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Eldorado, quattro rinvii a giudizio

REGGIO CALABRIA Dovranno affrontare il giudizio tutti e quattro gli imputati che hanno optato per il rito ordinario nell’ambito del procedimento Eldorado, l’inchiesta che per la prima volta ha portat…

Pubblicato il: 30/04/2014 – 16:10
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Eldorado, quattro rinvii a giudizio

REGGIO CALABRIA Dovranno affrontare il giudizio tutti e quattro gli imputati che hanno optato per il rito ordinario nell’ambito del procedimento Eldorado, l’inchiesta che per la prima volta ha portato alla luce l’esistenza di un locale di `ndrangheta a Gallicianò, dove la criminalità organizzata aveva il nome e il volto della famiglia Nucera. Il prossimo 15 luglio dovranno dunque presentarsi di fronte ai giudici del Tribunale di Reggio Calabria Alberto Corso, Augusto Corso, Bruno Nucera e Tommaso Mesiano, mentre è fissata per il 10 dello stesso mese la requisitoria del pm Antonio De Bernardo – titolare dell’indagine assieme al procuratore aggiunto Nicola Gratteri – contro i sedici imputati che hanno optato per l’abbreviato. In bilico, rimane solo la posizione di Roberto Raso, momentaneamente stralciata per problemi di notifica, e che nelle prossime settimane dovrà essere definita dal gup.
Supera dunque indenne lo scoglio dell’udienza preliminare, l’inchiesta del pm de Bernardo che ha portato alla sbarra 21 soggetti accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione illegale di armi, riciclaggio e impiego di denaro e beni di provenienza illecita, tutti commessi nella piccola frazione di Gallicianò,  nei pressi di Condofuri.
Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, in quella zona dove già in passato le inchieste della Dda reggina hanno individuato due distinti locali, i clan avrebbero messo radici: lì sarebbe stato il cuore del rodato sistema di riciclaggio di denaro sporco, che gli uomini delle `ndrine avrebbero ripulito  attraverso ditte del Viterbese, per poi riportarlo in Calabria. Assieme ad Alberto Corso, i fratelli Nucera avrebbero infatti investito oltre 600mila euro nelle ditte “Nucera Trasporti”, “Vitercalabra” e “Ortofrutta Ciminà”, da cui mensilmente veniva fatta arrivare a Gallicianò una quota di 7500 euro, più 50mila euro di una tantum, che periodicamente dal Lazio veniva inviata ad  Antonio Nucera, incaricato di redistribuirli fra chi in principio aveva finanziato l’operazione.
Un meccanismo svelato dalle minuziose indagini della Dda, e avvalorato anche dalla viva voce dei protagonisti, che nel corso delle migliaia di conversazioni intercettate e messe agli atti del procedimento, non solo discutevano di affari, ma anche di regole, riti, affiliazioni e cariche. A guidare il locale sarebbero stati – secondo le risultanze investigative – Giuseppe  e Antonio Nucera, responsabili non solo della gestione interna del clan, ma anche dei rapporti con le altre `ndrine del  territorio. (0030)

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