CAOS DIMISSIONI | Attaccati alle poltrone fino alla fine
Veleggia verso il conflitto costituzionale la decisione che i vertici del consiglio regionale si accingono ad assumere, vale a dire di ritenere inefficaci le dimissioni da presidente della giunta reg…

Veleggia verso il conflitto costituzionale la decisione che i vertici del consiglio regionale si accingono ad assumere, vale a dire di ritenere inefficaci le dimissioni da presidente della giunta regionale della Calabria di Giuseppe Scopelliti, a tale carica eletto nel maggio del 2010.
Secondo i pareri raccolti dal presidente Franco Talarico, il fatto che nel provvedimento di sospensione firmato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, venga indicata la data del 27 marzo come decorrenza della sospensione, rende nulli tutti gli atti prodotti da Scopelliti nel mese intercorso tra l`emissione della sentenza che lo condanna a 6 anni di reclusione e i giorni nostri. I pareri sui quali fa leva Talarico, e con lui sia pure con sfaccettature diverse, l`intero arco consiliare unito dal terrore di dover lasciare la poltrona con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, sarebbero stati sottoscritti dal segretario generale Nicola Lopez e dai “consulenti giuridici” scelti dalla stessa presidenza del consiglio regionale. E mentre questa ennesima giravolta viene consumata, non si ha per contro neanche la certezza dell`avvenuta notifica da parte del prefetto di Catanzaro del decreto di sospensione.
Per cui, ricapitolando, allo stato abbiamo una copia del provvedimento di sospensione che pur non essendo stato ufficialmente notificato, circola in fotocopia per i palazzi del potere regionale. Nel contempo, però, si omette di prendere in alcuna considerazione l`unico atto ufficiale nelle mani del presidente Talarico e cioè le dimissioni di Scopelliti dalla carica di presidente, il che imporrebbe una convocazione del consiglio regionale entro venerdì visto che venerdì scadono i dieci giorni entro i quali Talarico aveva l`obbligo di convocare il Consiglio per comunicare le avvenute dimissioni e il conseguente scioglimento anticipato dell`Assemblea regionale. Torniamo al decreto di sospensione, il passaggio al quale si appigliano i “resistenti” di Palazzo Campanella è il seguente: «a decorrere dal 27 marzo 2014 è accertata la sospensione del signor Giuseppe Scopelliti dalla carica di presidente della giunta regionale e di consigliere regionale della Regione Calabria, ai sensi degli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 31 dicembre 2012 numero 235 (la legge Severino, ndr)». Quindi nell`interpretazione di Lopez e compagni, che tuttavia fanno largo uso del condizionale «non parrebbe ravvisarsi…», il provvedimento di sospensione avrebbe un effetto esattamente contrario a quello che la legge vorrebbe introdurre: obbliga Scopelliti a restare in carica e gli impedisce di manifestare la volontà di lasciare sia la poltrona di presidente che quella di consigliere regionale. Ovviamente il centrosinistra fa finta di subire tutto questo, in realtà il clima è quello della “pastetta” che a tutti piace perché a tutti consente un altro giro sulla giostra della politica calabrese, in attesa che Beppe Grillo o chi per lui approfitti del degrado quotidianamente offerto, ormai senza ritegno. Restano aperti, invece, i contenziosi amministrativi e giuridici che la libera interpretazione di Lopez e compagni così gradita a Talarico e compagni, pone. Perché nel lungo mese passato prima che Renzi fissasse una supposta retroattività al suo decreto di sospensione, Peppe Scopelliti di atti ne ha firmati ed anche diversi nelle vesti di presidente della Regione Calabria. Inefficaci le dimissioni possono essere ritenuti efficaci tali provvedimenti? E se il provvedimento di sospensione firmato da Renzi formalmente non è stato notificato, come si può sottoporlo al parere dei consulenti giuridici? È singolare che si esprima un parere su un atto che ufficialmente ancora nessuno ha ricevuto. E dopo i risvolti amministrativi ed istituzionali ecco affacciarsi quelli penali: perché un atto “dovuto” è stato ritardato di oltre un mese? Se Scopelliti doveva essere messo alla porta lo stesso giorno della sua condanna, perché si è atteso oltre un mese lasciando che in tale periodo svolgesse le sue funzioni e ricoprisse pienamente la carica elettiva dalla quale andava sospeso? Se un comune mortale «ritarda o omette» un atto del proprio ufficio incappa nei rigori della legge e dei precetti costituzionali che vogliono l`esercizio dell`azione penale obbligatorio. Varrà anche per i marziani che abitano in Palazzo Campanella e per i loro esperti?