Pare di capire che Lorenzo Guerini, vicesegretario nazionale del Pd, è sceso in Calabria solo per ratificare quanto di buono – ma anche e sopratutto quanto di cattivo – è stato fatto dai rappresentanti provinciali e regionali del suo partito.
A Catanzaro chi vorrà votare per il partito dell’ex rottamatore e della “tolleranza zero”, dovrà indicare come presidente un candidato che in primo grado è stato condannato per truffa aggravata ai danni della stessa amministrazione che secondo il Pd dovrebbe governare. Poco importa se per molto, ma molto meno, un certo Vasco Errani si è dimesso da governatore dell’Emilia Romagna. In Calabria il Pd è un’altra cosa e ha un’altra sensibilità.
A Cosenza le trasversalità dilaganti stanno preparando il terreno a un “Rende bis”: obiettivo (non dichiarato ma palese) perdere la Provincia di Cosenza che mai, nella sua storia, ha conosciuto un governo di centrodestra.
A Vibo Valentia la ‘ndrangheta è alle porte e si è deciso di fare a gara a chi le deve spalancare.
Potremo fermarci qui e congedare il buon Guerini con un “contenti voi”… Se non fosse per un dettaglio: more solito, si tirano in ballo i giornalisti colpevoli di… fare i giornalisti.
Infatti, nel documento che il Pd ha diffuso per dare notizia della pace fatta tra Guerini e il segretario provinciale del Pd vibonese, Mirabello, dopo avere spiegato che «l’incontro, finalizzato a chiarire e approfondire le vicende relative alla presentazione delle liste per le elezioni provinciali si è svolto in un clima costruttivo che ha aiutato a superare ogni incomprensione», ecco che viene «stigmatizzata l’improvvida pubblicazione di un atto interno che aveva la finalità di avviare un percorso di chiarimento e che invece è diventato oggetto di strumentalizzazione mediatica che non può aiutare il partito in questa fase».
Detto questo, «i vertici regionale e nazionale hanno confermato piena fiducia al segretario Mirabello, che è stato invitato ad andare avanti costruendo con ogni mezzo percorsi di unità vera».
Benissimo, sappiamo adesso che l’inclusione nelle liste del Pd per la Provincia di Vibo di Salvatore Vallone – candidatura contestata dalla Prefettura con segnalazione al Comune di Mileto, per la supposta incandidabilità del Vallone, sancita con giudizi di primo e di secondo grado, per aver fatto parte di una amministrazione sciolta per mafia – è condivisa dal vicesegretario nazionale Guerini e dal segretario regionale Magorno. Tutto questo al netto delle altre bufere, giudiziarie, massoniche e politiche, che si addensano su Vibo Valentia e dintorni.
Che dire: «Più che l’onor poté… il sondaggio».
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