ECLISSI | Commissione d'accesso a San Ferdinando?
SAN FERDINANDO «A prescindere dalla rilevanza penale delle fattispecie individuate, abbiamo inviato il decreto di fermo al prefetto con il quale proprio oggi abbiamo avuto una riunione, perché v…

SAN FERDINANDO «A prescindere dalla rilevanza penale delle fattispecie individuate, abbiamo inviato il decreto di fermo al prefetto con il quale proprio oggi abbiamo avuto una riunione, perché vengano valutate». Incombe l’ombra di una commissione d’accesso che valuti i presupposti per lo scioglimento dell’amministrazione per mafia sul Comune di San Ferdinando, la cui amministrazione è stata decapitata dall’operazione “Eclissi” della Dda di Reggio Calabria. Ad annunciarlo, nel corso della conferenza stampa convocata per commentare gli esiti dell’attività investigativa, il procuratore capo della Dda Federico Cafiero de Raho, che ha annunciato che proprio per oggi è stata convocata una riunione con il prefetto Claudio Sammartino, per metterlo al corrente degli elementi emersi in sede di indagine sull’amministrazione del Comune della Piana.
In manette sono finiti il vicesindaco Santo Celi e il consigliere di opposizione, Giovanni Pantano, accusati di associazione mafiosa, mentre ai domiciliari è stato spedito il primo cittadino Domenico Madafferi, cui è contestato il reato di concorso esterno. Per gli inquirenti, Celi e Pantano sarebbero stati i garanti istituzionali degli interessi delle due diverse ‘ndrine – i Bellocco-Cimato e i Pesce-Pantano, che si contendono più o meno pacificamente il territorio di San Ferdinando. Un regime di concordia basato sull’equa spartizione degli appalti che il sindaco Madafferi non avrebbe fatto nulla per impedire, ma avrebbe al contrario agevolato tramite il rilascio di false attestazioni anagrafiche, licenze e autorizzazioni per l’apertura di negozi e attività commerciali, nonché facilitazioni e informazioni per permettere ai clan di aggiudicarsi appalti relativi alla gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani.
GLI INTRECCI POLITICO-MAFIOSI «Ancora una volta, purtroppo, mentre si inizia ad indagare sulle cosche della ‘ndrangheta, si finisce, nel prosieguo, ad incrociare anche amministratori pubblici locali». Il procuratore de Raho va diritto al cuore del problema. «Attentati a mezzi, intimidazioni, estorsioni, intestazione fittizia di beni e persino contrabbando – ha proseguito il Procuratore – trovano corpo grazie ad un’attenta azione di carabinieri. Le cosche Bellocco, Cimato, Pantano e Pesce erano interessate all’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani a San Ferdinando imponendo all’impresa vincitrice della gara d’appalto una tangente mensile che veniva regolarmente corrisposta agli uomini della ‘ndrangheta per tenere il “buon ordine”. L’insorgere di alcuni attentati ai mezzi della ditta in questi ultimi mesi, però, ha fatto comprendere che qualcosa si era rotto nel pur precario equilibrio degli accordi mafiosi. I titolari dell’impresa, infatti, dopo l’incendio di un compattatore, si sono recati al Comune per chiedere la rescissione del contratto, cosa che è avvenuta. La successiva gara d’appalto consegnava il servizio ad una nuova impresa, stavolta di Palmi». «Devo aggiungere con rammarico – ha sottolineato Cafiero de Raho – che in passato a San Ferdinando, mentre si svolgevano manifestazioni pubbliche per la legalità, contemporaneamente si favorivano le aspirazioni della criminalità organizzata di quel territorio». «Anche questa inchiesta – ha detto il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza – con il coinvolgimento di uomini delle istituzioni, testimonia come il fenomeno mafioso costituisca un serio problema per la democrazia. Convivere con la mafia, come ha affermato qualcuno tempo addietro, è una condizione che va invece rigettata con fermezza».
a. c.