perla ha voluto lavare con quell’omicidio, che già il gip nell`ordinanza di custodia cautelare che ha mandato il giovanissimo sicario dietro le sbarre, sottolineava con parole lapidarie: «La sproporzione assoluta tra la causa e l’effetto, ossia tra un litigio originato da motivi di scarso spessore e l’uccisione di un uomo è talmente eclatante da risultare sintomatica di una personalità dominata da una scala di valori che è propria di un ambiente malavitoso e che contrasta insanabilmente con le regole dello Stato e dell’agire civile. Tali considerazioni servono a sottolineare la particolare riprovevolezza morale e sociale della spinta al delitto».
La fondamentale testimonianza del fratello della vittima
A inchiodare il giovane killer, la determinante testimonianza del fratello della vittima, Maurizio Bruciafreddo che, dopo un’iniziale ritrosia ha steso fiumi di verbali di fronte agli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria. Di fronte a inquirenti e investigatori – ha ricordato anche oggi il sostituto pg Adornato – il fratello della vittima ha ricostruito passo passo quella tragica notte del tre agosto 2010. «Si è diretto verso la porta d’ingresso dell’appartamento dopo aver chiuso alle sue spalle la porta della cucina e, dopo due-tre secondi, ho sentito il primo sparo e, d’istinto, mi sono alzato verso il corridoio. Nel frattempo venivano sparati altri due colpi. Aprendo la porta della cucina mi sono trovato di fronte Eduardo che si teneva il collo con una mano e si manteneva ancora in piedi. Ho chiesto a mio fratello chi avesse sparato ma non ho ottenuto risposta poiché Eduardo non ce la faceva a parlare. A quel punto ho provveduto ad appoggiare mio fratello contro l’angolo cottura della cucina e sono corso giù per le scale dello stabile».
Una sequenza dettagliata, rimasta vivida e precisa nella memoria di Maurizio Bruciafreddo: «Mentre scendevo di corsa le scale ho sentito il portone chiudersi. Effettivamente, giunto sul pianerottolo, avevo necessità di girare la maniglia e uscire in strada. Istintivamente mi voltavo dapprima verso sinistra senza notare la presenza di alcuno, successivamente verso destra, cioè verso il punto in cui il mio palazzo dà ad angolo con la stradina che scende verso il vicino vallone dove si trova il torrente. Percorsi pochi metri, notavo la presenza di un soggetto di sesso maschile, dell’apparente età di circa 20-25 anni, alto circa 1.70 metri, ben piazzato fisicamente, vestito di nero e con capelli neri a punta, cioè cosparsi di gel. Ho notato che lo stesso camminava con andamento molleggiato, tipico di chi avesse assunto sostanze stupefacenti. Preciso che ho avuto modo di osservare questo giovane da due angolazioni, prima di fianco e poi di spalle e l’ho riconosciuto per Nino Perla, figlio di Giorgio».  
Nuovi elementi a riscontro
Una testimonianza confermata dalle risposte di Demetrio Fanti, storico amico del ragazzo freddato sulla porta di casa, ma troppo paralizzato dalla paura per collaborare alle indagini. E se il suo silenzio gli era fino ad oggi valso una denuncia per favoreggiamento, i giudici della Corte d’Appello, accogliendo l’istanza della pubblica accusa lo hanno qualificato come teste puro, obbligandolo dunque a sottoporsi alle domande delle parti. «Fanti – ricorda Adornato –  rispondendo alle mie domande, aveva il timore di chiamare l’amico per nome; per tutta la testimonianza lo chiamerà la vittima. Non vuole sapere niente e si appiglia a tutto pur di farlo intendere chiaro alla famiglia Perla. Nonostante la sua reticenza e le sue innumerevoli contraddizioni, Fanti ci dice tante cose importanti; ci descrive il comportamento di Maurizio Bruciafreddo dopo che il fratello, ferito entro in soggiorno. Fanti, ci ha riferito che Maurizio è subito corso dietro al killer e tutto ciò conferma quanto il fratello della vittima ha testimoniato. Che quindi egli ha seguito il killer, lo ha visto e lo ha riconosciuto». Elementi importanti che riscontrano la testimonianza di Maurizio Bruciafreddo, le cui dichiarazioni in primo grado erano state messe in discussione dalle difese, ma che non salvano Fanti, per il quale il sostituto procuratore generale ha chiesto la trasmissione degli atti in Procura non solo per falsa testimonianza, ma anche per calunnia. Nel tentativo di smentire quanto si era fatto scappare, il ragazzo avrebbe infatti accusato un ispettore di polizia di aver riportato il falso all’interno del verbale di interrogatorio stilato all’epoca delle indagini. Istanze cui la Corte risponderà il prossimo 15 aprile al termine della camera di consiglio che seguirà alle arringhe difensive degli avvocati. (0090)

Argomenti
Categorie collegate

x

x