REGGIO CALABRIA Non ci sarà bisogno neanche di udienza preliminare per Carmelo Iamonte. Il gip reggino ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm Antonio De Bernardo e Luca Miceli, spedendo il presunto boss di Melito direttamente di fronte al tribunale collegiale il prossimo 4 dicembre. Insieme a lui dovranno affrontare il giudizio anche Giampaolo Chilà, Bartolo Verduci, e Francesco Verduci, considerati uomini del clan e per questo arrestati nell’operazione Replica. A loro come a Iamonte non resterà dunque che da scegliere con che rito – ordinario o abbreviato – decideranno di affrontare il castello accusatorio a loro carico. A incastrarli, le dichiarazioni del pentito Giuseppe Ambrogio, esponente delle cosiddetta società minore, ma ugualmente in grado di ricostruire con precisione organigramma e affari del clan Iamonte, ma soprattutto dare precise indicazioni su quel Carmelo Iamonte considerato uno degli elementi di vertice della “società” di Melito e per questo già finito al cento delle indagini “Rose Rosse” e “Ramo spezzato”. Inchieste che avevano portato a severe condanne nei confronti di Iamonte, ma non lo avevano costretto ad abbandonare il bastone del comando. Un’ipotesi che gli inquirenti si sono visti confermare proprio dal pentito Ambrogio che ai pm il 23 marzo scorso dice senza mezzi termini «pure quando era al carcere tutti lo nominavano con le ripeto voglio dire, sia a livello di locale che sia a livello di provincia,di montagna… era molto più alto di tutti i fratelli». Una conferma per gli inquirenti, un nuovo guaio per Iamonte.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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