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La tratta dei bambini mendicanti

REGGIO CALABRIA Ogni weekend costringevano i figli, bambini dai due ai dodici anni, a stare per ore sotto il sole, scalzi, senza bere né mangiare, elemosinando una moneta ai tanti clienti del centr…

Pubblicato il: 31/10/2014 – 7:09
La tratta dei bambini mendicanti

REGGIO CALABRIA Ogni weekend costringevano i figli, bambini dai due ai dodici anni, a stare per ore sotto il sole, scalzi, senza bere né mangiare, elemosinando una moneta ai tanti clienti del centro commerciale Annunziata. Per questo motivo sono scattate le manette per sette persone di origine rumena residenti a Limbadi, arrestate all’alba dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro per ordine del gip di Palmi. Solo due sono finite in carcere, mentre per le altre cinque – tutte donne con figli minori a carico – sono stati disposti gli arresti domiciliari, ma per tutti l’accusa è di maltrattamenti in famiglia, aggravati dall’essere stati esercitati su minori di quattordici anni. «Questa indagine – dice il procuratore di Palmi, Emanuele Crescenti – dimostra che quando la macchina delle istituzioni si mette in moto, si arriva rapidamente a risultati concreti». Le indagini sono partite sulla base di una telefonata anonima arrivata al numero verde del Telefono azzurro, che segnalava la stabile presenza di una donna con un bambino presumibilmente narcotizzato nel parco del noto centro commerciale di Gioia Tauro. Circostanze che hanno immediatamente allarmato i militari della locale compagnia, che hanno subito disposto delle verifiche, che hanno permesso di svelare uno spaccato di degrado sociale tanto profondo da presentare profili di rilievo penale. Il bambino segnalato da quell’anonima telefonata non era narcotizzato, ma affetto da una grave patologia neurologica, tuttavia veniva trascinato insieme ai fratelli e ad altri minori per strada per chiedere l’elemosina. «L’accattonaggio – spiega il procuratore Crescenti – è un fenomeno sociale e culturale, ma quando va a ledere i diritti dei bambini si converte in maltrattamento». Circostanze verificate dagli uomini della compagnia di Gioia Tauro diretta dal capitano Francesco Cinnirella, che nel corso dei mesi estivi hanno monitorato la situazione. «Le condizioni in cui venivano tenuti i bambini erano a dir poco degradanti. Scalzi, sporchi, costretti a stare per ore a chiedere l’elemosina vicino ai bidoni dell’immondizia», riferisce il capitano. Che aggiunge: «Anche i viaggi avvenivano in condizioni a dir poco allucinanti. Viaggiavano fino a sette persone su un’Opel Zafira e i bambini venivano costretti a stare nel porta bagagli, su una pedana in legno, spesso coperti da un cartone per occultarne la presenza ad eventuali controlli di strada». Adesso toccherà alla Procura dei minori di Catanzaro – competente per territorio perché i bambini risultano tutti residenti a Limbadi – valutare l’eventuale decadenza della potestà genitoriale dei soggetti coinvolti nell’operazione, come pure l’eventuale collocazione dei bambini a strutture che possano fornire loro condizioni di vita dignitose. «Questi bambini – dice il procuratore Crescenti – devono andare a scuola, non fare accattonaggio. Sarebbero necessari programmi specifici di integrazione e assistenza, ma non è e non può essere compito della Procura, noi facciamo repressione. Quando vediamo il male noi agiamo con il bisturi per estirparlo, ma qui ci vogliono medici di base».

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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