LAMEZIA TERME L’emendamento pro Marrelli finisce nel mirino della Conferenza Stato-Regioni, dell’Anaao Assomed e di 32 parlamentari. La modifica, introdotta dal governo Renzi, liberalizza la realizzazione delle strutture sanitarie private. Questo perché cancella un comma che indica, come condizione necessaria per la realizzazione di strutture socio-sanitarie, il rilascio da parte della Regione della certificazione di compatibilità del progetto. Certificazione che va riferita al fabbisogno complessivo e alla localizzazione territoriale della struttura da realizzare, in funzione della presenza di attività analoghe sul territorio regionale. È il passaggio che, finora, ha fermato la pratica del Marrelli hospital, la struttura crotonese di proprietà del marito della vicepresidente della giunta regionale.
La novità introdotta dal governo renderebbe possibile costruire dove si vuole, anche senza la certezza di esercitare l’attività. Ma è una scelta che ha trovato diversi oppositori. Primo tra tutti il sindacato Anaao Assomed, che tutela gli interessi dei dirigenti medici e propone che l’emendamento sia cancellato, lasciando le regole così come sono. Lo fa con l’appoggio di trentadue parlamentari. Tra i quali figurano soltanto due calabresi. Una lo è d’adozione (Rosy Bindi), l’altra è la grillina Dalila Nesci, che ha recentemente firmato un’interrogazione parlamentare sull’affaire Marrelli.
C’è un secondo fronte istituzionale che si oppone alla liberalizzazione. È quello della Conferenza Stato-Regioni, che ha espresso parere contrario per l’emendamento. Non all’unanimità: sono favorevoli al suo mantenimento Calabria, Campania e Lazio. E adesso lo scontro si sposta in aula. (0020)
p. p. p.
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