CATANZARO «La questione della diga del Melito è diventata una battaglia di giustizia». A dirlo è stato Grazioso Manno, presidente del Consorzio di Bonifica Jonio catanzarese, incontrando i giornalisti a Catanzaro per fare il punto sulla vicenda della diga il cui progetto risale agli anni Ottanta. «Giustizia – ha detto Manno – perché non abbiamo consentito alla ditta Astaldi di fare modifiche su modifiche. Qui tutti i dipendenti, compresi quelli che hanno sporto denuncia, sono stati assunti allo stesso modo. Durante il periodo dei lavori abbiamo assunto ben 58 persone e quando i lavori ripartiranno, noi ripescheremo tra quei 58 lavoratori assunti per aprire il cantiere».
Per il compimento dell’opera «che è solo al 10% di realizzazione – ha sostenuto Manno – sono stati già spesi 88 milioni di euro. Nel 1990, l’appalto era di 115 milioni di euro. Dopo la transazione con Astaldi, che ha rivalutato il progetto dopo aver rilevato Italstrade, iniziale ditta vincitrice della gara, si è arrivati a 212 milioni. Tutti questi soldi a noi chi ce li restituisce?».
Per quel che concerne l’aspetto giudiziario «io chiamerò a testimoniare – ha continuato il presidente del Consorzio – tutti i protagonisti della vicenda per chiarire i fatti e dimostreremo anche in quella sede, come è già accaduto, le nostre ragioni. Inoltre, chiederò conto alla Procura della truffa che per me la Astaldi ha tentato ai danni del Consorzio».
Il progetto «sarà realizzato esattamente – ha sottolineato Manno – così come è stato previsto in passato e già più volte approvato, naturalmente con delle revisioni sulle tecniche di realizzazione che dopo molti anni sono cambiate. C’è solo da capire se il Governo è disposto o meno a realizzare l’opera. Se la risposta è affermativa, a noi servono circa 150 milioni di euro per l’attuazione».
La diga del Melito potrebbe, dunque, «rientrare nelle problematiche risolutive della cabina di Regia calabrese, di cui fa parte il ministro Maria Carmela Lanzetta, che nei prossimi giorni incontreremo».
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