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«Scopelliti ucciso per fare un favore a Cosa nostra»

CALTANISSETTA «Il giudice Antonino Scopelliti venne ucciso nell’agosto del ’91 in Calabria per fare un favore a Cosa nostra». Ad affermarlo è stato il collaboratore di giustizia Consolato Villani, de…

Pubblicato il: 28/11/2014 – 10:32
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«Scopelliti ucciso per fare un favore a Cosa nostra»

CALTANISSETTA «Il giudice Antonino Scopelliti venne ucciso nell’agosto del ’91 in Calabria per fare un favore a Cosa nostra». Ad affermarlo è stato il collaboratore di giustizia Consolato Villani, deponendo nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, a Roma, dove è in corso il secondo processo per la strage di Capaci. Il pentito, ex esponente di spicco della ‘ndrangheta, appartenente alla famiglia Lo Giudice, uno dei clan più potenti di Reggio Calabria, ha riferito «il magistrato venne ucciso dalla ‘ndrangheta su richiesta di Cosa nostra perché avrebbe potuto influenzare negativamente gli esiti del maxiprocesso alla mafia siciliana. Durante una faida interna alle cosche calabresi – ha aggiunto il pentito – a Reggio Calabria, per mettere la pace arrivò Totò Riina. Con Cosa nostra c’erano degli affari in comune e uno scambio di favori continuo». Villani, coinvolto già da minorenne nella morte di due carabinieri, ha anche chiesto perdono alle famiglie delle vittime: «Adesso non sono sicuramente un santo, ma tutti gli uomini hanno una coscienza e io l’ho ritrovata». 

«Nell’organizzazione delle stragi di Capaci e via d’Amelio – ha continuato Villani – parteciparono anche i servizi segreti deviati. Cosa nostra sicuramente ricoprì un suo ruolo, ma è stata usata solo come manovalanza. L’obiettivo, era lanciare un avvertimento allo Stato, perché al suo interno c’era una contrapposizione. In Sicilia erano stati coinvolti un uomo, particolarmente brutto, e una donna, appartenenti per l’appunto ai servizi segreti». Il pentito, ha riferito che a confidarglielo sarebbe stato Antonino Lo Giudice, presunto boss dell’omonima cosca reggina. «Sia l’uomo che la donna erano molto addestrati e preparati, ed erano considerati vicini ai Laudani di Catania. In Sicilia avevano ucciso un poliziotto e un bambino. Io ho poi incontrato un uomo che mi ha colpito per la sua faccia e presumo che si tratti della stessa persona alla quale si riferiva Lo Giudice». Villani ha detto che «Falcone e Borsellino sarebbero stati uccisi perché all’interno dello Stato c’erano delle contrapposizioni. In particolare c’era una corrente politica collegata a Cosa nostra e c’era il rischio che questo si scoprisse».

 

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